Due Chiacchiere con l' Arte

Alessia Ghisi Migliari , SCRITTRICE

 

SINOSSI

Sono sei (forse sette?) i protagonisti che, in questo libro, tentano di ricomporsi, come opere uniche,
dopo che sono diventati frammenti di sé stessi, a causa del loro scontrarsi con le difficoltà della vita.
Li seguiamo mentre affrontano la propria via per emergere (o riemergere) dal passato, tutti
inconsapevolmente legati gli uni agli altri da rapporti che si svelano piano piano.
Nelle loro inevitabili imperfezioni essi divengono manifestazione di qualcosa che è oltre, come un
segreto sussurrato tra le righe, e le loro battaglie e vittorie divengono anche le nostre, componendo,
quando poste una accanto all’altra, un affresco di umanità.
Ognuno di loro è legato alle proprie esperienze in un percorso in crescendo, e ognuno è
rappresentato anche da un Chakra e un cristallo (che qui si fanno metafora di evoluzione).
E poi, nel settimo capitolo, si spalanca un orizzonte diverso, con un sorprendente e misterioso
personaggio che è punto di unione di tutte le sei esistenze che abitano le pagine.
Questa raccolta di vicende, dove sempre si ondeggia tra poesia e prosa, tratteggia sì storie umane,
ma anche le sottili connessioni distese ovunque attorno a noi, mentre si è alla ricerca di un disegno
che vada al di là delle mareggiate del quotidiano.
“Si va in frantumi, sì, e quel che resta, apparentemente irrecuperabile, può invece acquisire nuova
forma e baluginare piano nello scorrere del tempo.
Ed essere, tutti questi brandelli che sono delicati vetri d’anima, espressione di qualcosa che sussurra
di altro. Nell’essere spezzati, c’è un messaggio che racconta di altrove.
Si è (tu sei) frammenti di oltre”

BIOGRAFIA DELL’ AUTRICE

Alessia Ghisi Migliari (Milano, 1978) è scrittrice, psicologa, articolista e fotografa.
Nello scrivere coltiva da sempre il suo amore per la narrativa (con una sfumatura poetica) e ha
pubblicato il suo primo romanzo nel 2004 (“Dido dal passo incerto”, Greco e Greco).
È autrice di un saggio su Wilde che ancora deve essere dato alle stampe, si dedica non di rado a
racconti brevi e ha collaborato e collabora con numerose riviste online, soprattutto inerenti l’arte,
la storia e la psicologia. Nel 2024 compartecipa, con autori vari, a due volumi di prossima uscita (uno
sul tema della natura e uno di fiction storica).
Come psicologa ha conseguito master in Psiconeuroendocrinoimmunologia e in neuropsicologia
clinica; si è formata in Psicodiagnostica e in “PhotoTherapy Techniques” di J. Weiser, che sono
tecniche in cui nel setting psicologico si utilizzano le foto, essendo la fotografia una sua passione –
talvolta espone ad eventi locali.
Vive alle porte di Milano col suo compagno (e un gatto nero).

 

INTERVISTA ALL’ AUTRICE

 

 Partiamo dalla copertina. Chi l’ha scelta e perché?

L’ho disegnata io, per così dire. In effetti, nell’autopubblicarsi ti trovi a ideare un po’ tutto da sola, il che può avere un aspetto quasi giocoso.
In casa ho appesa una poesia di Cesare Pavese in cui termina parlando dell’andare nel mondo ogni giorno a cercare i colori, e menziona un abito rosso. Ecco, io ultimamente apprezzo il rosso: può essere un azzardo, è una tinta dalla voce alta, che può essere “troppo” e fuori luogo, ma può essere anche intensità e voglia di essere visibili, come una rivincita sul silenzio a cui, talvolta, nella vita, si è condannati.
Amando la fotografia, l’immagine è un mio scatto – rappresentava una ricerca di ispirazione (beh, chiaramente al posto dell’assenzio avevo acqua e menta!), e ho pensato che il risultato fosse esteticamente, gradevole anche se non certo professionale a livello grafico. Quasi l’idea di un vecchio diario, un che di intimo anche se squillante.

 Parlaci di come è nata la tua passione per la scrittura.

Non mi piace dare risposte che paiono banali o costruite, ma non posso che ammettere che è sempre stata lì.
La scrittura, intendo.
Una sorta di amica sin da quando ero ragazzina: mi accompagna, mi dà una direzione, un’identità, un rifugio in cui sentirsi sicura, esplorare, indagare, inventare, svelare.
In seguito, è diventata una seconda pelle e una necessità.
Mi ero fatta regalare la prima macchina da scrivere come premio di fine scuola media – da lì il sodalizio si è fatto effettivo.

 Che argomenti tratti nel libro?

Dico sempre che è di “genere umano”, perché penso che quei racconti, che poi sono storie che si intrecciano creando un romanzo, sono vicende legate alla nostra natura – esistenze che capitano, fatti che accadono a tutti noi.
Sono sei personaggi – più un settimo, misterioso e totalmente unificante – che attraversano i loro giorni compiuti o ancora in fase di costruzione. Parto dall’idea del Kintsugi, l’arte giapponese di riparare le ceramiche rotte con polvere di argento e oro, a simboleggiare che le cicatrici non vanno nascoste, ma magnificate perché ci rendono unici.
Tutti noi andiamo in frantumi, prima o poi, di fronte agli incagli della vita.
E il protagonista è quel ricostruirsi, nelle piccole insidie come nelle tragedie. Cosa ne facciamo di quei frantumi?
E se divenissero opera d’arte unica, simbolo di qualcosa di più grande di tutto quello che affrontiamo e che sembra sconfiggerci sempre?
Se plasmarci di nuovo fosse un modo per rendersi conto del nostro potenziale e conoscere davvero noi stessi, e i fitti legami che ci legano? Come un filo che di fatto esiste e congiunge tutti i nomi di questo libro, che sempre vuole coinvolgere il lettore.
Per questo “Tu, frammenti di Oltre” – è un parlare a chi legge.
Mi piace che la scrittura sia uno scambio, ogni volta unica a seconda dello sguardo che la scruta.

 Chi legge questo libro cosa si deve aspettare?

Delle pagine dove prosa e poesia si alternano, anche se è un romanzo. Nomi fatti da tutte le età e vicende varie e interconnesse.
C’è la ricerca di quel sé stessi che rinasce, e porta ad avere uno sguardo più ampio, verso i misteri di cui siamo fatti.
E, appunto, c’è un personaggio particolare, inaspettato, una sorpresa che si rivela alla fine anche se, proseguendo tra i capitoli, si intuisce che la sua presenza è fondamentale. Una sorta di figura protettrice che vuole far sentire, ai protagonisti, il loro essere preziosi.
E poi, ma solo a livello simbolico, non come tema trattato, troverete Chakra e cristalli ad accompagnare ogni narrazione, lì come metafora dell’ascesa di ognuno di noi, nelle nostre esperienze come nel nostro lato più “spirituale”.

 La lettura nei ragazzi?

Mi auguro e gli auguro che diventi parte integrante della loro vita: sono i primi viaggi che potranno fare, a piene mani, stando anche sul divano. Sarà il primo spiraglio di una vastità che farà riflettere più a fondo.
La lettura è un percorso inestimabile, che aiuta a conoscersi.

I social e la cultura, secondo te?

Come ogni cosa, i social non nascono certo come negativi, ma, a mio avviso, è il modo in cui li si sfrutta, l’abuso e la dipendenza dagli stessi, a creare un problema significativo.
Non li vedo per forza in antitesi con la cultura, se usati adeguatamente, anche se non di rado questa contrapposizione sembra esserci, proprio perché l’essere sempre online distoglie da molte delle attività, nel qui e ora, che sono stimolo, condivisione viva, uno stare con sé stessi e persino doversi confrontare con la noia, sapendosi reinventare.
Sì, non sono così categorica da demonizzarli, ma ammetto di essere scettica proprio per la modalità di approccio che si ha, che finisce per allontanare da stimoli di spessore.
Potrebbero essere un potenziale anche per la cultura, per creare scambi e connessioni di valore, ma non credo nel modo in cui sono vissuti ora.
Sincera? Ammetto di essere contenta di averli visti entrare nella mia vita ormai da adulta.

 Dove possiamo trovare il libro?

Su Amazon senza dubbio, ma anche su molti altri store – c’è in versione sia cartacea che Ebook.
Ho un link ove ho inserito tutti i negozi online in cui trovarlo: http://prosapoetica.weebly.com/link.html

 Progetti futuri.

Troppi, sempre troppi. Dopo una lunga inattività per importanti problemi personali, spero prima di tutto di ritrovare o forse trovare il mio personale ritmo – insomma, creare il mio Kintsugi.
Ho intenzione di riprendere la mia professione di psicologa, che avevo dovuto interrompere.
La scrittura, invece, come detto, c’è sempre, è una costante, per cui non esiste un vero e proprio interrompersi, anche quando non faccio nulla, per quanto paradossale sembri.
Adesso ho un romanzo in corso, un saggio che è in un cassetto da un po’, e continuo le mie collaborazioni scrivendo articoli per varie testate.
E vorrei dedicarmi di più alla fotografia, una passione che ho un poco trascurato, ultimamente.
Sopra ogni cosa, però, mi auguro che il mio Kintsugi sia in sintonia con quello delle persone care, per riprenderci tutto dalle ondate del vivere, augurio che faccio anche a chi sta leggendo.

 

Di Manuela Montemezzani

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