L’ economia italiana è molto instabile dalla crisi che subì nel biennio 2008-2009.
Lo scorso 11 marzo, quando L’OMS ha dichiarato il Coronavirus pandemia mondiale, la già problematica situazione è quasi crollata, sia per le famiglie, sia per le piccole e grandi imprese.
Ovvio, coloro che si rialzano facilmente sono gli stessi che godono di una posizione già forte sul mercato, ma, in alcuni settori, la chiusura totale delle attività per oltre tre mesi, ha influito molto e, solo durante l’estate, qualche raggio di sole, non solo metaforicamente parlando, è tornato nei loro bilanci.
L’Italia è un Paese a cui manca poco, ma la non valorizzazione delle sue risorse, in primo luogo, di quelle turistiche, è una grande lacuna per le proprie finanze e va colmata, anche solo per offrire la dignità di un territorio longevo, che ha conosciuto vittorie e sconfitte, ma non si è arreso.
Questo isolamento e questo rallentamento forzato ci hanno fatto riscoprire alcuni dettagli e sensazioni perse nel tempo: con un ritmo in media molto elevato, tra giovani e fascia media di età, quasi invidiavamo i nostri anziani, seduti a svolgere “i vecchi mestieri”.
Un decreto che obbligherà a nuove restrizioni, causa l’incremento dei contagi nel Paese, fa tornare quella paura di quei giorni, lontani da tutto e da tutti. Prima di arrivare al peggio, facciamo la nostra parte, proteggendoci e proteggendo il prossimo, ma anche stilando una lista di attività che non siamo soliti fare. In queste giornate, in cui il sole, pur già freddo, splende è il momento più proficuo a godersi passeggiate o corse all’aria aperta, fermandoci anche ad ammirare la natura che ormai è autunnale. I piccoli comuni hanno risentito maggiormente del lockdown; tuttavia, il vantaggio di godere quel po’ di libertà, grazie ai numerosi campi e ai centri, non trafficati né da pedoni e ancor meno da automobili, ha offerto alle persone quell’occasione di percepire i pro e i contro della campagna e della città: a seconda delle circostanze, nessuna vale meno dell’altra.
Lungo le rive del Po, a confine tra Verrua e Rea, realtà di circa 1000 abitanti, a venti minuti da Pavia, è possibile scorgere una scorciatoia che porta in un’ angolazione da cui è possibile ammirare tramonti suggestivi e, la scorsa primavera, essi hanno contribuito ampiamente a regalare un po’ di ossigeno al cuore e alla mente, quell’ossigeno che avremmo voluto regalare a chi non poteva concedersi questi momenti di spensieratezza, sempre che di spensieratezza si possa parlare.
Alcuni paesi, sparsi nella Provincia, sono anche noti per rappresentare le tappe della cosiddetta “Via Francigena”: nonostante i budget ridotti, sia i borghi storici sia quelli suggestivi per la posizione geografica e i prodotti che possono catturare i cinque sensi del viandante, lo Stato non deve dimenticarsi della sua identità e della sua bellezza, riconosciutaci anche Oltreoceano: in questi giorni, a Pavia non mancano turisti, parlanti lingue: angloamericane, tedesca e spagnola.
E anche noi possiamo praticare il turismo dell’anno, ovvero “il turismo di prossimità”: la parola d’ordine è uscire dai mille pensieri che ci frullano in testa e caricarci di nuove energie.