Arte è una parola che suona magica alle mie orecchie e che mi fa viaggiare tra colori, forme e creazione ed esalta da sempre il mio bisogno estetico di equilibrio e anima.
La musica, sotto ogni forma sia essa veicolata e prodotta, è la modalità artistica che mi colora ogni spazio e tempo e che ci immerge in infiniti orizzonti di armonia.
La musica però ha subito in questo ultimo ventennio, nella sua fruizione, dei cambiamenti epocali. Pensiamo alle piattaforme in streaming, che fanno arrivare direttamente tutta la musica, in modo semplice e rapido, ai nuovi tipi di produzione e distribuzione della stessa, quando una volta era necessario acquistare svariati dischi o scaricare migliaia di brani in mp3 e organizzarli.
Ciò che è molto più interessante sottolineare è che la musica vecchia oggi vale quanto la nuova, soprattutto quella degli anni 70/80, la cosiddetta “musica da catalogo”, prodotta fino ad oggi solo per pochi eletti, ma rimbalzata nelle classifiche mondiali in modo esponenziale più di quella che domina le classifiche settimanali di streaming.
Una prima evidenza è che sulle piattaforme streaming ogni tipo di brano è sempre reperibile e questo ha fatto la fortuna della condivisione trasversale di brani storici memorabili delle epoche ‘60/’90. Oggi il mercato discografico quindi è un mercato liquido, e qualunque tipo di musica nel suo totale è sempre più digitale e si può ascoltare su diverse piattaforme e diversi device.
Una seconda evidenza è che, in contrapposizione, sta rinascendo da alcuni anni il fascino del vinile e del giradischi, perché ridà alla musica la sua dinamica originale, magari non perfetta ma sicuramente più emozionante.
A Torino sono stata ospite di una mostra originale inaugurata il 15 aprile e che durerà fino al 11 settembre 2022, allo Spazio Musa in via della Consolata 11/E, dal titolo “ARTE 33 giri: 100 copertine d’artista”.
Per iniziare la cornice di questa mostra, cioè lo Spazio Musa è una specie di capsula del tempo che, grazie a una stupenda opera di restauro, ha consentito di riportare in luce tracce dell’epoca Tardo Romana, passando per il MedioEvo e il ‘700, fino ai giorni nostri, e merita già da sola una visita.
“ARTE a 33 giri” raccoglie 150 mitiche cover d’artista ma anche sculture, dipinti e documenti che ci fanno capire i progetti creativi dietro la realizzazione delle varie copertine dei 33 giri.
Da Matisse a Basquiat, da Dalì a Sabille da Gilberte & Giorge Magritte, per citarne alcuni, percorriamo stili e movimenti artistici legati alle cover dei dischi, sino ai giorni nostri.
Rivolgiamo qualche domanda a Red Ronnie, il noto giornalista musicale, che ci introduce ad “ARTE a 33 giri”:
Perchè questa mostra dedicata alle copertine più belle?
“Il vinile è un rito e una magia, e le copertine vere e proprie opere d’arte. Il vinile ti porta a scoprire brani che non conosci. Con il CD ad esempio, quando c’era un brano che all’inizio non ti piaceva molto, passavi oltre, e magari se lo avessi ascoltato avresti scoperto che era molto bello. Il vinile ti porta al fatto che mettere la puntina è un rito. La musica è un rito e il vinile ti rifà considerare la musica come un rito magico. Io ho comprato molti dischi solo per la copertina ed è così che ho scoperto per esempio “Good Times Bad Times” dei Led Zeppelin. Non sapevo chi fossero ma la copertina era stupenda e i Led Zeppelin divennero così una delle mie band preferite.”
Chi ha iniziato il matrimonio tra arte e vinili?
“Si tende ad assegnare ad Andy Warhol con la sua iconica copertina per i “Velvet Underground” nel 1967 l’irruzione dell’arte per le copertine dei dischi, creando così il filone delle “Art Cover”. Già il mondo del jazz e in parte la musica classica si erano rivolti ad artisti per stimolarli a disegnare copertine d’autore. Il mio invito è di non mancare questa mostra e il lungo viaggio che ci fa fare nell’arte legata ai 33 giri, dagli anni ‘30 fino alle importanti collaborazioni tra artisti e interpreti come quella tra Lady Gaga e Jeff Koons o tra Rolling Stone e Andy Warhol per “Sticky Fingers.”
Il progetto della mostra è curato in modo magistrale da Giorgia e Vincenzo Sanfo, con la collaborazione e gli importanti contributi di Alessandra Mammì e di Red Ronnie, ed è patrocinata da Città di Torino, Regione Piemonte e Premio Tenco.
Non vi rimane che visitare sia questa mostra così particolare e importante che lo Spazio Musa che grazie al fantastico recupero architettonico, ci permette di fare un tuffo nei segreti percorsi sotterranei di una città come Torino bella e da sempre pudica.
Virginia Sanchesi
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