Come molti lettori probabilmente già sapranno, a partire dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 a Palazzo Ducale di Genova si svolge la mostra: Escher.
Mancando circa un mese al termine, ho deciso di dedicare un po’ di spazio ad alcune opere presenti, non tanto per effettuare una impossibile trattazione, ma per invogliare a visitare e vedere le altre duecentonovant’otto (circa) opere esposte.
Maurits Cornelis Escher non ha goduto del notevole successo che avrebbe meritato nel corso della sua vita. Nato in Olanda nel 1898, morto nel 1972. Non ha particolarmente brillato nel corso degli studi, le sue realizzazioni lasciavano davvero perplessi, in quanto definite incomprensibili o bizzarre. Solo verso la fine della sua vita, grazie ad una esposizione ad Amsterdam (1954) e ad un articolo di Martin Garden il mondo si è accorto della sua genialità.
La mostra a di Palazzo Ducale è insolita. A differenza di molte altre è interattiva, questo vuol dire che esistono degli appositi spazi in cui non solo si può sperimentare e in qualche modo provare a imitare ciò che ha realizzato Escher, ma anche tentare di vivere (in alcuni) dei suoi mondi.
Sotto molti aspetti è difficile definire Escher, generalmente è considerato un artista, mentre se diamo retta alle autodefinizioni dovremmo definirlo un matematico; come già scritto, attualmente non vi sono dubbi sul fatto che egli sia stato un genio.
Quando vi trovate di fronte ad un opera di Escher, la prima sensazione che emerge con immediatezza è quella dello stupore, per il geniale artista olandese: “lo stupore è il sale del mondo”. Egli ha creato mondi incredibili ed impossibili, ma che paradossalmente esistono.
Le sue stampe richiedevano tempo, studio, calcolo e dedizione, non necessariamente nell’ordine da me elencato. A mio avviso la mostra rende possibile capire come tutti noi possiamo essere simili ad Escher.
Escher ha avuto i natali in Olanda, ma possiamo però ben dire, come esplicita chiaramente la prima sezione della mostra che la sua vena artistica si esprime appieno in Italia, in quanto egli ha vissuto e conosciuto in modo approfondito il nostro paese. Molte delle sue opere non sarebbero state possibili senza questi prolungati soggiorni, in quanto riprendono paesaggi e architetture presenti nel Belpaese (Toscana e il sud della penisola in particolare). In Italia Escher ha anche “trovato” moglie.
Nelle sue realizzazioni Escher rappresenta in vari modi il concetto di infinito (o infiniti), una delle opere in cui ottiene questo notevole risultato è Mani che disegnano (litografia 1948): una mano sinistra disegna una mano destra, mentre contemporaneamente una mano destra disegna una mano sinistra.
La descrizione probabilmente vi avrà confuso, presumo che la visione dell’opera vi stupirà, forse la prima sensazione sarà di estraniamento, la seconda forse di profonda ammirazione. Vedrete una rappresentazione statica di due mani che disegnano, le quali appaiono fuoriuscire dall’opera; insomma le mani presenti sembrano vere, “in carne e ossa” pur se disegnate e come già descritto ognuna delle due mani sembra disegnare l’altra.
Altrettanto sconvolgente è Drago (xilografia 1952) in cui, per utilizzare le parole di Escher emerge un “conflitto tra ciò che è piano e ciò che è spaziale…Per quanto questo drago si sforzi di essere spaziale, esso rimane completamente piatto”.
Il drago raffigurato è in bianco e nero, assume una posizione impossibile nella realtà, pur essendo stampato, si morde la coda e sembra contorcersi per emergere dalla xilografia.
Entrambe le opere descritte sono presenti nella mostra di Genova. Nel titolo di quest’articolo ho scritto di un trionfo della Gestalt, avendo già trattato di questo orientamento psicologico (Liberamente 13 aprile 2021: Gestal Psicologie) cercherò di non ripetermi. Forse vi chiederete in quali opere di Escher sono presenti i concetti e le teorie della Gestalt, la risposta è semplice: in tutte. La buona forma, sfondo figura (specie in Mosaico II, litografia 1957), per questo ho scritto che Escher esprime il trionfo della Gestalt. A ciò però egli aggiunge alcuni nuovi concetti, come quello degli strani anelli, il ricorsivamente numerabile e come dimostrato da Ordine e caos (litografia 1950) la realizzazione grafica di come dal disordine può costruirsi l’ordine.
Per chi non ha possibilità di visitare la mostra consiglio di guardare due film in cui sono presenti le realizzazioni di Escher, uno è Labirynt (1987) e l’altro è una Notte al museo 3 (2014). Non mi inoltro in alcuna descrizione in quanto desidero lasciare tutto il piacere e lo stupore al lettore.
Gli interrogativi ed anche i misteri presenti in Escher sono molti, spero che il mio breve articolo vi abbia stimolato ad una maggiore conoscenza dell’autore. D’altronde come avrà già capito chi ha visitato la mostra o come spero capirà chi avrà il piacere di visitarla a breve: tutti noi (se vorremo) potremmo ritrovarci in una Mano con sfera riflettente (1935) o in una spirale di Vincoli d’amore
Auguro a tutti buona visita.
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