Due settimane occupate a sproloquiare sul caso Boccia- San Giuliano. Adesso, altre due e probabilmente di più, a dissertare sullo scontro tra politica e magistratura, in relazione alla richiesta di sei anni di carcere per sequestro di persona a carico del ministro Salvini. Si potrebbe dire che esiste un “fil rouge” che unisce questi stucchevoli resoconti ( per non parlare dell’altra amena vicenda dell’androginia della pugile algerina), che ripropongono copioni già visti e consumati nel tritacarne mediatico? A mio parere la risposta è positiva e ne spiego le ragioni.
E’ definitivamente tramontato il senso della Storia, inteso come prospettiva evolutiva del futuro. Ciò sia sul piano interno che su quello internazionale.
Almeno sino agli anni 90, e anche nelle fasi più critiche delle contingenze politiche nazionali ed estere, contrapposizioni ideologiche, pur aspre, non inficiavano la spinta verso una certa idea di società, in ogni caso migliorativa rispetto la precedente. La Guerra Fredda, persino gli scontri virulenti tra opposti estremisti, facevano trasparire in filigrana il loro opposto: la fiducia in una composizione dei dissidi, la prospettiva di un orizzonte economico-sociale più equo e pacificato, la conquista di nuovi diritti civili e sociali.
Con il crollo del muro di Berlino, in paradossale ossimoro rispetto a quell’idea stessa di evoluzione democratica che il notevole evento rappresentava, è invece singolarmente iniziata una fase di declino delle diversità e conseguentemente di quelle idee-guida che potevano indurre i popoli anche a contrapporsi, ma sempre in nome della speranza di un domani migliore.
Tutto si è appiattito ed omologato in amorfismo politico e culturale, all’insegna della cosiddetta ” globalizzazione”.
In Italia ( e non solo), la classe politica ( di qualsiasi segno) si è mediocrizzata, dando vita alla lunga stagione della decadenza dei comportamenti e della scomparsa di strategie di lungo periodo, al di fuori del comodo alibi dell’emergenza del momento.
Sul piano internazionale, due guerre si inaspriscono sempre di più, senza che vi sia la minima intelligenza politica, a tutti i livelli, nel proporre soluzioni negoziali che scongiurino la grande catastrofe che, al contrario, ogni giorno si fa più vicina.
Da qui, da questo conformismo ed insipienza generali, scaturisce la mancanza di senso del futuro che opprime vecchie e nuove generazioni. E che non può certo essere esorcizzata dal gossip o dall’argomentino del giorno, essendo questi ultimi nient’altro che la febbre di questa grave ” malattia”.
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Il “Tramonto” del futuro
Intervento dello scrittore Fabrizio Uberto
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