Sono tre martiri gloriosi, molto venerati dal popolo cristiano. Da un frammento dell’epigrafe composta dal Papa S. Damaso e posta sulla tomba dei martiri si sa che i primi due erano pretoriani di Nerone ed eseguivano le uccisioni che il tiranno loro imponeva. Dice l’epigrafe: « Nereo ed Achilleo martiri si erano ascritti alla milizia ed esercitavano l’ufficio crudele di attendere gli ordini del tiranno, pronti ad eseguirli, perché il terrore ve li costringeva. Miracolo della fede! Essi depongono all’istante il furore, si convertono, abbandonano il campo dello scellerato loro duce, gettano via gli scudi e le corazze, i dardi insanguinati e confessano la fede di Cristo, si rallegrano di testimoniare il trionfo… Apprendete quanto possa la gloria di Cristo! ». I loro atti ci dicono che furono convertiti da S. Pietro: difatti i pretoriani ebbero più volte relazioni con gli Apostoli. Probabilmente il martire Nereo è quello stesso che S. Paolo nella lettera ai Romani (c. XXI, 15) dice di salutare. Appena convertiti, dal servizio dall’imperatore passarono a quello di Flavia Domitilla, nobile vergine romana, nipote del console Flavio Clemente, anch’egli martire per la fede e parente dell’imperatore Domiziano. E con essa i due dopo le faccende domestiche s’intrattenevano nella preghiera e in discorsi spirituali. Scoperti cristiani, furono mandati in esilio con la nobile loro padrona nell’isola di Ponza, ove continuarono la pratica della penitenza e della preghiera. Si fabbricarono tre cellette in attesa del martirio che presentivano non lontano. Salito al trono Traiano, questi richiamò a Roma molti cristiani esiliati da Domiziano, tra cui S. Domitilla e Nereo ed Achilleo suoi domestici, per costringerli a sacrificare agli dei. Ma la matrona romana e i due servi ricusarono. Perciò furono condannati e subirono il martirio a Terracina. I loro corpi furono trasportati nel cimitero della via Ardeatina a mezzo miglio da Roma nei possedimenti di Flavia Domitilla. S. Pancrazio, altro glorioso martire che la Chiesa oggi festeggia, nacque nella Frigia da nobili genitori. Quando la famiglia venne a Roma, egli contava quattordici anni e ben presto fu istruito e battezzato nella nostra fede. Scoperto quale cristiano, subì con entusiasmo il martirio sotto Domiziano. Il suo corpo venne seppellito dalla matrona romana Ottavilla in un suo campo sulla via Aurelia dove sorge la chiesa intitolata al suo nome. Il culto di S. Pancrazio si estese molto anche fuori di Roma e in suo onore sorsero nella città eterna due monasteri. Nel Medio Evo vigeva l’uso di pronunziare i giuramenti solenni sulla tomba di questo Santo perché la sua innocenza, consacrata dal martirio, ne garantisse la veracità.
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Santi Nereo, Achilleo e Pancrazio
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