Ho immaginato l’articolo, quando ho visitato questa città, in un pomeriggio molto caldo e che fosse ben lungi da quello che è accaduto e continua a far soffrire la spensieratezza in antonomasia!
Il turista che giunge a Imola ha come prima impressione un ampio senso di spazialità: la con la guida turistica, una passeggiata, abbracciando più aspetti, dall’arte, alla storia, al folklore.
Iniziando con l’osservazione del più frequentato “lavatoio”, costruito per l’alimentazione dei mulini e l’irrigazione dei campi, il Canale dei molini è la più antica opera pubblica esistente sul territorio imolese, funzionante ad oggi.
La permanenza di Leonardo da Vinci pone in rilievo anche l’ambito ingegneristico: egli disegnò la mappa di Imola, prima pianta zenitale e più antico esempio di pianta di città oggi conservato.
Il nobile Cesare Borgia gli commissionò progetti, nel 1502. Leonardo elaborò la famosa planimetria urbana, con intuizioni tecniche moderne e gusto pittorico, e tracciò anche alcuni schizzi dei quartieri antichi. I documenti, oggi, appartengono alle collezioni della Monarchia inglese.
La Rocca Sforzesca, di origine duecentesca, è indubbiamente l’edificio che risalta maggiormente nello skyline. Il complesso, internamente visitabile, ospita una rara collezione di armi antiche, un prestigioso allestimento di ceramiche medievali e rinascimentali e un percorso di realtà aumentata, in cui è Leonardo stesso che narra la storia della Rocca.
L’architettura è fortificata tra Medioevo e Rinascimento: infatti,
le sue origini risalgono al 1261. Sul perimetro della struttura originaria s’impostavano ben nove torri quadrangolari, solo una decima torre, il mastio, campeggia tuttora al centro del cortile interno.
La raffinatezza la si incontra a Palazzo Tozzoni, i cui arredi sette e ottocenteschi sono conservati e raccontano la famiglia aristocratica, residente lungo cinque secoli.
I numerosi oggetti, disseminati nelle stanze, rappresentano la famiglia, che vi abitò, con l’ultima erede, Sofia Serristori Tozzoni, che decide di offrirlo alla città.
Originari di Lucca, i Tozzoni si trasferirono a Imola nel Quattrocento e divennero i protagonisti della vita cittadina. Il matrimonio era un “affare economico”: i legami sono celebrati negli stemmi ricorrenti sulle pareti, nei dipinti e sui mobili: il cervo rampante dei Tozzoni si affianca alle insegne di casati potenti di Imola, Modena, Roma e Firenze.
Nel 1818, il conte Giorgio Barbato e Orsola Bandini commissionano, in seguito al loro matrimonio, la ristrutturazione dell’ala est del piano primo con la creazione dell’ “appartamento impero” anch’esso esito di una sintesi stilistica unitaria, qui improntata al gusto neoclassico, grazie a due faentini: l’ebanista Angelo Bassi per la mobilia e l’ornatista Pasquale Saviotti per le decorazioni delle pareti. In centro, predomina il colore del “cotto”, su volontà di Caterina Sforza, la contessa guerriera del Rinascimento, figlia del duca di Milano.
Una preghiera che si limiti quest’assurdità: commovente è la frase in cui si afferma che, in questi giorni, la regione è divisa a metà!