Pavia, 9 aprile.
Sul lato ovest di Piazza della Vittoria, si affaccia l’edificio dell’ex-Municipio di Pavia, il “Broletto”, che ospita più sale, che si adibiscono secondo l’eisgenza Mentre mi avvio verso l’entrata principale, rimango colpita dai quadri, abbastanza di grandi dimensioni, dai colori accesi e da paesaggi che offrono serenità. Paesaggi? Non proprio: quelli li osservo con i miei occhi, lungo il Basso Oltrepò.
Un connubio fra amici:
sì, può sembrare un caso, ma è l’ occasione in cui, a pochissimi metri di distanza, all’interno del Broletto, accade di ammirare due esposizioni artistiche, attribuite a due amici, Alberto e Riccardo, provenienti dalla medesima città, Pavia, con, in comune, il modo di rappresentare le emozioni: dipingendo.
Riccardo Grignani, prima di definirsi un’artista, ammette in modo simpatico, che deve optare per una tecnica più definita: al momento, pensa a esprimersi, soddisfando la sua voglia di evadere dai ritmi quotidiani, isolandosi, in media circa sette ore al giorno, con: carte, matite, pennelli e colori, semplicemente ascoltando dentro di sé quello che gli suggerisce l’anima. Quasi, però, non le offre il tempo di riflettere: mi presenta uno scatto, mentre è seduto, dando le spalle all’obiettivo, poiché colto di sorpresa, nell’angolo della propria abitazione, con i suoi attrezzi. Lui si siede e prende una matita e un foglio: tracciando linee, da bozzetto ottiene, impiegando in media sette ore. Ore che trascorre in solitaria, in cui offre un regalo prezioso a sé stesso: leggersi dentro e comunicare qualsiasi stato d’animo. Egli segue il suo guizzo di fantasia e la prova sono alcuni esempi esposti nella Sala delle Arti Contemporanee, che si affaccia in Piazza della Vittoria: non di ampie dimensioni, ma sufficiente a far catturare l’attenzione e, in questo caso, anche l’attenzione dei bambini e degli adolescenti può essere attratta, poiché i toni accesi e le stesse forme appaiono quasi in modo buffo, il che non significa “banale”, anzi questo potrebbe essere un valore aggiunto: è ora di far amare l’arte e non solo quella a fumetti, anche ai “nuovi” studenti, abbracciando l’obbiettivo di avvicinarli all’indecifrabile patrimonio umanistico, che è l’arte.
Non è semplice definire la sua tecnica, seppure egli abbia iniziato il proprio percorso con i capolavori di Henry De Toulouse Lautrec, seguito di Manet, Monet e Gaugin, interpretandoli però secondo una opinione individuale.
La sua professione, però, non lo vede con blocchi da disegno, quanto con gessi, lavagne e cattedre: egli era un maestro delle scuole elementari; oggi, invece, insegna religione all’Itis Cardano, di Pavia, uno degli istituti un po’ caotici per l’elevata presenza di alunni, però tra i maggiormente richiesti nel mondo professionale. La sua materia, soprattutto in un programma didattico, in cui si parla con numeri e algoritmi, sembra una vera e propria ora di evasione: questo non la rende un momento di svago, riducendo l’occasione di ascoltare e parlare di temi attuali, spesso anche più ampi delle loro giovani menti, con l’aiuto di un adulto, che aiuti loro a riflettere e non solo da una prospettiva cristiana. Essa, infatti, è un’ora di divulgazione della conoscenza e, come sostiene un’alunna, Aurora, che è giunta, mentre parlavamo, il professore sa come confrontarsi e far confrontare i ragazzi.
L’obiettivo della lezione è arricchire i giovani, sempre più disorientati, nella capacità di cercare e credere in valori, che li accompagnino in questa realtà, così frammentaria.
Con gli occhi che brillano quando mi racconta sia dalla sua breve, ma intensa formazione artistica, presso l’Ar. Vi. Ma., in via Nazario Sauro, celebre scuola d’arte, ancora oggi attiva e alla ricerca di nuovi alunni.
Questa è la sua prima esposizione improvvisata, in cui un po’ incredulo su quanto valessero queste tele, ed ha accettato l’ invito nel come accennato in precedenza dall’amico e, ora, collega, Alberto Barbieri.
Alcune tele, tra cui quelle che potete osservare alla conclusione dell’articolo, potrebbero diventare anche copertine di libri per bambini e immagini, con l’ intervallo tra una pagina e l’altra. Egli non incontrerà particolari difficoltà nell’ instaurare un rapporto con le nuove generazioni.
Riccardo non si pone nel ruolo di venditore: gli è già accaduto ed è disponibile a disegnare sia una copia dei suoi, sia una nuova tela, anche ascoltando i suggerimenti della richiesta. Egli non ha pretese: si sta solo cimentando in quello che può essere definito un esperimento e che, però, potrebbe assumere un ruolo ancora più centrale, nella sua vita, poiché le competenze di certo non gli mancano.
Il locale è stato allestito da riccardo, con il volonteroso aiuto di qualche alunno, tra cui Aurora stessa. Casualmente, è entrato un curatore che si è offerto di fornire qualche miglioria: come, ad esempio, la disposizione dei quadri, affinché emerga la loro essenza.
Vi ricordate l’album del collage?
Alcune tele sembrano, da lontano, costruite con quella tecnica: invece, sono frutto di una passione del disegno, a mano libera, e questo è già un rilevante sintomo talentuoso, una competenza innata che può scegliere una direzione, come biglietto da visita, però anche una visione poliedrica potrebbe essere ben accetta nella sfera dell’espressione.
L’auspicio è che qualche esperto si accorga di questo artista emergente, che stava commettendo un grave errore: riporre le sue tavole, anche quelle dipinte in gioventù, nella soffitta, quando, invece, meriterebbero anche di accedere a una galleria.
Se avete l’occasione di fare un giro a Pavia, sia la mattina, sia il pomeriggio, regalatevi due mostre d’arte, a ingresso gratuito, nello stesso Palazzo, che anch’esso di storia ne avrebbe da raccontare: nel pomeriggio, avrete una maggior probabilità di incontrare gli autori e rimarrete coinvolti da quanta umiltà si distingui il professore: un valore così raro, ai giorni nostri, che lo si possa ritrovare solo se disegnato.
Vi piace questa calligrafia? Willy Wonka lo riconosciamo, ma la bravura nel “raffigurare” i caratteri penso sia assoluta: merito della quindicenne Aurora!