Nel corso degli ultimi mesi, nei cieli del nord Italia è comparso per alcuni giorni il suggestivo fenomeno dell’aurora boreale, uno spettacolo insolito e piuttosto raro per le nostre latitudini. Alcuni lettori mi hanno chiesto se potevo dedicare un numero di Liberamente a questo argomento.
L’aurora consiste in una raggiera di luci in movimento nel cielo, il poeta Omero l’aveva descritta come : “dea dalle rosse dita”. Essa si manifesta principalmente nelle prossimità dei poli terrestri, al nord è denominata aurora boreale e al sud aurora australe. L’aurora boreale assume i colori del rosso nei paesi del centro e sud Europa, le sue sfumature oscillano dal verde al viola nei paesi più vicini al polo (specie in quelli scandinavi), alcune aurore sono accompagnate anche da fenomeni sonori.
Come intuibile dalla citazione di Omero, il fenomeno è conosciuto fin dall’antichità, a volte la sua apparizione è stata associata a notevoli tragedia: morte di Giulio Cesare, la rivoluzione francese nel 1789, la II guerra mondiale.
Il primo che ha provato a fornire una spiegazione scientifica è stato Galileo Galilei, il quale ha utilizzato il termine aurora per descrivere il gioco di luci presenti nei cieli. Aurora (nell’antica Grecia denominata Eos, Usas nei libri vedici dell’India) è figlia di Titano, sorella di Sole e Luna. Aurora è la madre dei quattro venti: Borea, Euro, Noto e Zefiro. Ogni mattina all’alba la dea Aurora si rinnova volando nel cielo e spargendo luce per annunciare l’arrivo del fratello Sole. Marito di Aurora è Titone, un essere umano per cui la dea aveva chiesto a Giove il dono dell’immortalità. Il padre degli dei aveva esaudito il desiderio di Aurora, ma non aveva concesso a Titone il dono dell’eterna giovinezza.
Nel XIX secolo, il fisico Kristian Birkeland (1867-1917) spiegò scientificamente il fenomeno: l’aurora è prodotta dal flusso di radiazioni provenienti dal Sole, le quali entrando in contatto con il campo magnetico della Terra, danno origine a particelle elettriche che scontrandosi con l’atmosfera emettono particolari giochi di luce (la sua teoria sarà confermata nel 1960 grazie all’utilizzo dei satelliti).
L’aurora è uno tra gli spettacoli più suggestivi e affascinanti offerti dalla natura, ha sempre stimolato e scatenato la fantasia degli esseri umani. Le storie e leggende ad essa associate sono moltissime, specie tra i popoli del nord. Tra le più interessanti vi è quella appartenente ai popoli della Finlandia. In finlandese l’aurora è chiamata “revontulet”, termine che tradotto letteralmente significa “fuochi della volpe”. Secondo un racconto della loro tradizione, il giorno delle feste invernali la volpe si era accorta di essere in ritardo per le celebrazioni. Dato che correva molto veloce per arrivare in tempo, stanca di tenere alzata la sua pesante coda decise di metterla a terra. La coda strisciando sul ghiaccio iniziò a produrre scintille che volavano in cielo dando vita ai fuochi della volpe o aurora boreale che dir si voglia.
Secondo una credenza della popolazione Sami (più conosciuti come lapponi, presenti in tutto il circolo polare artico) è vietato fischiare, applaudire o comunque richiamare l’attenzione dell’aurora boreale quando essa danza nel cielo. Facendo troppo rumore si rischia infatti di attirare l’attenzione degli spiriti che potrebbero scendere dal cielo e rapire i trasgressori del divieto. Sui tamburi dei loro sciamani si trova la parola “Guovssahas”, che significa “la luce che può essere udita”. I sami descrivono l’aurora tramite una sinestesia (figura retorica per cui si uniscono modalità sensoriali differenti in un unica percezione) per loro l’aurora è poesia in movimento.
I vichinghi ritenevano che le aurore boreali fossero dovute all’armatura delle Valchirie, le dee vergini e guerriere che trasportavano le anime dei combattenti coraggiosi nel Valhalla, il paradiso dei popoli del nord.
Dato che potrebbe essere ben probabile il ripresentarsi dell’aurora e visto il calo demografico che affligge l’Italia, ricordo che si ritiene che chi nasca in un giorno di aurora sia benedetto dalla fortuna.
La romanza “Mattinata” di Leoncavallo esprime tutto lo stupore che genera la visione dell’Aurora, la quale si presenta in questa canzone di bianco vestito, in altri luoghi è in “abito rosso” mentre i popoli del nord la conoscono come la “signora in verde”.
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