Venerdì, 22 aprile, presso la Sala Conferenze del Castello Visconteo, è stato presentato un “album fotografico”, in cui, commenti, racconti ed immagini invitano coloro che lo sfogliano a un nostalgico quanto coinvolgente viaggio nel tempo. Un arco temporale che copre un secolo, ma, con una breve riflessione, ne abbraccia due: la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento. E, se avete studiato un minimo storia, sapete bene quanti avvenimenti, positivi e catastrofici, sono avvenuti: Pavia non è ne è rimasta del tutto immune, anzi. Le riconosciamo che si è rialzata, in modo dignitoso, e, tra alti e bassi, è rimasta ancora Lei, forse, come è stato detto da molti celebri visitatori, troppo umile. La prefazione di Luigi Carletti, commentata da lui stesso, a inizio conferenza, è impeccabile. Non è nato a Pavia: ci ha vissuto e torna spesso, ma, anche questo è un fattore a suo favore, poiché la può commentare con un occhio più obiettivo.
Direttore di Typimedia, l’agenzia editoriale che collabora con le autrici, Marcella Milani, che comunica “con la macchina fotografica”, e Raffaella Costa, scrittrice, che scava nel profondo dell’anima, ha definito il loro concetto di produrre libri come “fare artigianato”: infatti, Come eravamo. Pavia 1860-1960″ è un vero e proprio quadro, dalle numerose sfumature.
Le parole, inutile nasconderlo, che han colpito tutti i presenti sono quelle che legano il personaggio di Mino Milani, zio di Marcella, ricordato dagli ospiti e, con voce commossa, anche da Marcella stessa. E’ stata una fortuna avere un uomo aperto al futuro, ma saggio nel tenersi ben vivo il passato: fino alle ultime energie, ha rivelato la sua decisione nel “lasciare qualcosa” alle nuove generazioni. Anche questo libro è un’eredità, che va, perché no, raccontata nelle scuole, non solo per promuovere Pavia, ma ponendosi l’obiettivo di far comprendere ai ragazzi quanto ognuno possa rendere migliore l’area, in cui vive, sia al fine di una soddisfazione individuale sia perché necessitiamo di una vita in gruppo. L’isolamento da Covid19 ce l’ha sbeffeggiato.
Il Sindaco, Fracassi, eletto nel 2019, non ha ancora potuto confermare molti progetti, avviati o da avviare: le cause sono note a chiunque, però si è detto sollevato per aver avuto un enorme sostegno, investimenti economici a parte: la conferma di Mino, che è stato un po’ il nonno saggio della città. Un signore di età avanzata, con lo sguardo vispo di un bambino e con quella voglia di innovarsi, anche dalla sua dimora.
Le figure di rilievo sono molte e alcune o i loro figli hanno confermato quanto siano stati lieti di aprire i loro scrigni a Marcella e a Raffaella, ammettendo cheè stata un’occasione di riscoprie anche cimeli, di cui non sapevano molto e, con un’ ottima sinergia, hanno riscoperto.
Pavia è come un insieme di ingredienti che, a seconda della loro preparazione, possono offrire un’ ottima pietanza. Come dichiarò il Sindaco di Matera, in visita all’ ex-capitale longobarda:” Se io sono riuscito a trasformare “la città della vergogna” nella Capitale della Cultura”, insieme a tutti coloro che hanno creduto nel valore storico e anche in quei “Sassi”, tu”, riferito al nostro Sindaco, “puoi far eccellere questa preziosa località”, poiché necessita di una rivisitazione globale e i suoi abitanti devono essere i primi ad amarla. Lei, sai farsi amare: molti studenti universitari, nonostante le ampie opportunità che offrono altre regioni e l’estero, decidono, nel caso in cui anche si trasferissero, di tornare qui. Forse, perdendo opportunità, come viene riconosciuto ai figli di Ravizza, della celebre linea moda “Annabella”.
Necchi e Cardano sono due altri snodi, in cui le autorità locali stanno investendo: un museo a ricordare la genialità di Vittorio Necchi, non solo conosciuto al Nord Italia,e il Polo di ricerca, tra più importanti della Lombardia, con l’obiettivo di innovarsi ed entrare in competizione, con le nazioni che più finanziano nella Ricerca.
Conclude quest’ora, di emozioni, con quale lacrima, un bambino, oggi adulto, che, negli anni Cinquanta, vide modificarsi Viale dell’Impero. E qual è? Oggi, lo conosciamo come “Viale della Libertà” e fu, indirettamente, il papà di quel fanciullo a farlo denominare in questo modo dagli Americani, che stavano liberando Pavia: la Guerra peggiore di tutti i tempi era conclusa e un cartellone dipinto, da quel commerciante, quasi come uno sfogo, richiamò l’attenzione e una delle aree più cruciali per le attività economiche, ancora oggi, venne ribattezzata in onore di un incommensurabile valore: la Libertà.
Nel fiume in piena di ricordi, pensavo a una persona speciale, che compiva il tragitto Verrua Po-Pavia, in bicicletta, e non sono con le temperature più adatte, per recarsi al lavoro: il nonno paterno mi raccontava, con orgoglio, nonostante le fatiche, di aver fatto parte dei, numero citato ieri, 7.000 dipendenti.
Persone comuni, persone celebri, dal contadino all’capo di una grande azienda, che, ora, siete in una “migliore vita”, vi ringraziamo per queste testimonianze, grafiche e testuali, di cui noi possiamo farne realtà, rimboccandoci le maniche, con quella voglia di Futuro che inneggiava nelle vostre quotidianità.