Cultura e MusicaIl punto di Bruno

Il Maurizio Costanzo show continua a reti unificate

La morte è una Autorità che non guarda in faccia nessuno. Tratta tutti alla pari: i poveri, i ricchi, i famosi, i potenti e gli anonimi. Il Principe De Curtis, in arte Totò, ne sintetizzò in forme esemplari il suo “còre” ne “la Livella”. Il mio amico ing Adriano Faroppa, ex Dirigente della Provincia di Savona in pensione, ha evoluto così la premessa: “La Morte è un Autorità Suprema che politicamente è di “sinistra”, perché tratta i poveri come i ricchi. E’ anche politicamente di “destra” perché è molto autoritaria. Simpatizza per il “centro” perché illude i cristiani che li può portare in Paradiso”. Chi scrive resta convinto che la morte finale avviene quando Lei decide, spesso all’improvviso; a volte, dopo tanti dolori e numerosi stenti. Maurizio Costanzo è stato chiamato in silenzio a 84 anni senza preavviso e senza appello. Ciò che mi ha lasciato basito, e anche sbalordito è la cesura e la giustapposizione tra la quiete e la silenziosità della sua dipartita dal mondo dei mortali e il chiassoso frastuono del post mortem alimentato a reti unificate per molti giorni interi dopo il 24 febbraio ultimo scorso.
Maurizio Costanzo non è stato solo un grande giornalista e comunicatore, ma anche uno scrittore, un psicologo, un sociologo, un futurista di prima grandezza; e, quindi un eclettico innovatore e anticipatore delle aspettativee dei bisogni delle TV in una moderna società in continua evoluzione. Eppure tutte queste “doti” di per sé non bastano a spiegare e motivare “il fenomeno Costanzo”. Secondo il mio punto di vista le variegate e sinergiche competenze del Maurizio “nazional popolare” si sono intrecciate con un’altra caratteristica peculiare.
Maurizio Costanzo è stato il più autorevole (nel senso positivo e gramsciano del termine) Navigator o Collocatore o Talent Scour di qualche milionata di aspiranti artisti nei circuiti televisivi. Maurizio Costanzo ha fatto la fortuna di migliaia di talenti veri, ma anche no! (Mediocri, Maschere e, a volte, Nullità e Quaquaraquà sono sfilate nei suoi format e ..poi nelle fiction e in posti di rilievo della politica e delle più diverse Istituzioni o Reti del Potere). In una delle sue ultime interviste, quasi lo confessa: “i miei meriti andrebbero suddivisi in tre parti, il mio intuito, le relazioni con la mia vasta area di interlocuzione e il talento (di Chi aveva qualcosa da dire di nuovo in Tv); ma ho ben contezza di aver promosso tanti che, pur volendo apparire, non avevano granché da offrire e dire al pubblico televisivo”. Ciò che proprio non mi convince è il tentativo acritico, spintaneo e populista del declamarlo “Santo Laico Subito”, manco fosse stato, in vita, non dico Padre Pio o San Giovanni Paolo, ma manco (che so) Guglielmo Marconi, Rita Levi Montalcini, Quasimodo, Natta o Dulbecco.
A me pare di intravedere un pochino di esagerazione con la prematura beatificazione di Maurizio Costanzo e con l’esegesi dei suoi “manuali” di nuovi format Televisivi. Il consuntivo, in particolare dei Grandi, andrebbe sempre un po’ soppesato; come andrebbero criticamente colte sì le tante luci, ma anche qualche ombra di troppo del suo agire pubblico e privato: anche al netto della sua iscrizione alla P2 e al suo significato non riconducibile a un atto inconsapevole “di una semplice scemenza”. La lettura che va per la maggiore dei suoi acritici esaltati agiografi, è che la iscrizione alla Loggia Massonica deviata del Golpista corruttore Lucio Gelli, sarebbe un errore di valutazione giovanile. Mi permetto di non essere d’accordo, perché non esiste in natura un uomo del tempo che fu, in attesa di adesione alla Loggia, che non sapesse cosa volesse dire l’iscrizione alla P2 e al suo progetto “deviato” di delegittimazione delle Istituzioni Democratiche e Repubblicane nate dalla Resistenza o dello scambio delittuoso tra i Poteri (anche mafiosi e malavitosi) che si consumavano nella e tra la rete degli iscritti alla P2. Penso ad esempio, che la sua autorevolezza per “collocare” Talent men and women non sia del tutto aliena dalla iscrizione alla P2. Penso ancora alla sua consapevole voluta scelta della Televisione privata commerciale, al rapporto perenne, anomalo e una tanticchia incestuoso con Berlusconi, ai prodromi in nuce di una certa TV litigiosa e unicamente volta dell’audience, che pur costituiscono la nascita e l’humus e anche la crescita esponenziale dei successivi programmi spazzatura e delle derive populiste degli ultimi lustri; per sottacere di alcuni programmi cult coinventati con la quarta moglie Maria De Filippi. Poi il suo cuore era giallorosso …e gli si perdonava tutto! (Almeno io). Tutto ciò detto, gli vanno riconosciuti grandi meriti professionali e una straordinaria intuizioni mediatiche nel plasmare e innovare la nuova TV commerciale e nel renderla, sempre più competitiva e attraente rispetto alla TV pubblica generalista e lottizzata dal potere politico…esattamente come la commerciale era egemonizzata da Berlusconi e dai suoi sodali. Non si riuscirebbe nell’immagine lavoro di reggere per 40 nuovi anni il format del “Maurizio Costanzo show” facendo fare la “passerella” ad oltre 40mila personaggi di varia natura e qualità, senza essere un grandissimo comunicatore riconosciuto e un immenso Giornalista di Razza. Mi piace chiudere con il ricordo vergato da Chicco Mentana sulla sua testata Open che ha definito Costanzo “un pezzo forte, un pilastro centrale della televisione italiana, e prima della radio, lungo cinquant’anni di storia nazionale. Uso la parola storia non a caso. Costanzo l’ha scandita a più riprese”. Ciao Maurizio: Sit tibi terra levis, (che la terra ti sia lieve)…Riposa in pace.

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