Presumo che appena letta la parola lavanda, la maggior parte dei lettori pensi ad un piacevolissimo profumo, a panni stesi, odore di pulito, forse in alcuni l’immagine della nonna che apriva armadi da cui proveniva una fresca ed intensa fragranza.
Queste associazioni, oltre ad avere attinenza con l’esperienza personale sono sancite anche dal linguaggio. Lavanda in lingua italiana deriva dal gerundio del verbo latino “lavare”.
La pianta di lavanda è ormai coltivata in tutto il mondo, formata da uno stelo che può arrivare fino a 18 cm, sopra di esso è presente una infiorescenza a spiga dal tipico colore blue.
La lavanda fa parte delle erbe di San Giovanni, davanti alle cui statue si ponevano delle ciotole d’acqua contenenti un miscuglio di varie erbe per permettere al profumo di fuoriuscire, tra esse era presente la lavanda. La notte di San Giovanni (23 giugno) o festa di mezza estate è considerata una data di passaggio simbolico, una data in cui è possibile accedere al mondo dell’al di là; i fuochi fatui che si ritiene accadano in quella notte sono un esempio di purificazione.
Il forte, intenso e piacevole profumo generato dalla lavanda è stato utilizzato fin dalla notte dei tempi. Gli antichi romani profumavano le loro acque per ibagni con quest’aroma. Adoravano le boccette contenenti il profumo della lavanda, ma dati gli alti costi solo i ricchi potevano acquistarle. Nel Medioevo si pensava che la pianta avesse proprietà afrodisiache, tanto da far aumentare notevolmente la sua richiesta sul mercato con conseguente aumento dei prezzi. L’uso di mettere dei fiori di lavanda in sacchetti e riporli poi negli armadi tra la biancheria è un’usanza antichissima; il suo scopo, oltre a profumare abiti e biancheria, è quello di proteggere gli indumenti dai parassiti scacciando tarme, mosche e zanzare. Questi stessi sacchetti, posti sotto il cuscino, sembra possano favorire il sonno. Nel Medioevo si portava al collo un sacchetto di lavanda a forma di croce per scacciare la paura e sentirsi protetti dai demoni.
Il poeta Jean Giono ha scritto che la lavanda è l’essenza della Provenza. A partire dal XVI secolo la cittadina di Grasse e la Provenza ne sono diventate la sua patria ideale. Le famiglie dei pastori di Valensole mietevano le baiassiers, la lavanda selvatica che cresceva spontanea in quelle zone.
Le città di Digne, Valensone e Manosque in questo periodo dell’anno presentano suggestivi campi coltivati di lavanda. Se percorrete le loro strade vi ritroverete immersi nel tipico colore blue creato dalle spighe di questa meravigliosa pianta. Luglio è il mese in cui si celebra la festa della lavanda, ogni pomeriggio è effettuato il taglio e la raccolta della lavanda.
I prodotti che utilizzano la lavanda sono molteplici: creme, olii essenziali, candele, saponi, caramelle. Il più noto è però il profumo, alcune fragranze alla lavanda fanno parte della storia della profumeria. L’offerta è notevole e alla portata di tutti. Ultimamente alcune maison hanno deciso di proporre una fragranza alla lavanda persistente e davvero intesa, ovviamente come già accadeva per gli antichi romani non alla portata di tutti.
Va ricordato come la lavanda maggiormente utilizzata in profumeria non è più provenzale, ma bulgara. La distillazione e la creazione di profumi alla lavanda è stata possibile grazie all’eredità degli alchimisti. Grazie ai loro alambicchi e alle loro ricerche, che riguardavano però più una crescita personale che non una vera e propria chimica dei profumi oggi noi possiamo avere le meravigliose essenze alla lavanda.
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