Anna Venturini, fotografa pavese, già autrice con l’amica, Barbarah Katia Guglielmana, del libro “Andavo per nuvole e onde”, ha frequentato l’istituto BAUER di Milano e i corsi della fotografa documentarista, Giulia Nausicaa Bianchi.
Il progetto racconta un atto di dovere verso se stessi, ma anche di un coraggio, che solo un sentimento non vissuto come si sarebbe meritato, invade anima e mente di una giovane donna, da poco quarantenne. Valeria ha una famiglia che la ama, però questo rapporto viene, in un momento, raggelato da una notizia: lei non è la loro figlia naturale, ma venne adottata il giorno dopo esser stata, purtroppo, abbandonata. questo aspetto della sua esistenza le suscita numerose sensazioni, che la inducono a conoscere meglio le proprie origini. La storia è a lieto fine, se lei è qui a raccontarla, ma l’inizio, il suo vero Io, è burrascoso.
Un quotidiano milanese, stampato il 5 marzo 1978, contiene un articolo che le appartiene: la bambina protagonista di una condizione di degrado è proprio lei.
Quell’articolo è attuale e nonostante, oggi, molte siano le istituzioni che accolgano bambini, proveniente da contesti di difficoltà: in pochi giorni, alcuni neonati sono stati ritrovati in posti, in cui solo l’irrazionalità, conseguente a una disperazione.
Valeria compie questa ricerca nel suo luogo di nascita, Cetraro, in Calabria, con l’amica fidata, Anna, che l’accompagna anche “graficamente” e creandole una narrazione su misura.
Il titolo, invece, dell’esposizione fotografia, Nuda Veritas, nelle giornate del 20 e 21 maggio, presso la Chiesa sconsacrata di santa Sofia, a Torre d’Isola, è “prestato” dal nome di uno dei quadri a più alto contenuto simbolico dell’artista austriaco Gustav Klimt. L’artista viennese si ribella all’ideologia conservatrice, che impernia la società dell’ Ottocento, in quasi tutto il Nord Europa.