Cronaca

Guerra in Ucraina, che aspettiamo a ribellarci

Riflessione dello scrittore Fabrizio Uberto

Stiamo per arrivare a un punto di non ritorno. Non solo Putin, ma anche le classi dirigenti occidentali ci stanno trascinando, talvolta bypassando verità storiche inoppugnabili, in un’escalation militare e nel baratro di un’eventuale e assurda terza guerra mondiale. Ed esattamente com’è accaduto in altri tragici frangenti del secolo scorso, le popolazioni europee sono costrette a subire esiziali decisioni belliche, senza essere minimamente consultate. Oltretutto, stando ai sondaggi, la netta maggioranza dell’opinione pubblica occidentale è contraria persino all’invio di armi ( sempre più consistenti e offensive) all’Ucraina. E invece, come ho già avuto modo di dire, “armi e sanzioni”, sembrano, da parte occidentale, la sola strategia politica per uscire da quest’ impasse. Non solo. In uno “story telling” da pensiero unico, le più importanti fonti di informazione europea omettono dolosamente di raccontare come si è arrivati all’escalation che abbiamo sotto gli occhi. E siccome spiegare non significa ( come è stato più volte sottolineato) giustificare la deprecabile invasione russa di un Paese sovrano, voglio allora ricordare una sequenza di ante- fatti, utile a comprendere le radici del conflitto in corso. L’aggressione russa all’Ucraina e’ ovviamente indifendibile, sia come atto gravissivo di violazione dei confini di un altro Paese Sovrano, che nelle modalita’ cruente che la caratterizzano. Ma questa constatazione non puo’ trascurare che il conflitto Russo-Ucraino non e’ iniziato il 24 febbraio, bensi’ nel 2014, allorché alcuni manifestanti filo-russi tentarono di occupare postazioni strategiche dell’Ucraina orientale, e cioè, in una parola, del Donbas, di tradizione russofona. Dopo di che, in questa regione si svolse un referendum, il cui risultato fu il riconoscimento dell’indipendenza dall’Ucraina, dei predetti territori. Ma ciò nonostante, i militari di Kiev intervennero per ” normalizzare” il nuovo status quo, allo scopo di ricondurlo con la forza alla situazione originaria. Da qui lo scatenarsi di una guerriglia che si protrasse per mesi, con stragi e massacri, tutti documentati, perpetrati da esercito e milizie neo-naziste ucraine, ai danni della popolazione russofona. In secondo luogo un anno dopo, si perfezionarono i cosìddetti” Accordi di Minsk”. Questi ultimi, tra l’altro, prevedevano una riforma costituzionale che l’Ucraina avrebbe dovuto promuovere per riconoscere l’autonomia territoriale al Donbas, riforma che Kiev non ha mai attuato, compiendo altresì ulteriori azioni ostili ai danni dei cittadini di quella Regione. Se a questo si aggiunge lo sciagurata inclusione di quasi tutte le repubbliche baltiche nell’ambito della Nato, mi chiedo: ferma restando la condivisibile condanna dell’aggressione putiniana, non poteva essere prevista e gestita, magari attraverso un negoziato preventivo, l’inevitabile contrarieta’ del Cremlino per gli accadimenti teste’citati?
Si dice che da parte di Putin non vi sia disponibilità a trattare e che quindi al momento, ogni possibilità di negoziazione sia fuori discussione. Allo scrivente però risulta che questa leadership abbia già proposto un tavolo di trattativa, che verte su neutralità dell’Ucraina, indipendenza del Donbas e riconoscimento della Crimea, che di fatto era stata già annessa ( sia pure con modalità non condivisibili), alla Federazione russa. A fronte di ciò, silenzio assoluto da parte occidentale e ucraina. Inoltre negli ultimi giorni ha preso piede una strategia militare diversa da quella originaria, che si concentrava su un mero aiuto ( anche armato) alla legittima resistenza di Kiev. Il Presidente degli Stati Uniti che in nome dei suoi interessi, ha tutto da lucrare da questa guerra e soprattutto il leader inglese, incuranti delle opinioni dei loro alleati, hanno dichiarato che adesso si deve perseguire anche la finalità di “indebolire” militarmente ed economicamente la Federazione Russia. E la cosa più grave è che quanto meno in Italia, il Premier non si sia minimamente preoccupato di comunicare al Parlamento e ai suoi connazionali, questo nuovo e a mio parere controproducente obbiettivo. Così, in un quadro di passività generale e di gravissimi atti di pseudo- razzismo ( cosa c’entrano con la guerra l’esclusione dalle competizioni degli atleti russi e l’ostracismo nei confronti di artisti e di intellettuali rei solo di appartenere a quel Paese?), scriteriatezza dei Potenti e primazia dei loro interessi stanno facendo scivolare noi e i nostri figli in una sciagurata deriva economica e soprattutto nel tragico rischio di una terza guerra mondiale.
Dunque che aspettiamo a ribellarci?

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