LiberaMenteRubriche

PATRIARCATO, ISTRUZIONE, EDUCAZIONE, FEMMINICIDIO: QUANDO LE PAROLE PERDONO SIGNIFICATO

Come l'utilizzo improprio delle parole possa generare catastrofi

A seguito dell’omicidio di Giulia Cecchetin, avvenuto in data 11 novembre 2023, sui mass-media si è sviluppato un notevole dibattito relativo al patriarcato. Trovo la tematica affascinante, a mio avviso, uno dei problemi del nostro tempo è che spesso non si attribuisce il corretto

significato alle parole.

Il vocabolo patriarcato è stato introdotto dagli antropologi nel 1800. Semplificando molto, la società patriarcale (significato letterale: governo del padre o dominio del padre) è quella in cui gli uomini hanno un potere assoluto. Purtroppo, generalizzazioni, travisamenti totali e fraintendimenti sono sempre possibili. Negli anni ’70 questo termine è stato utilizzato secondo un’accezione impropria, attribuendolo a società in cui la donna è discriminata oppure come generica ed indistinta descrizione relativa a tutte le società precedenti all’attuale. Rispetto a queste credenze è forse utile effettuare alcune precisazioni. Nelle società patriarcali intese dall’antropologia, l’uomo che domina (padre o a volte nonno) non comanda solo le donne, ma anche atri uomini (figli, nipoti, pronipoti o servi). Per essere essenziali effettuiamo una macro sintesi plurimillenaria, dato che avere certezze relative al passato risulta impossibile. Ammesso che le società matriarcali siano esistite, facciamo riferimento alle teorie di Marija Gimbuntas, archeologa che individuò statue raffiguranti la Magna Mater e a cui molti attribuirono la contemporanea esistenza di società matriarcali; (risalenti a circa 15.000 anni orsono) non è dato sapere quando esattamente siano iniziate le società patriarcali o se esse si siano sviluppate in contemporanea con le matriarcali. Effettuando un notevole salto temporale, in epoche più vicine a noi, possiamo sostenere che società patriarcali sono sicuramente state quella dell’antica Roma e quella presente nei secoli del medioevo. Gli ultimi esempi possono risalire all’epoca napoleonica, in quanto l’emancipazione femminile inizia a manifestarsi con la rivoluzione industriale.

La realtà purtroppo è sempre molto complicata, tutte le società reali non corrispondono mai a quelle teorizzate dagli studiosi, l’emancipazione delle donne risulta difficile anche nelle società attuali. A mero fine di esempio ricordo che in Italia il delitto d’onore (la facoltà che un marito possa uccidere la propria moglie in caso di adulterio) è stato abolito nel 1981. Nel 1996 è stata istituita una nuova legge sullo stupro, la cui ultima modifica risaliva al periodo fascista.

Guardando ad una paese per certi versi affine a noi e ritenuto molto evoluto come la Svizzera, faccio presente che le donne hanno ottenuto il diritto al voto federale (la possibilità di votare per la confederazione svizzera) il 7 febbraio 1971, mentre nei vari singoli cantoni è stato ottenuto tra tra il 1959 e il 1990.

All’inizio del mio articolo ho scritto omicidio e non femminicidio, in quanto molti giuristi ritengono impoprio l’utilizzo della parola femminicidio. Per avere più chiare le questioni, forse qualche lettore penserà di ricorrere all’aiuto delle statistiche. Urge qui una piccola premessa. Il lettore rimarrà purtroppo deluso, in quanto i dati ottenuti dalla statistica non chiariscono granché. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che la prima causa di uccisione delle donne tra i 16 e i 44 anni nel mondo consista nell’omicidio da parte di persone conosciute. In Italia nel 2023, in base ai dati forniti dall’associazione Non Una di Meno si sono registrate 110 vittime di femminicidi (andrebbe ben definito cosa ciò voglia esattamente dire, ma assumo in modo leggermente acritico l’utilizzo che ne effettua l’organizzazione). Volendo avere una prospettiva temporale più lunga, potremo affermare che la tendenze dei femminicidi è stabile da circa vent’anni, con buona approssimazione risulta essere di un femminicidio ogni tre giorni (120 femminicidi in 365 giorni). Analizzando più in dettaglio, possiamo affermare che i casi come quello di Giulia Cecchetin e Filippo Turetta risulterebbero dell’ordine delle decine, per utilizzare i termini degli esperti, i dati forniti possono essere considerati al limite della significatività statistica; detto in modo più semplice, difficilmente analizzabili per poter fornire alcun tipo di ipotesi credibile. Per capire qualcosa bisogna allora utilizzare i criteri della soggettività qualitativa, tipici della psicologia. Ma anche in questo caso non possiamo procedere. Per poter comprendere esattamente perché una persona abbia effettuato un determinato atto, bisogna utilizzare metodi e strumenti disponibili solo ad un’equipe di esperti. Se anche li possedessimo però, non potremmo riferire gli esiti pubblicamente, in quanto la privicy della singola persona è tutelata.

Sarebbe utile esprimere alcuni interrogativi: L’uccisione di Giulia Cecchetin ha sconvolto la maggior parte delle persone in quanto effettuata da un bravo ”ragazzo”. Cosa si intende mai però per bravo ragazzo? Mi sbaglio o il “bravo ragazzo” non studiava ingegneria? Come mai un “bravo ragazzo” è riuscito a conseguire una istruzione universitaria? Come è possibile?

In questo caso le risposte possono essere semplici e generiche. Le difficoltà a scuola sono un fenomeno internazionale, indipendente dalla natura pubblica, privata, laica o confessionale dell’istituto. Tanto per citare alcuni clamorosi esempi: Marcel Proust ebbe difficoltà in francese, Emile Zola ottenne uno zero in francese; Einstein era giudicato Biedermeier (ingenuo, semplicione) dai suo insegnanti. Patton, il futuro generale era dislessico, Winston Churchill è stato assegnato ad una classe speciale in quanto manifestava difficoltà enormi in inglese (lingua madre), latino e greco. John Lennon fu espulso dall’asilo.

Può sorprendente come queste persone abbiano avuto difficoltà, in quanto successivamente la vita le ha lanciate al vertice della società. Le scuole del passato ponevano difficoltà che dovevano essere comunque affrontate. Oggi purtroppo la scuola risulta esperienza insostenibile per molti adolescenti. Specie dopo il periodo di pandemia dovuta al covid. In Italia negli ultimi decenni, il sommarsi di una dozzina di pseudo riforme, leggi dissolute e decreti legge strampalati, si sono ormai irrimediabilmente confuse educazione ed istruzione.

Da alcuni anni, molti giovani non vogliono sostenere l’esame per la patente di guida, in effetti esso causa stress e richiede un minimo di sforzo. D’altro canto però, chi affiderebbe mai una licenza di guida ad un incapace? Non sarebbe pericoloso? Chiunque di noi volesse mai salire su un aereo od un pullman, non vorrebbe avere la sicurezza che l’autista o il pilota siano professionisti validi, capaci di gestire il mezzo loro affidato e abbiano una minima conoscenza delle leggi della fisica?

Ogni scuola, se ben strutturata prevede una implicita educazione. Il dramma è che oggi prevale l’aspetto dell’istruzione. L’educazione (dal latino ex ducere, letteralmente condurre fuori, tirare fuori) prevede il tirar fuori, in genere le migliori qualità possedute da una persona. Essa è sempre associata ad istanze di tipo etico.

 Istruire vuol dire semplicemente fornire delle indicazioni, delle direttive. Esempio a tutti noto è il libretto delle istruzioni presente in molti beni di consumo. Questi libretti sono quasi sempre a “prova di stupido”, nel senso che anche uno stupido deve poterli capire.

Insegnare vuol dire lasciare il segno. Ormai la nostra scuola non insegna, non conduce fuori, non educa, non lascia segno.

Giunti ormai alla conclusione di questo mio articolo, forse i lettori si chiederanno quali siano mai le connessioni tra educazione e patriarcato. Oggi il nostro sistema scolastico riesce a diplomare o a volte a far laureare studenti che non sono in grado di comprendere le istruzioni fornite da libretto a prova di stupido. La possibilità che questi possano diventare facilmente anche assassini, non distinguendo tra il bene e il male è un’ovvietà.

Chi desidera porre quesiti od esprimere osservazioni può scrivere al seguente indirizzo email: liberamenteeco@gmail.com

Lascia un commento