Se il bullismo entrasse prepotentemente anche nel mondo della sport ciò equivarrebbe a dimostrare che l’obiettivo fondamentale educativo, che lo sport si propone sarebbe un totale fallimento. I segnali che purtroppo si continuano a percepire sono tutt’altro che rassicuranti. Il bullismo si allarga tra il dal mondo della scuola, al mondo delle associazioni e si sta diffondendo anche nel unico mondo che dovrebbe restare assolutamente inattaccabile ovvero quello dello sport. Molto spesso i ragazzi considerati più deboli e fragili non riescono a trovare appoggio e protezioni né nella scuola, né in famiglia spesso incapaci di avvertire il disagio giovanile, ma lo sport e l’ambiente sportivo che frequentano possono dal loro la sicurezza e garantire la serenità e protezione che si meritano. Una società sportiva che non si accorge che nel proprio ambiente si possano verificarsi atti di bullismo è veramente inaccettabile e condannabile ,una squadra giovanile ,non importa certo quale sia la disciplina sportiva praticata, ha dei responsabile , che sono i dirigenti e in primis il tecnico e gli allenatori ,che non possono non vedere ed accorgersi di episodi traducibili in atti di bullismo. Far finta di niente e sottovalutare certe situazioni non è degno per chi segue dei giovani, non solo per il risultato sportivo negativo , ma non gli aiuterebbe a crescere ed a diventare uomini e cittadini del domani. Atti e gesti di bullismo che iniziano fuori dal campo, già prima dell’allenamento o della partita e che proseguono negli spogliatoi o durante lo svolgimento della stessa partita, ragazzi che perseguitati in maniera continuativa e costante finiscono con l’ odiare l’ambiente, ritirandosi persino dall’attività societaria e provando disagio nello stare con i coetanei e nello sport. Semplicemente i bulli sono giocatori di buona caratura tecnica che sentendosi importanti e protetti dalla società o dal loro allenatore si sentono in diritto di perpetrare ogni sorta di angherie alle loro vittime. I bullizzati poi, a casa quasi sempre non riferiscono ai genitori dei soprusi che sono stati oggetti, per cui non riescono nemmeno ad esternare il loro dolore confidandosi con chi ha diritto e dovere di proteggerli. Vittime che continua a restare soli ed isolati nei loro problemi dal momento che anche nell’ambiente sportivo si rende spesso ostile ed incapace di sostenerli. A volte gli allenatori che si accorgono dei bulli e dei bullizzanti , si trovano in difficoltà a prendere una decisione sul da farsi e si vedono, pur coscienti ad non intervenire e sperando che il tempo risolva la situazione per evitare problematiche aggiuntive come una denuncia da parte di un genitore che, vede ai suoi occhi un figlio incapace di certi gesti. Ma questo non dovrebbe essere causa di menefreghismo,anzi se tutti gli allenatori e dirigenti denunciassero questi atti, aiuterebbero l’ambiente sportivo e lo stesso ragazzo a migliorare e a rendere lo sport un posto familiare, protettivo e capace di dare sicurezza e serenità, Il loro dovere prima di renderli dei bravi giocatori è quello d insegnare loro il rispetto, amicizia e unione di un gruppo, la condivisione e soprattutto hanno il dovere di considerare i ragazzi tutti uguali e allo stesso livello , evitando certe discriminazioni ,talvolta si potrebbero ridurre gli atti di bullismo tra i ragazzi.
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Il bullismo : nello sport e nella vita quotidiana
Occorre fermarlo con grandissima fermezza e decisione.
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