Enogastronomia

Casale Auriga: un’oasi di relax tra le colline targato Famiglia Casarini

L’area a vocazione vinicola, l’Oltrepò pavese, è soggetta a uno sbocciare di imprese private e no, in particolare nel settore turistico, che investono molte risorse in un terreno fertile. Da pochi anni, si è compreso quanto anche questa parte della provincia di Pavia possa essere assemblata come un “pacchetto turistico”: le autorità regionali e provinciali stanno impegnandosi in questo progetto, in parte già avviato, in coordinamento con le associazioni e aziende locali.

In particolare, la generazione dei trentenni si sta approcciando a un nuovo mercato in continua evoluzione e qualunque sia l’obiettivo, spesso, lo si raggiunge con un’ampia conoscenza dei canali social che, oggi più di ieri, sono oggetto di studio anche nelle facoltà universitarie.

Conosco due giovani sorelle, già imprenditrici, appartenenti all’azienda “Casarinivini Sas”, che, a Codevilla nel 2010, hanno aperto un punto vendita vini di propria produzione e un ristorante “ La cantina delle merende”. In questo particolare locale, con ampio déhor, si può pranzare, cenare o organizzare eventi, formali e informali, inebriandosi con ottimi vini e piatti della cucina oltrepadana.

Stefano, il titolare, è conosciuto come amico dei clienti: eleganza e raffinatezza non sono sinonimi di “distanza”: il luogo deve essere percepito come un “porto” in cui approdare, rilassandosi e gustando il food&beverage.

I clienti, molti abitanti del paese e di altri in provincia, e i turisti, in maggior parte stranieri, apprezzano la cucina “casereccia”, in cui vengono valorizzati i prodotti dell’Oltrepò e quelli della cucina piacentina, con i quali è cresciuta Tina, la cuoca e mamma delle ragazze, protagoniste di questa narrazione.

Nulla è lasciato al caso: l’interno si sposa con l’esterno, elementi rustici combinati con la raffinatezza di un locale e di un’offerta alimentare, che risponda a una “nicchia”.

Katia e Monica due giovani che, con esperienze il competenze professionali differenti, han trovato la ricetta di un connubio che non fa una piega.

I ruoli delle due ragazze sono diversi tra loro: Katia collabora con i genitori nella gestione del ristorante e punto vendita.  Casarinivini è facilmente raggiungibile, anche nella stagione invernale, piatti tipici , buon vino e degustazioni la fanno da padrone. Il locale, sulla strada principale per Codevilla, ha un calice come insegna e vi invita a conoscerli, com’è possibile osservare nella fotografia.

Monica e il marito Lorenzo gestiscono il Casale Auriga, abitano in struttura e si occupano del ricevimento e della gestione degli ospiti della Foresteria, la loro famosa colazione è decantata da tutti gli ospiti, mentre la location lascia tutti a bocca aperta.

 

Molti sono i progetti, tra cui ampliare il target estero: ad esempio, un signore inglese, che sta compiendo un viaggio in bicicletta, lungo l’Oltrepò, ha sostato proprio nella loro “Cantina delle Merende”, con un ricordo della cucina piacentina, che ha gradito: i cosiddetti pisarei e fasò.

 

Monica, perché avete “battezzato” la struttura ricettiva con il nome “Auriga”?

Auriga è una stella che mia sorella Katia “mi ha regalato” in occasione di un mio compleanno: sin da ragazzina è attratta dall’universo e molti suoi libri appartengono all’ astrologia. Un regalo, lo ammetto, insolito, ma molto gradito e significativo, in occasione del mio ritorno da Ancona, dove mi ero trasferita, dopo il conseguimento della Laurea, per lavorare, ampliando altre esperienze professionali.

Il Covid19, non posso negarlo, nonostante il dramma, è stato un “indicatore di futuro”: Monica sta svolgendo la professione che sogna, in un connubio di settori, in cui ha già operato, anche all’estero. Il suo know-how è un valore aggiunto, che va investito nel futuro dell’Oltrepò .

“Auriga” è parte di una costellazione, una stella che lei si merita in un locale che, come normativa, non viene giudicato da stelle, poiché, se lo fosse, lo si potrebbe immaginare come un boutique hotel.

Il Casale vero e proprio è a pochi metri dalla sede principale ed è raggiungibile sia a piedi che in automobile.

Un po’ femminile come noi, un po’ rosa come molte pareti e l’arredamento, una foresteria “stellata”, se esistesse. La valutazione con le stelle è applicabile solo agli hotel.

 

 

Katia, tu sei la narratrice ai tavoli, come un nodo che lega l’abilità della mamma in cucina a quelle del papà vignaiolo?

Sì, e contribuisco anche all’organizzazione degli eventi, a breve, inizieranno i cosiddetti “mercoledì dell’aperitivo”. Che suggestivo, all’aperto, con le colline al tramonto, con la possibilità di un ampio cortile, in cui passeggiare e giocare con i bambini, non più abituati alla libertà di correre e conoscere la natura!

Il relax è il must che ognuno di noi deve regalarsi in diverse accezioni, perché, oggi più di dieci anni fa, complice anche un frequente uso di strumenti elettronici, il cervello è spesso saturo di informazioni e sia corpo sia mente chiedono una pausa.

Alcuni mesi dell’anno sono ideali per promuovere una selezione di prodotti tipici, come la “serata tartufi”.

 

 

 

Quali qualità e quale è la vostra “etichetta” di nicchia? Quali sono i vostri prodotti più gettonati?

Katia invita a degustare tutti i vini tipici dell’Oltrepò: vini rossi,  bianchi, fermi, frizzanti e spumanti. Molto richiesto è il Pinot Nero Metodo Charmat.

In cosa si distingue il metodo Charmat da quello “Classico”?

A inizio Novecento, prima Federico Martinotti, poi, il francese Eugéne Charmat, selezionano una cuvée di vini base, inseriti in autoclavi, che, essendo costituite da acciaio inox, si avvia una fermentazione breve, circa una trentina di giorni. La commercializzazione avverrà solo dopo alcuni mesi dall’inizio della rifermentazione in modo da stabilizzare il prodotto. Più si allunga il periodo di permanenza sui lieviti prima della loro separazione, più il risultato sarà uno spumante complesso, è in questi casi che sentiremo parlare di Metodo Charmat Lungo.

 

In questo periodo avete molte cerimonie?

Numerose. La formula che è più gettonata è il festeggiamento della cerimonia in campagna e in collina. Ospitiamo più fasce d’età e ci accordiamo, cercando di offrire prodotti nostri e adempiendo a eventuali richieste, poiché, professione a parte, il nostro è un vero e proprio “impegno sensoriale” nell’immedesimare il cliente in un’esperienza che lo dovrebbe coinvolgere a 360 gradi.

 

In queste innovazioni, la vostra famiglia  vi sta sostenendo? Educazione e formazione ne avrete ricevuta e state offrendo il meglio come figlie, sfatando le dicerie sull’insofferenza dei giovani a lavorare, soprattutto se “figli di qualche nome già conosciuto”.

Con molta umiltà, non ringrazieremo mai sufficientemente i nostri genitori: ora, però, è il nostro momento, e, affiancati dalla loro saggezza, navighiamo e non vogliamo deluderli. La vision che ci siamo imposti è proseguire la storia del nostro cognome, con gli stessi valori che già gli sono stati attribuiti in questi secoli.

 

Bed and breakfast è un’espressione conosciuta, mentre “foresteria” no.

Monica ci spieghi cos’è una foresteria e, in particolare, questa mi hai detto che nel certificato debba essere definita “lombarda”? Siamo abituati agli anglicismi e, se non si esagera, essendo parte di una Comunità europea, l’opinione contraria.

Il Casale Auriga è una foresteria, aggiungo “lombarda”: la burocrazia chiede che l’immobile venga registrato con questo vocabolo. Il concetto di forestiero è  come se tu andassi in vacanza, perché  nei primi pellegrinaggi da cui il concetto di forestiero, conosciuto nel dialetto pavese con il vocabolo furest, significa “persona che viene da un atro paese”. Come risposta, oggi, però dovrebbe indicare la necessità di una sosta almeno di una notte, prima di ritornare nel proprio cammino.

 

Chi ha scelto questo design?

Monica afferma che è un’altra consultazione di idee emerse dalla famiglia e ogni camera ha un suo stile, dal più semplice a quello più raffinato come la suite, dalla quale, appena esci sulla terrazza osservi il  paesaggio e all’ora giusta puoi godere di un bellissimo tramonto  con sfumature diverse di luci e colori.

Qualche aggiustatina e il Casale è fruibile in ogni parte, il profumo dell’arredo e le bottiglie che si intercalano alle piante e alle decorazioni floreali, accolgono al meglio i clienti.

 

Inaugurato lo scorso 20 aprile, a quando i primi tuffi in questa invitante piscina esterna, con acqua purificata dalla tecnica elettrolisi?

Monica e io ridiamo, consapevoli che le temperature quest’anno sono imprevedibili. Il clima umido potrebbe essere un incentivo a regalarsi il soggiorno diurno in una delle due wellness room: esse offrono solo un servizio diverso dall’altra camera. L’idea di provarle entrambe è un incentivo a tornare.

Il relax lo meritiamo tutti. Se lo stomaco chiama, è possibile chiedere una “convenzione” con il ristorante a Katia e lei, con gli aneddoti della cucina e delle bevande Casarini, saprà offrirvi una risposta adeguata.

Lascia un commento