Caro Marco, ti scrivo questa mia (con l’illusione che giunga a destinazione) insieme a tanti, tantissimi appassionati che oggi, diciotto anni esatti dopo il tuo abbandono terrestre, ti ricordano sempre con affetto ed un misto di tristezza e rabbia. Si, rabbia perché, e ce stiamo accorgendo in questi giorni, si ha la sgradevole sensazione che la tua immagine sia stata sfruttata anche dopo che te ne sei andato da personaggi in cerca di notorietà. Adesso diciotto anni dopo è pure spuntato un taxista che dice di aver accompagnato due escort nell’albergo dove avevi deciso di finire la tua avventura in questo mondo. Certo ci ha riflettuto parecchio per fornire questa testimonianza che sta facendo di nuovo tornare il tuo nome nelle pagine dei giornali. Sinceramente a me e a tutti gli appassionati che hanno voluto scriverti questa lettera poco importa: noi, forse anche perché dopo di te pochi hanno regalato emozioni, chiudiamo gli occhi e ti vediamo scattare nelle salite che nel 1998 ti hanno consacrato vincitore di Giro e Tour. Ricordiamo l’impresa si Oropa e altri momenti che portarono il ciclismo a picchi di ascolto che mai più si ripeteranno. E poi tutta la tua sofferenza ampliata dalle accuse capitanate da un giornale rosa che poi ci ha messo del tempo ad avere sospetti su Armstrong, che ha truccato sette Tour. Che ci vuoi fare Marco, è andata così. Noi speriamo, salutandoti, che tu possa essere sereno ovunque tu sia , senza più quelle salite che affrontavi velocemente per abbreviare la sofferenza.
CIAO PIRATA