Fatima si manifesta come un’irruzione della luce di Dio nelle ombre della Storia umana. All’alba del XX secolo, nell’aridità della Cova da Iria, ha echeggiato la promessa della misericordia, ricordando ad un mondo trincerato in conflitti ed ansioso di una parola di speranza, la buona novella del Vangelo, la buona notizia di un incontro promesso nella speranza, come grazia e misericordia.
E’ un’invito alla fiducia. L’ Angelo si annuncia per tre volte ai veggenti nel 1916, con una chiamata all’adorazione, atteggiamento fondamentale che li deve predisporre ad accogliere ogni messaggio del Signore. Egli insegna ai tre bambini: Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo.
Quando ricevono l’Eucaristia dall’Angelo, i pastorelli vedono confermata la loro vocazione ad una vita eucaristica, ad una vita fatta dono a Dio per gli altri.
La parola conclusiva di questo evento è offerta a Pontevedra e Tuy alla veggente Lucia, tra il 1925 e il 1929. Il Cuore Immacolato di Maria, che già si era offerto come «rifugio e cammino che conduce a Dio», si dà, ancora una volta, come grembo materno disposto ad accogliere i drammi della storia degli uomini e degli uomini della storia che ad esso si consacrano e per affidarli al Cuore misericordioso di Dio.
Il fatto che la fragile testimonianza di tre bambini promuova, fino ai confini della Terra, l’incontro con il Cuore misericordioso di Dio significa che la storia definitiva si costruisce con la forza di Dio che opera nella disponibilità degli umili.