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SIRMIONE E CATULLO: NUOVE STRAVAGANZE IMPERIALI. Eccezionale esperienza di visita notturna, con il contemporaneo della grande bellezza antica.

“Sirmio Ocella”, Sirmione Gemma del Lago di Garda, per il secondo anno è ospite di un importante intervento artistico d’installazioni d’arte contemporanea, di tipo non permanente: dureranno sessanta giorni, giugno e luglio 2022, le sei installazioni nella villa romana affacciata sul lago, detta di Catullo, in un percorso di visita notturna, che cambiano il senso a un luogo di grande importanza nel panorama attrattivo italiano. Infatti, come S. Gimignano (SI), Asolo (TV), Stresa (NO), Bellagio (CO), S. Margherita ligure (GE), Pietrasanta (LU), Tivoli (RM), Gubbio (PG), Cortina d’Ampezzo (BL), Assisi (PG), Ravello (SA), Amalfi (SA), Sanremo (IM), e molte altre località di piccola-media dimensione, Sirmione è nell’elenco delle mete turistiche italiane di secondo livello o complementari di un principale Viaggio in Italia, fatto di Roma, Venezia, Verona, Bologna, Milano, Firenze, Perugia, Napoli, Palermo o di una lunga villeggiatura al mare o in montagna. Artefici, i tour operator mondiali, quelli che spostano i milioni di posti-letto, e che fanno il successo delle Aree di Destinazioni Turistica di migliore organizzazione nel globo: e Sirmione c’è, è presente.

La capacità ricettiva del Comune di Sirmione, poco più esteso della piccola penisola lacustre, è infatti di alcune migliaia soltanto di posti-letto, che arrivano a circa 40000 in tutto il Grada bresciano, contributo a un’area complessiva, l’intero bacino gardesano, che in anni buoni di stagione piena attrae anche 7 – 8 milioni di presenze, terza area geografica in Italia dopo litorale romagnolo di Rimini e Riccione e litorale veneto di Jesolo e Lignano.

In una superficie di pochi km quadrati, il paese oggi del bresciano, concentra curiosità e bellezze che stordiscono. La villa romana, che s’intuisce in tutta la sua straniante bellezza dai resti presenti, nasce inserita in un grande uliveto secolare e millenario. La via della Gallia, infatti, rasentava il lato sud del lago ed era piena di traffici commerciali; i romani, che odiavano quelli che Cesare nel suo “De Bello Gallico” chiamò “puzzolenti grassi animali” usati nella cucina a nord del Rubicone, erano sempre alla ricerca di luoghi dove plantumare l’olivo, che forniva quel grasso vegetale che essi tanto stimavano. Ed ecco nascere il grande uliveto circostante le “Grotte di Catullo”, che produce olio EVO di altissima qualità e versatilità gastronomica.

Il bacino è dunque clamorosamente nutrito e, su tali numeri, un intrattenimento elevato, come quello proposto da MAI Museum in collaborazione con Sole 24 ore Cultura, trova un mercato potenziale abbondante e disponibile. Ed è opportuno, perché lo spettacolo di produrre impressioni contemporanee nelle suggestive Grotte di Catullo è davvero molto affascinante. L’idea di aprire alla notte, col calare del buio, questo monumento archeologico, fruibile finora solo di giorno e già di per sé incredibile, è ottima. La fantasia dell’installazione multipla, sei installazioni dicevamo, che fanno prevalere il rosso dell’inferno, ci trasporta fino a vedere lo specchio del lago, ove ci si fermerà sorseggiando un cocktail speciale e sbocconcellando un panettoncino altrettanto speciale di sapiente ingredientistica, progettato ad hoc da quel simpaticone dello chef Andrea Mainardi. Non sono uno facile all’impressione né agli espedienti catartici, ma qui si tratta di un’esperienza decisamente psichedelica.

L’intervento di quest’anno a Sirmione, è più corposo di più di quello dell’anno scorso su quella risorsa strategica del turismo gardesano che sono le cosiddette “Grotte di Catullo”: che grotte non sono più, a differenza di quando i resti di questa geniale e sontuosa villa romana costruita tra il I a. C. al I secolo d.C. furono ritrovati, ricoperti dalla natura che aveva preso il sopravvento; fu appunto scavando delle grotte che riapparve in tutta la sua magnificenza una residenza che ancor’oggi sconvolge per la sua collocazione mozzafiato sul piccolo istmo proiettato dentro il lago Benaco. Sapevano già vivere, gli antichi Romani, e lì, dove erano state scoperte gradevolissime e benefiche fonti termali, fu qualche romano-veronese, forse proprio la famiglia dei Valeri, cui apparteneva il poeta Catullo, che decise di costruire quel tempio di bellezza e d’intelligenza. E allora ecco che con questa “Stravaganza Imperiale”, per una notte anche noi vivremo lì qualcosa di davvero unico, amplieremo quella bellezza e intelligenza con arte contemporanea, in un percorso certo rischioso, ma anche altrettanto sontuoso e impressionante.

Parte proprio dal giardino degli ulivi l’intervento di ri-significazione del luogo, concepito da Vera Uberti, curatrice italo-brasiliana (si vede, nell’uso dei colori e della abbondanza semiologica) della grandiosa operazione “Stravaganze Imperiali 2022”. Grosse forme sferiche anche lucide di sua manifattura vengono distribuite nell’uliveto, ed è già un primo shock, cui però ne seguiranno ben altri. Infatti, avanti con un serpentone tecnologico che di snoda a luci rosse lungo le suggestive architetture residue del bien-vivre di 2000 anni fa, e poi tre belle installazioni di David LaChapelle (ora in mostra al MUDEC di Milano con un’importante personale). Segue un interessante effetto immersivo di luci, suoni e vapore in quella che fu una piscina, e poi colpi d’occhio animati verso il grande lago con l’onda, evocativi di scenari infernali, effetti acustici sorprendenti, per finire nel vasto prato a valle, circondati dal silenzio del lago, tra gli alberi, per la famosa suddetta degustazione.

110 €. non sono pochi: il prezzo sembra non proprio popolare, ma ben calibrato. È una serata unica, che si ripete per 60 volte soltanto: costa meno della metà di una poltronissima alla vicina Arena di Verona, romanissima anch’essa come le Grotte di Catullo che, in contemporanea, sgancerà la sua atomica del programma del 99° Festival, a brand Zeffirelli.

Credo che il maestro avrebbe gradito questa appendice sirmionese, apparentemente lontana dal suo gusto, ma così dannatamente teatrale: pertanto, in virtù di una certa coerenza di target, suggerisco di prendere accordi con la Fondazione Arena e la Sovrintendente Cecilia Gasdia, dalla mente geniale a sua volta, per effettuare le opportune sinergie. “MAI (come l’organizzazione promotrice…) dire mai…”, anche se usciamo dal bresciano e dalla Lombardia, che ha tutti i titoli per essere orgogliosa di questo intervento, ma anche il dovere di farlo risaltare come un grande successo. Con gloria alle amministrazioni sirmionesi che, con Mattinanzi sindaco prima e ora con Carrozza al turismo, hanno dato slancio e coraggio alla millenaria Gemma del Garda. Rendere contemporanei i beni storici, artistici e architettonici è una missione benefica, che, sempre a poca distanza, è non più in Lombardia né in Veneto, sta perseguendo in Trentino il presidente del MART di Rovereto, Vittorio Sgarbi, con ottimi risultati.

 

Fare rete, quindi, con Arena di Verona e MART, il MUDEC di Milano in ovvia squadra, per aumentare il risultato, il successo di un’operazione coraggiosa e geniale. Da cui possono imparare tutte le mille località del turismo storico-artistico tricolore, numerosissime e stupende.

Bravi, a Sirmione, anche grazie a MAI e Sole 24 ore Cultura.

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