Le cavità carsiche dell’Istria, conosciute con il nome di “foibe”, sono di origine naturale. Alla fine della seconda guerra mondiale, furono gettati migliaia di soldati e di civili, in vita e deceduti, senza alcuna distinzione.
L’ondata di inaudita violenza, che coinvolse partigiani, tedeschi, fascisti e l’esercito di Tito, durò fino al 1947.
Quando vennero definiti i confini, e l’Istria e la Dalmazia sono state cedute alla Jugoslavia, migliaia di istriani, fiumani e dalmati furono costretti all’esodo dalle loro terre.
Per conservare la memoria delle vittime, la Repubblica italiana ha istituito , “soltanto” nel 2005, il Giorno del Ricordo, una solennità civile che viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno. In occasione della ricorrenza vengono organizzatie iniziative per comunicare quello che è stato e che non dev’essere più, come nella Giornata della Memoria, all’essere umano, soprattutto ai giovani, che non sono consapevoli, o poco informati, di questa tragedia, poichè, nel rispetto di un’omertà ingiustificabile, non sono mai stati raccontati i fatti nella loro precisione, fino al 2005, come già specificato.
La legge n. 92 del 30 marzo 2004, che ha istituito la ricorrenza civile, ha decretato anche la nascita del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma.
Una preghiera rivolta a numerosi individui che furono cancellati a causa di una mentalità che non avrebbe dovuto essere libera di agire, secondo il proprio istinto.