Un libro per ricordare frasi aneddoti e moniti in una lingua che è comprensibile nella provincia di Pavia di cui alcuni vocaboli nell’area del basso Oltrepò, in particolare nel paese di Bressana Bottarone, in cui l’autore, Carlo Castagnola, con l’aiuto del fratello, Filippo, e degli amici, con cui ha condiviso fasi della propria vita, che si divide tra studio, sport e una professione, che implica un’elevata responsabilità, si è avvicinato alla ricerca dei significati molto più saggi di quanto si pensasse e che, a distanza di un secolo, siano attuali e invitino a riflettere e a sorridere.
Egli ricorda come, da bambino, gli venisse proibito di parlare in dialetto, poiché quest’ultimo era, infatti, erroneamente, considerato “la lingua di ceti inferiori”, con una ridotta alfabetizzazione. Frequentando la campagna, il dottor Castagnola rivela comunque una dimestichezza con il dialetto: non lo parla, però lo comprende e, come lo si può intuire dalla sua pubblicazione, non solo traduce le frasi in italiano, le commenta, offrendo una propria interpretazione.
Viaggiando sia per lavoro sia come svago, Carlo ha acquisito il gergo locale, incluso quello in lingua straniera, come, ad esempio, ricorda un fraintendimento ad Amsterdam, che si è risolto con la generosità di un abitante, che l’ha aiutato nel districarsi in una città gigantesca.
Il Comune di Bressana nasconde una storia complessa, è ricordata nelle cronache del comune di Pavia e negli atti della Curia tortonese come una cascina, appartenuta nel secolo scorso, alla famiglia Bersi. Prima, “Bressana” era una frazione del Comune di Argine, la cui chiesa era anche la principale, con un castello, di cui è possibile Visitare alcune sale . Gli venne aggregato anche il piccolo Comune di Bottarone, soppresso per regio decreto 1895.