Alle 14:00, una telefonata informa il professor Franco Tritto, facendo tremare, ancora una volta, in quel decennio di uccisioni a sfondo politico, l’Italia: le Brigate Rosse avvisano di aver ammazzato il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, dopo averlo rapito, il 18 febbraio del medesimo anno. Gli attentatori non perdonarono il fatto che il suo partito si avvicinò a quello comunista, creato da Enrico Berlinguer.
Il corpo venne ritrovato in una Renault 4, rossa, in via Caetani, a Roma.
Egli fece parte dell’Assemblea costituente, che, nel 1946, all’atto di instaurare un governo repubblicano, si occupò di redigere la Costituzione nazionale. L’Italia è, infatti, una Repubblica democratica, in cui non dovrebbero coesistere fazioni contrarie alla libertà di pensiero e, ancora oggi, dopo quarantatré anni, molti concittadini, compresi coloro nati dopo questo ed altri omicidi accomunati dalla stessa causa, commemorano e si indignano davanti a circostanze, in cui è complice anche l’omertà.