La cannabis è una pianta che appartiene alla famiglia delle cannabaceae che suscita interesse e discussioni da secoli. La cannabis ha una vasta gamma di usi, che vanno dalla medicina all’uso ricreativo, ma le opinioni sulla sua legalizzazione e regolamentazione sono fortemente contrastanti
Quello che a me interessa approfondire in questo articolo sono le diverse applicazioni attuali e futuribili nel campo della medicina senza entrare nel merito del resto.
Gli ingredienti attivi della pianta, noti come cannabinoidi, hanno dimostrato di avere effetti terapeutici su tutta una serie di patologie.
Per capire meglio, ad esempio, il cannabidiolo (CBD) e’ stato utilizzato per alleviare il dolore cronico, ridurre l’ infiammazione e trattare disturbi. dell’umore come l’ ansia e la depressione. Allo stesso tempo, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e’ il principale composto psicoattivo della cannabis entra come terapia per ridurre la nausea e stimolare l’appetito in pazienti affetti da cancro e AIDS. Tuttavia l’ uso medico, anche questo, rimane molto controverso in tanti paesi.
Alcuni sostengono che le prove scientifiche non sono ancora abbastanza solide per giustificare una regolamentazione ampia, mentre altri ritengono che la cannabis abbia, sottolineo da un punto di vista medico, un potenziale inesplorato che dovrebbe essere accessibile per fini medici.
Dal 2006 in Italia i medici possono prescrivere preparazioni magistrali da allestire da parte del farmacista autorizzato in farmacia, utilizzando Dronabinol o sostanza attiva vegetale a base di cannabis ad uso medico.
Dal 2013 anche i neurologi possono accedere a prescrivere un prodotto registrato come medicinale a base di estratti di cannabis per ridurre gli spasmi dolorosi nella sclerosi multipla.
Nel 2016 l’Italia ha avviato una produzione nazionale di cannabis per uso medico presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze ( SCFM) grazie alla collaborazione del Ministro della Salute e il Ministero della Difesa, in modo da garantire l’accesso a tali terapia a costi adeguati e in modo sicuro.
La cannabis è stata oggetto di interesse nella terapia del dolore per diversi anni, ma capiamo che cosa vuol dire la Terapia del Dolore. La Terapia del Dolore, la cui definizione troviamo su internet, è una disciplina della medicina che si occupa della diagnosi e della cura del paziente affetto da sintomatologia dolorosa acuta e cronica. Gli ingredienti attivi della cannabis, cioè i cannabinoidi, possono interagire con il sistema endocannabinoide del corpo, che coinvolto nella regolazione di varie funzioni, tra cui la percezione del dolore. L’uso della cannabis nella Terapia del Dolore è stato studiato in diverse condizioni, come il dolore cronico, il dolore neuropatico ( dovuto a danni nei nervi) e il dolore associato a malattie come l’artrite.
L’anno scorso il Dott. Luca Ferrero ,specialista in Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore, con studio a Torino, grande studioso degli effetti della cannabis e con al suo attivo numerosi pazienti trattati sia con la cannabis medica che con l’ ozonoterapia, mi regalò un libro dal titolo:” La canapa: un tesoro medicinale”. Questo libro, scritto nel 2022 a quattro mani con il Dott. Giuseppe Brancatelli , il Dott. Salvatore Marasà e la Dott.ssa Monica Premoli, risponde a tante domande sull’argomento in una lingua chiara e diretta.
Dott. Luca Ferrero cos’è la Terapia del Dolore e come entra la cannabis per ridurre il dolore?
“La Terapia del Dolore è un insieme di approcci medico terapeutici , volti a gestire, alleviare o ridurre il dolore in individui adulti affetti da condizioni dolorose acute o croniche, benigne o neoplastiche. L’obiettivo principale che ci poniamo è di migliorare la qualità della vita dei pazienti riducendo la percezione del dolore e aumentando la loro funzionalità. L’uso della cannabis per la terapia del dolore può essere efficace perché ne riduce l’intensità E’ importante sottolineare che il suo uso deve essere valutato caso per caso, tenendo conto dei rischi e dei benefici individuali. Per questo è fondamentale rivolgersi ad un medico esperto che possa fornire una consulenza adeguata e seguire le linee guida legali e regolatorie del proprio Paese per quanto riguarda l’ uso della cannabis a fini terapeutici. Per me è molto importante prima di ogni terapia procedere attraverso una anamnesi del paziente, ad una conoscenza completa del suo stile di vita, perché spesso il dolore si accompagna al disagio psicologico e ai disordini alimentari o altre cause che, per quanto possibile, vanno rimosse insieme al dolore. Il dolore rende spesso il soggetto inabile sia da un punto di vista fisico che emotivo.
Quali patologie, Dott. Luca Ferrero, traggono vantaggio dalla cannabis?
“La cannabis è stata utilizzata per migliaia di anni per trattare il dolore cronico e uno degli utilizzi terapeutici più promettenti dei fitocannabinoidi è quello del suo effetto antidolorifico. Fino ad ora il beneficio terapeutico più importante è stato osservato sul dolore neuropatico. Proseguendo i cannabinoidi possono aiutare a gestire i principali sintomi della sclerosi multipla, la rigidità muscolare, la spasticità e il dolore cronico. Il THC agisce con efficacia contro la nausea e il vomito di pazienti sottoposti a chemioterapici e inoltre l’azione iperfagica del TCH o meglio del CBN, stimola l’appetito amplificando il piacere del cibo o riducendo gli effetti negativi sulle abitudini alimentari causati da altri interventi terapeutici. Potrei proseguire con l’effetto ipotensivo nel glaucoma, come nel trattamento dei tic involontari del corpo e facciali nella Sindrome Gilles De La Tourette.”
Lei insieme ai suoi colleghi ha scritto che la canapa è una pianta dalle mille risorse.
” Demonizzata per quasi un secolo, la canapa stà lentamente recuperando lo spazio che le spetta nel rapporto millenario con l’uomo. La scienza moderna ci permette di spiegare oggi, in modo incontrovertibile ciò che i nostri antenati intuivano, ovvero che la canapa è un tesoro medicinale ,un rimedio versatile, utilizzato per combattere malesseri e vere e proprie malattie. Normalmente, prosegue il Dott. Luca Ferrero, nella realtà di oggi, l’utilizzo dei cannabinoidi rappresenta ” l’ultima spiaggia” di chi, dopo averle provate tutte, si affida alla canapa. Questo spesso è il modo sbagliato di usare la canapa.”
Virginia Sanchesi
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