BIOGRAFIA
Luigi Di Maio nasce a Vigevano il 21 agosto 1969, da sempre appassionato di sport praticato a livello dilettantistico.
Ha iniziato a 6 anni con atletica leggera e ciclismo, prima di passare al calcio e alla cultura fisica in palestra.
A trent’anni ha lasciato il calcio per tornare al suo primo amore: la corsa.
Ha partecipato a numerose gare podistiche aumentando sempre più le distanze fino a partecipare a gare di 100 km.
Il 4 marzo 2020 contrae il covid e la sua salute peggiora molto rapidamente, il 13 marzo viene ricoverato in ospedale e il 20 marzo entra in terapia intensiva, dove in coma indotto e tracheotomizzato lotta per 20 giorni, in equilibrio sul confine, tra la vita e la morte.
Al risveglio il suo corpo è ridotto a 45 chili, paralizzato dalle ginocchia ai piedi e con i polmoni gravemente compromessi, a questo punto inizia la sua nuova gara, poter utilizzare le gambe e tornare a correre.
La passione per la scrittura lo porta a descrivere nel libro “42,195 In equilibrio sul confine” tutte le emozioni provate nelle corse affrontate prima della malattia e nella gara più importante affrontata per sopravvivere.
È stato invitato a MS Channel alla trasmissione televisiva Lombardia sport, dove insieme a Raffaele Geminiani ha raccontato la sua storia.
È uno dei 13 soci fondatori di Mama Yovò di Vigevano, un’organizzazione di volontariato che si occupa di numerose missioni umanitarie operando principalmente in Benin e Uganda.
Durante le missioni in Benin i volontari si preoccupano di procurare ai più bisognosi, sostentamento, medicinali e assistenza, recentemente è stata completamente ristrutturata una scuola che ospita 50 bambini.
In Uganda Mama Yovò si occupa di 3 orfanotrofi dove vengono ospitati più di 130 bambini di cui più di 80 hanno ottenuto da famiglie italiane il sostegno a distanza che permette ai bambini la possibilità di andare a scuola e istruirsi. Sono stati acquistati terreni per incentivare la capacità degli orfani a coltivare la terra e allevare animali per poter avere una piccola indipendenza.
Il 12 novembre 2022 a Chiari, il libro ottiene il Marchio Micro Editoria di Qualità e successivamente il 10 dicembre 2022 si classifica al terzo posto Ex aequo al “X Premio Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa Città di Sarzana” alla sezione Libro autobiografico di narrativa
INTERVISTA ALL’ AUTORE
Un libro troppo attuale, covid, la vita, la salute, i cambiamenti. Cosa l’ha spinta a raccontarsi in un libro?
In realtà ho iniziato a scrivere prima della malattia, avevo deciso di raccontare le emozioni provate in decine di gare. Sono un maratoneta e ultramaratoneta e l’idea iniziale era di far capire a chi non corre, perché noi ultramaratoneti ci spingiamo a percorrere certe distanze, molto spesso chi non è abituato pensa che siano distanze folli. Ero arrivato a metà libro quando mi sono ammalato e sono finito in terapia intensiva, per quattro settimane in coma indotto, tracheotomizzato e ad un passo da lasciare questo mondo. Mi piace pensare di essere stato “in equilibrio sul confine” che poi è diventato il sottotitolo del libro. Inizialmente doveva essere intitolato “42,195?”
Ci sono pagine del libro molto toccanti, ma d’effetto, ci racconta cosa vuole trasmettere al lettore?
Nella prima parte del libro cerco di esprimere i pensieri e le emozioni che mi accompagnano durante le molte ore di corsa. Sono arrivato a correre gare di 100 km della durata di 11-12 ore, in gran parte percorse da solo, a volte di notte al buio. Quando superi certe distanze la fatica ti prosciuga, è a questo punto che la mente inizia a viaggiare in dimensioni che nella quotidianità non mi capita di vivere. È un forte allenamento mentale che credo mi abbia aiutato ad affrontare i giorni della malattia e quelli successivi del recupero fisico dopo il risveglio. La seconda parte del libro ho iniziato a scriverla in ospedale, quando erano ancora vive le forti emozioni di quei giorni; in terapia intensiva avevo vissuto incubi pazzeschi, con un’intensità talmente forte che tutt’ora quando ripenso a quelle immagini sono convinto di averle vissute davvero. Vorrei trasmettere al lettore la convinzione che la forza di volontà ci porta a superare i limiti che noi stessi ci imponiamo e siamo convinti di non poter valicare. La mia esperienza parla del covid ma il racconto non si limita a questo, chi ha affrontato situazioni drammatiche può ritrovarsi in molte mie riflessioni, altri possono trovarci uno spunto per affrontare con forza momenti difficili.
Un cambio di vita importante, piano piano la voglia di tornare alla propria vita. Un bel messaggio da mandare coi tempi che corrono. Ci parli della sua rinascita.
Dopo il risveglio sembravo invecchiato di almeno 50 anni, dimagrito più di 20 chili, ero arrivato a pesarne 45. Avevo il cuore con qualche piccolo problema, i polmoni distrutti dal virus e le gambe paralizzate dalle ginocchia in giù. Gli esami strumentali davano poche speranze di recuperare l’uso dei piedi, praticamente sembrava dovessi rassegnarmi ad una vita da invalido. Uscito dall’ospedale ho iniziato ad allenarmi con un’intensità tale da arrivare a 8 ore al giorno di esercizi ma nonostante lo sforzo mentale i piedi restavano immobili. Dopo quasi tre mesi, una sera, all’ennesimo tentativo ho visto che l’alluce del piede destro si era mosso di un millimetro, in quel momento ho capito che potevo farcela
Un libro autobiografico, una forza di volontà incredibile. A chi si rivolge?
Vorrei che potesse essere di aiuto a chi sta affrontando un periodo difficile, una malattia, un lutto o semplicemente un momento di scoramento, nella vita ci capita spesso di affrontare un problema e credere che sia troppo grande da poter superare, invece dentro di noi possiamo trovare la forza giusta.
Che progetti futuri ha?
Sono tornato a vivere come prima, con tutte le mie abitudini, dedicandomi alla famiglia e alle passioni. Da poco più di un anno, grazie al mio libro, ho avuto la fortuna di essere coinvolto in un progetto molto importante: sono uno dei 13 soci fondatori di un’organizzazione di volontariato con sede a Vigevano, la città in cui vivo. L’organizzazione si chiama MAMA YOVO’ che significa mamma bianca, ci occupiamo principalmente di missioni in Africa, andiamo in Benin dove aiutiamo le realtà più bisognose con cibo e medicinali e in Uganda dove sosteniamo 3 orfanotrofi con più di 130 bambini. Purtroppo per adesso gli impegni lavorativi non mi permettono di partecipare alle missioni insieme agli altri volontari. Ecco, mi piace pensare a questo progetto per il futuro. Chi è interessato ad aiutarci può seguire le nostre iniziative su Facebook e su Instagram.
Dove possiamo trovare il libro?
È possibile ordinarlo in libreria o su tutte le piattaforme di acquisto on line.
Di Manuela Montemezzani