“Ancora una volta, follia e violenza nel carcere di Vigevano per la folle protesta di un gruppo di detenuti e il personale della Polizia Penitenziaria che aderisce al SAPPE, primo Sindacato dei Baschi Azzurri, torna a protestare con veemenza per una situazione esplosiva che era nota ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto”, denuncia Alfonso Greco, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che raccontano quanto è avvenuto nelle ultime ore nella Casa circondariale: “Ieri, nel tardo pomeriggio, alcuni detenuti stranieri hanno distrutto l’intera Sezione detentiva, incendiando suppellettili e devastando telecamere di video sorveglianza. Alcune unità di personale di Polizia sono state richiamate in servizio per ripristinare l’ordine e la sicurezza e a farne le spese, come al solito, sono stati tre colleghi che sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso del nosocomio cittadino dove sono poi stati di messi con prognosi di 14 gg uno e 9 gg gli altri due”. Ferma la denuncia del SAPPE: “Si tratta di eventi conseguenti ad una situazione di tensione carceraria già ampiamente evidenziata dal SAPPE, per altro aggravata dalla mancanza di personale: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”, concludono i sindacalisti.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di Vigevano, servono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”. Il riferimento del leader nazionale del SAPPE è alla necessità di “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”. Ma Capece torna anche a sollecitare, per la Polizia Penitenziaria, “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.