Giugno. Mese di esami scolastici. Moltissimi giovani pronti alla maturità. Certamente la tensione è alta. Anni di studio e preparazione, e poi, in poche ore, si aprono i portoni della vita. La vita. Cosa riserverà a questi giovani diplomati? Cosa si aspettano dal futuro i ragazzi? Facciamo un passo indietro. Lo studio è sempre stato considerato come la spinta principale per un futuro migliore. Dal dopoguerra, chi poteva permetterselo, frequentava la scuola, elementare, media e superiori. Prendere un diploma significava essere qualcuno. Questo, pressapoco, fino agli anni 70, quando ci fu un sensibile incremento di iscrizioni universitarie. Il dottorato in una materia importante, significava lavoro sicuro presso aziende importanti, banche o istituti scolastici. Chi, invece, aveva poco su cui contare, si limitava a prendere la licenza elementare o media. Molti, pur di apprendere e migliorare, frequentavano i corsi serali. I più seguiti erano Geometra, Ragioniere, Segretaria d’azienda, Magistrale diviso nei vari settori. Ricordo, i corsi, con attestato di diploma, per sartoria, elettricista, meccanico, dattilografia. A chi viene in mente la “comptusteria”? Oggi molto è cambiato. L’aspettativa per il mondo del lavoro è cambiata. Ormai sono pochi i giovani che aspirano ad un lavoro manuale produttivo. Si pensa all’intelligenza artificiale. Ai robot semiumani che svolgano le mansioni più gravose. Si aspira ad un posto di lavoro con tanta resa e poca fatica. Non ci si accorge, però, che senza l’apporto umano, nulla, per ora, si crea. Nei lavori manuali si impiega ancora moltissimo l’uomo, chiamata banalmente forza lavoro. Chi assembla e prova i macchinari? Chi raccoglie verdure e frutta? Chi pesca? Chi alleva bestiame? Chi crea la moda? Gli umani. Eppure, anni fa, i ragazzi, finito il periodo scolastico, non pensavano alle vacanze estive (quelli erano figli di papà, come si usava dire), ma cercavano un lavoretto estivo che permettesse di guadagnare qualche “palanca” da sfruttare poi durante l’anno. Adesso, non vedi nessuno dei nostri ragazzi, recarsi a consegnare personalmente un CV. Lo si fa via mail. Impersonalmente. I CV tutti uguali. Esperienza zero. Personalmente preferisco Chi mi si presenta e mo dice “non l’ho mai fatto, ma di dia l’opportunità di provarci”. Ecco, questi dimostrano grande senso del dovere ed umiltà. Invece, le vacanze, sono diventate sofisticate. Si va all’estero mentre non si conoscono le proprie città. Andare a farsi un po’ d’esperienza presso ambienti di lavoro, per il quale si studia, non è più di moda. E le aziende ripiegano su operatori esteri, che imparano un mestiere, ed ai quali ci rivolgiamo quando scopriamo che un ingegnere tecnico, non riesce a collegare due cavi elettrici. Le aspettative si devono creare. I network ci fanno vedere un mondo perfetto, ma è tutta finzione. Non è assolutamente vero che il futuro sia ” intelligenza artificiale”. La parte umana prevarrà sempre, finché ci saremo. Giovani, dove siete! Abbiamo bisogno di voi. Non fatevi portar via un lavoro manuale da chi viene da fuori. Tirate fuori le attitudini. Presentatevi anche per un lavoro umile. Non abbiate vergogna. Ci si deve vergognare a dipendere sempre dai genitori. E poi, non è scritto che un lavoro umile lo si debba fare per sempre. Quelli che hanno fatto più strada sono quelli che hanno preso, prima il diploma, poi la laurea, lavorando e facendo CV. Gli “spritzzini” van bene ogni tanto, ma pensate che il personale che vi sta servendo al tavolo, domani potrebbe essere un vostro superiore e selezionarli per un lavoro. In Italia abbiamo bisogno di elettricisti, meccanici, idraulici, manutentori, addetti alle cucine, nell’alberghiero, giardinieri, agricoltori, ecc. Lavori che attualmente fanno persone estere. Ed i nostri giovani, diplomati e laureati, vanno a preparare consegne presso aziende multinazionali, o friggere patatine……mentre, umilmente, avrebbero potuto apprendere molto di più, nel loro campo, unendo studio e lavoro. Abbiamo ancora tempo, non sprechiamolo
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