Le recenti cronache italiane hanno richiamato l’attenzione dei lettori su alcuni delitti a dir poco sconvolgenti. Come si sa, ogni crimine è a sé; dividerei le reazioni dell’opinione pubblica in due grandi aree a seconda del presunto autore di reato. Se può essere definito un esempio di “classico emarginato sociale”, la spiegazione e la comprensione sono rapide. Se il delitto è commesso da una persona considerata come “bravo ragazzo” o “brava ragazza”, lo sconcerto aumenta e il gesto appare inspiegabile. Spesso si giunge ad una causa onnicomprensiva quale: è tutta colpa degli smartphones. È davvero così?
Ricordando che ogni persona ha proprie motivazioni peculiari (anche di tipo inconscio) per compiere qualsiasi azione, potrei scrivere che concordo con chi accusa gli smartphone, anche se ritengo la spiegazione incompleta.
Fatto salvo il “sacro” diritto di cronaca, purtroppo alcune persone vengono inserite nell’universo mass mediatico e ne sono poi vittime. Dedicare trasmissioni specifiche in cui si spettacolarizzano i delitti è solo deleterio e aumenta l’effetto imitativo, questa è sicuramente una delle concause aggiunte dalla modernità. In un’epoca in cui è fondamentale apparire, emergere anche come criminali o assassini per certe personalità può essere considerato come un segno di successo, un traguardo. Qualche lettore penserà, ma chiaro qui parliamo di persone con patologie psichiatriche (fino ad un passato recente il vocabolo utilizzato era follia).
Non sempre la malattia mentale spiega tutto, in particolare delitti efferati compiuti da persone ritenute “normali”.
Ad ogni modo se andiamo indietro nel tempo possiamo notare come alcune persone abbiano difficoltà a distinguere tra realtà e fantasia. Episodio celebre la guerra dei mondi di Orson Wells trasmesso alla radio negli U.S.A (il 30 ottobre 1938), considerato il primo episodio di panico collettivo della modernità. All’epoca l’unico mass media fornito dalla tecnologia risultava essere solamente la radio. Nel 1993 il filosofo Karl Popper aveva teorizzato che chi volesse presenziare in televisione avrebbe dovuto conseguire una patente, come per guidare gli autoveicoli. Per questa sua idea era stato fortemente criticato, pur essendo il filoso della società aperta, teorizzando una società che garantisse democrazia e le maggiori libertà possibili a tutti i propri membri. Karl Popper aveva riscontrato il fascino e gli effetti perversi che a volte possono avere gli strumenti di massa, egli aveva colto una tematica fondamentale: la necessità di regolamentate i mezzi di comunicazione.
Di recente i pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai (insieme a molti altri firmatati) hanno promosso una petizione per chiedere di vietare l’utilizzo dei telefoni cellulari e l’accesso ai social media per i ragazzi di età inferiore a 14 anni.
Ormai da almeno quindici anni le ricerche sono concordi nel ritenere disastrosa l’unione di smartphone e media sociali. A partire dal biennio 2010-2012 si può affermare che purtroppo gli indici di disagio adolescenziale sono aumentati vertiginosamente in tutto il mondo occidentale insieme ad un notevole calo delle prestazioni cognitive (anche del noto e “famigerato” Q.I).
Qualcuno potrebbe obiettare che delitti quali quelli commessi dal mostro di Firenze (identificato come Piero Pacciani periodo 1974/ 1985), da Pietro Maso (17 aprile 1991), Donato Bilancia a Genova (nel biennio 1997/96), precedono ampiamente il periodo dei social media. Questo per far capire come alcuni comportamenti appartengono a quella che potrebbe essere definita “la malvagità” dell’essere umano, qualche freudiano utilizzerebbe il termine pulsione di morte. Dando questa considerazione assodata fin dai tempi di Caino e Abele, ribadiamo però come a partire dal 2010 iniziano una serie inequivocabili di studi che attestano i rischi e pericoli legati all’utilizzo degli smartphone uniti ai social media. Tra i i testi più noti al grande pubblico il best seller di Nicolas Carr Internet ci rende stupidi? (pubblicato in lingua inglese nel 2010, in lingua italiana nel 2013) o Manfred Spitzer con Demenza Digitale due anni dopo nel 2012. Nello stesso anno il linguista Raffaele Simone ha scritto Presi nella rete, libro in cui illustra i danni che internet effettua nei confronti delle nostre capacità cognitive.
Da allora i timori espressi da alcuni autori hanno trovato solide conferme negli studi degli psicologi Twenge e Haid. Più nello specifico i due autori evidenziano come il punto di svolta sia stato il triennio 2010-2012, periodo in cui è stato immesso sul mercato il primo smartphone (iPhone 4), rendendo possibile accedere ai social non solo esclusivamente dal computer fisso (PC domestico) ma dal proprio telefono cellulare.
Si potrebbe perfino sostenere che il mondo intero sia stato una specie di cavia per un gigantesco esperimento di psicologia sociale. Mentre alcuni adulti riuscivano a sostenere la prova (stress test potremmo scrivere) le nuove generazioni hanno iniziato a manifestare segni di disagio enorme associati ad un (per certi versi ovvio) aumento della stupidità o calo delle prestazioni cognitive.
Malauguratamente si è creduto ai venditori di fumo. Le nuove tecnologie possono aiutare e facilitare alcuni aspetti della vita, ma il mondo intero ha preferito dare ascolto solamente ai venditori. Alcuni politici italiani hanno paragonato Steve Jobs a Leonardo da Vinci. Questa affermazione inopportuna spiega solo come, molte persone, probabilmente rimaste in una fase infantile hanno creduto a una illusione sempre presente negli esseri umani. Lo strumento magico presente però solo nelle favole. Tutti noi speriamo che esistano una lampa magica, un anello, un amuleto, un talismano che possano risolvere tutti i nostri problemi. Questo in modo surrettizio ed ingannevole è ciò che ci stato promesso (tramite pubblicità ingannevole) da venditori pifferai magici come Jobs e Gates (solo per citarne due tra i più noti).
Steve Jobs ha presentato i suoi iPhone tramite una modalità da mago prestigiatore. Bastava solamente esercitare un minimo di senso critico e come sempre valutare pro e conto relativi all’utilizzo di ogni strumento, tutti i dispositivi (devices) non sono nient’altro che questo.
Prima di scegliere l’utilizzo di qualsiasi strumento dovremmo sempre essere consapevoli delle azioni che compiamo, anche a lungo termine. Se prendiamo un pallone non abbiamo dubbi su come utilizzato, non serve un libretto delle istruzioni e sappiamo che mirare, calciare e colpire in faccia una persona causerà del dolore. Steve Jobs, da percetto pifferaio magico, ha pensato di non inserire le istruzioni nei suoi prodotti. Per lui erano perfetti, talmente semplici ed innocui da poter essere utilizzati senza alcun problema perfino da un bambino, erano a prova di prova di stupido. Purtroppo, il mondo gli ha creduto, perseverando però in un dramma atroce: non aver in alcun modo posto regole o limiti ad internet, anzi imponendo per legge in certi ambienti l’uso delle nuove tecnologie.
Un bambino è capace di utilizzare facilmente smartphone e sociale media, purtroppo non è in grado di capirne le conseguenze. Questo vale purtroppo anche per molti adulti.
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