Il borgo venne innalzato su uno sperone tufaceo, fra i torrenti Folonia e Calesine.
I suoi primi abitanti furono agricoltori e pastori, che si insediarono nel VII secolo a.C., epoca alla quale risalgono le tombe più antiche della necropoli etrusca. Sotto il dominio romano, Sovana assunse la denominazione di “Municipium” e, fra il III e il I secolo a.C., crebbe in prosperità, poiché riconosciuta un centro proficuo, di agricoltura e commercio.
Agli inizi del IV secolo d.C., si diffuse il Cristianesimo e, nel VI secolo, il Papa la scelse come sede vescovile.
Venne governata dagli Aldobrandeschi.
Fra il 1014 e il 1028, nacque Ildebrando, divenuto Papa Gregorio VII, protagonista della lotta per le investiture fra papato e impero, che culminò nella scomunica di Enrico IV: l’imperatore fu costretto a scendere a Canossa, dove Gregorio VII si trovava ospite della contessa Matilde, e rimase in penitente attesa per tre giorni finché il pontefice non revocò la scomunica.
Il borgo che oggi si ammira è costituito da pochi edifici sopravvissuti alle vicende storiche: l’abitato si sviluppa entro uno spazio delimitato dai due monumenti più imponenti, il duomo e la rocca aldobrandesca. Il duomo, intitolato a san Pietro, si eleva isolato sul luogo, forse, dell’antica acropoli.
Nella navata destra, si trova l’urna di san Mamiliano, costruita nel 1490 quando il corpo del santo venne rinvenuto nella chiesetta di Sovana a lui intitolata, ubicata nella piazza del borgo. La parte più antica della chiesa è la cripta, cui si accede dal presbiterio.
L’abitato di Sovana si raccoglie attorno alla sua piazza principale, sulla quale affacciano il palazzo Comunale, l’ex chiesa di san Mamiliano, palazzo Bourbon del Monte, la chiesa di santa Maria, la loggia del Capitano e palazzo Pretorio. Il palazzo Comunale si riconosce per il suo campanile a vela e l’orologio.
Le monete di Sovana sono state da alcuni associate al celebre “tesoro di Montecristo” descritto da Alexandre Dumas nel suo romanzo: Dumas infatti si basò sulle leggende popolari che raccontavano di un tesoro nascosto nel monastero di San Mamiliano sull’isola di Montecristo. Le leggende celavano un fondo di verità: in effetti il tesoro era nascosto sì nella chiesa di san Mamiliano, non sull’isola di Montecristo ma a Sovana. Le monete sono esposte nel Museo ospitato all’interno dell’ex chiesa, insieme ad altri reperti rinvenuti nel corso degli scavi.