Le femmine, quando vogliono, sfoderano maggior cattiveria, perché, non sia un luogo comune, ma i maschi, litigano, si picchiano, ma, quasi dopo un secondo, nella maggior parte delle situazioni, fanno pace. Le ragazzine, nell’età adolescenziale, soprattutto, coltivano quel malessere di “inferiorità”, che, spesso, fa loro percepire un mondo distorto, che non le accetta. E, se il problema è del gruppo in cui sono inserite, qualsiasi altra ragazza p obiettivo da ridurre in dignità, se non “eliminare”, auspicando una metafora. Il problema è che loro, in sé, non la “eliminerebbero” in modo fisico, ma potrebbero condurla, inviandole continue vessazioni, a “eliminarsi” in modo indipendente. L’elevato richiesta di aiuto psicologico ne è un allarme e, soprattutto, occorre che adulti, tra cui famiglia, insegnanti ed educatori, segnalino ogni “perplessità” a coloro che possono comprendere e aiutare la ragazza, compreso l’opinione e un percorso con un esperto della psiche.
L’Istituto Superiore di Sanità ha dato degli utili consigli per muoversi in caso di pericolo: occorre chiamare il 112, numero di emergenza, senza esitare, né rimandare in caso di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica.
L’ App You Pol consente ai giovani di comunicare con la Polizia di Stato, presentando il problema e, se costituiscono una prova, inviando testi, immagini e video, anche anonimi.
Spesso, la ragazza più silenziosa della classe non è solo quella più ubbidiente, ma anche quella che avrebbe molto da sfogare. Coinvolgendola, aiutiamola nell’essere più presente. Zittiamo “le bulle”, le quali dovrebbero imparare dalle compagne che deridono. E lo sanno.