Ciao Giulia,
in molti si chiedono perché la tua “storia” sembra aver fatto più scalpore di altre: in effetti, se ci pensi, tutte le donne vittime di femminicidio subiscono il medesimo reato. Secondo la mia personalissima opinione, tu stavi raggiungendo un riconoscimento, la Laurea, che, come mi hanno insegnato e comprendo, non significa poter comandare il mondo. Però, quel giorno è “tuo”, magico, il risultato di numerosi sacrifici, spesso non percepiti dalle persone che non hanno frequentato. Quel giorno, l’alloro ti avrebbe reso ancora più raffinata, nella tua immagine fanciullesca. Sì, perché, come accennavo, in qualche selfie e in qualche filmato che, ora, vengono diffusi, non sembri il prototipo di quasi ingegnere, o seriosa, quasi diffidente, o vanitosa. Il certificato di Laurea l’hai ricevuto. La più che meritata festa, con i tuoi familiari e gli amici, prima di incontrare quel mostro che tu, invece, empatica, proteggevi, quasi sentendoti tu la causa del suo malessere. Vi siete conosciuti lo scorso gennaio, probabilmente vi siete regalati anima e corpo, però non avete siglato un contratto. Il matrimonio, sentimenti a parte, è un contratto, però, dal 1974, può essere sciolto se non addirittura annullato, di conseguenza, qualsiasi altra relazione può conoscere alti e bassi e una conclusione. La coppia può decidere di frequentarsi, conservando le prime esperienze in uno scrigno di sensazioni, che, spesso, le percepisci alla prima occasione.
Giulia, non vorrei rimproverarti, però la domanda, che spesso sorge e di cui nel messaggio, che tuo padre e tua sorella han diffuso, hai incluso la risposta, è perché ti sei presentata a quell’appuntamento. Non può incolparti se non lo ami.
Ragazze, dobbiamo ripeterlo come una legge da osservare, quasi più di altre: esiste un ultimo appuntamento e, se proprio deve essere l’ultimo, è perché quasi sempre la donna diventa vittima della stessa persona che, per mesi e, peggio, anni, ha coinvolto la tua parte migliore, la stessa che ti ha ridotta a umiliarti per lui. Quando subisci molestie da chi ami, hai un’ingiustificabile forza che ti salva da te stessa: la tua mente torna a quegli attimi, che puoi trovare solo delle frasi che riempiono i diari degli adolescenti, quando credevi che l’amore fosse quel “vocìo di farfalle nello stomaco”. Emarginiamo le tragedie e celebriamo le coppie, che, nonostante litigi e anche qualche breve pausa nella loro relazione, festeggiano traguardi, come mezzo secolo di occhi negli occhi, qualche muso lungo e, la sera, prima di dormire, chiedersi scusa. Perché lo stress ci fa perdere l’energia che conserviamo.
Nel secolo scorso, nelle famiglie “patriarcali”, uno schiaffo da un uomo è stato preso, raramente “ricambiato”; numerosi problemi che affliggevano gli adulti e l’infanzia non era l’età in cui essere tutelati dai sentimenti negativi del mondo. Qualche padre avrà anche alzato la voce con i figli e, oggi, proprio quegli stessi figli ringraziano i genitori di quei “no”, che li hanno aiutati a crescere, comprendendo le migliaia rotte che avrebbero potuto scegliere, commettendo errori anche irreparabili.
Giulia, il tuo volto e il tuo comportamento fanciullesco nascondevano già quel “Dottoressa” che ti avrebbero urlati i familiari, gli amici, e, forse, il tuo ex, il 16 novembre, giorno della tua discussione dell’elaborato.
No, hai fatto bene a non aspettare che lui sostenesse gli esami, poiché uno “malato” avrebbe trovato un altro motivo per farti soffrire, ogni qualvolta to avesse ritenuto migliore di lui.
Se da Lassù ci senti, quante lacrime, discussioni avvolte da rabbia, preghiere: complice la vicinanza del 25 novembre e del femminicidio come “ordine del giorno”, noi donne siamo arrabbiate con l’universo maschile e poco importa se qualcuno di loro evidenzia che non sono tutti uguali. Che magra consolazione: qualsiasi donna non vorrebbe conoscere l’altro sesso e la razza umana si estinguerebbe. Non mi conosci e non sono mai stata così scontrosa come in questi giorni. Sentirmi dire:” Che bella ragazza” mi infastidisce. Non voglio complimenti dagli uomini, solo “scuse”, perché, ad esempio, anche in paesi con solo centinaia di abitanti, non ci sentiamo “ a nostro agio”, né di giorno né la sera.
Uomini, ricordatevi che siete in questo mondo, perché una Donna vi ha offerto questa possibilità: non giocatevela, umiliando voi stessi e i vostri genitori.
Giulia, discuti il tuo elaborato alla “commissione alata”, che ti consegnerà molto più che il diploma di Laurea. In aula, la mamma e tutte, sì, penso tutte, le vittime di femminicidio partecipano e potrete organizzare una festa, forse vi erano proibite e, oggi, vestitevi, truccatevi e sorseggiate: nessuno vi sfiorerà. Oggi e nell’eternità di questa seconda esistenza, potete essere chi volete, parafrasando anche un film, campione dell’estate scorsa:” Barbie”. Non è un consiglio, è un ordine: riprendetevi ciò che vi è stato tolto.
Sorridete, è un po’ tardi, però siete libere.