Due Chiacchiere con l' Arte

Lorenzo Abbiati , SCRITTORE

 

SINOSSI DELL’ OPERA

Le poesie contenute in questo libro affrontano temi universali come l’amore, la solitudine, la natura e la ricerca di sé stessi. Sono emozioni spontanee, esperienze personali e riflessioni profonde che vogliono comunicare un messaggio di speranza, di consapevolezza e di amore verso la vita.

 

La parte introduttiva del libro racconta la storia dell’autore, le sue passioni e le ispirazioni che lo hanno portato a scrivere le poesie contenute in queste pagine. Si parla delle influenze scolastiche, delle esperienze di vita, delle emozioni e delle persone che hanno dato vita a questo progetto poetico.

 

“L’unica cosa giusta” vuole essere un punto di riferimento per chi si trova a cercare un senso, una guida, una risposta tra le parole scritte. Ogni poesia è un invito a riflettere, a emozionarsi, a ritrovare sé stessi e ad aprirsi alla bellezza che ogni giorno ci circonda.

 

In un mondo sempre più veloce, caotico e pieno di sfide, questo libro vuole essere un’oasi di pace in un deserto di dubbi e smarrimenti. Perché, alla fine, l’unica cosa giusta è concedersi il tempo necessario per riflettere, per contemplare la bellezza e per lasciarsi ispirare dall’infinita magia delle parole.

 

 

 

 

BIOGRAFIA DELL’ AUTORE

Lorenzo Abbiati, nato a Pavia il 19 luglio 2000, sceglie di debuttare nel mondo dell’editoria con un libro di poesie.

Durante il liceo partecipa a diversi eventi di poesia che lo portano a conoscere e a studiare importanti figure del settore.

Il 2018 per lui è un anno decisivo, dal viaggio in America torna con idee nuove, genuine e con la voglia di comunicare al mondo le sue emozioni.

Laureto in biologia oggi mantiene vivo l’amore per le parole facendo l’educatore a ragazzi adolescenti.

 

 

INTERVISTA ALL’ AUTORE

Come nasce la tua poesia?

Nasce come valvola di sfogo.
Grazie alla scuola superiore e ad un’ottima docente, mi sono innamorato della poesia per la sua eleganza nella trattazione di temi così difficili e importanti.
Nei libri di italiano della scuola ho ritrovato persone vissute secoli prima che hanno provato a loro tempo le mie stesse emozioni e che a differenza di me avevano trovato il modo per affrontarle e per raccontarle.
Io avevo bisogno di tirare fuori una serie di cose che mi stavano ribollendo dentro e la poesia mi ha aiutato a farlo.

 

Che argomenti tratti nella tua silloge?

Le poesie contenute nel mio libro affrontano temi universali come l’amore, la solitudine, la natura e la ricerca del proprio essere. In un percorso tra le mie esperienze personali, lo scopo è quello di comunicare un messaggio di speranza e di amore verso la vita.
Non è sicuramente un libro facile e nemmeno leggero, sicuramente molto sincero e con un messaggio importante ossia che l’unica cosa giusta che puoi fare è fare un passo in più, uno più avanti, un altro ancora più in là perché anche se non lo sai, in un attimo starai correndo verso il tuo meraviglioso futuro.

 

Il tuo primo libro com’è nato?

“L’unica cosa giusta” nasce dal volere e dal bisogno di chiudere un percorso di crescita iniziato da ragazzino, protratto nell’adolescenza e che sento abbia trovato il crepuscolo in questi anni. Lo vedo nello stile di scrittura sempre più lontano da quello degli inizi, lo vedo negli argomenti che tratto e soprattutto lo sento addosso. È ora di un nuovo viaggio, di nuove esperienze e di nuovi stimoli, sempre chiaramente mano per mano con la mia cara amica poesia.

 

Ragazzo giovane che si avvicina alla poesia, cosa consigli ai tuoi coetanei?

Consiglio di studiare, di leggere e ascoltare più musica possibile, più generi possibili.

Può succedere a tutti di leggere una poesia e rimanerne affascinati, può succedere invece a pochi di rimanerne affascinati al punto di scriverne una propria. Ognuno di noi ha quel famoso “qualcosa dentro”, ognuno, cambia la forma e il modo di espressione. Può essere lo sport, la danza, la musica, la pittura o qualsiasi altra forma che ci faccia sentire espressi in quell’azione. Per me è stata la poesia.

Stando a stretto contatto con ragazzi adolescenti mi capita di sentire che non si sentono realizzati, che non sanno cosa vorranno fare da grandi, che non sanno cosa gli piace. Studiate, leggete e ascoltate musica, ogni risposta che cercate è lì da qualche parte. Serve aver voglia di trovarla però!

 

Social e poesia, cosa ne pensi?

L’argomento è assai complesso. È impossibile negare che la poesia sia frutto di un insieme di esperienze, culture e tradizioni che inevitabilmente coinvolgono l’intera società. Le librerie sono piene di poesie scritte come esigenza politica, come bisogno di redenzione da condizioni sociali critiche e così via negli esempi. La poesia è legata strettamente al poeta, il poeta alla società, è un dato di fatto. Ciò lega quindi a doppio filo ciò che è sociale e ciò che è poetico, con le dovute eccezioni e sfumature chiaramente, nessuna delle quali però può negarne il legame.
Oggi i social sono un palcoscenico estremamente ampio di gente adulta, giovane e molto giovane, rendendo così il social un mezzo utile se si pensa alla poesia come voce per chi non ha voce, se la si pensa come fonte di pensiero, di ragionamento e di riflessione.

Tuttavia, non è oro tutto ciò che luccica. La poesia, così come la letteratura in generale o altre materie che richiedono attenzione, si ritaglia uno spazio infinitamente piccolo in un oceano di confusione assoluta: dalle cose più gravi (a mio modo di vedere) come la violenza gratuita, la volgarità sessuale smodata, l’elogio alla perdita di tempo, la denigrazione della scuola e del sacrificio, l’ostentazione della droga, dei soldi e dell’aspetto; aggiungendo cose più futili di vario genere.
Non voglio generalizzare, molti contenuti che vengono proposti sono notevoli e di grande spirito. Non posso dimenticarmi del professore Enrico Galiano, che proprio grazie al social ha avvicinato molti ragazzi alla letteratura, così come i ragazzi di Geopop per la divulgazione scientifica.

Insomma, per non divagare e rimanere nel senso della domanda, dico che i social sono estremamente importanti per la poesia così come la poesia lo è per chi i social li usa. Desidero solo un mondo più orientato alla cultura, allo studio e alla salvaguardia della eccellente storia del nostro Paese, patria di molte figure che hanno segnato la storia della poesia, della letteratura e non solo. Vogliate essere della vostra vita comandanti, non comandati.

 

Che poeti leggi?

Ahimè la vita di “scienziato”, di studente e di educatore, rubano un tempo sufficiente per rendermi un pessimo lettore. Nonostante la notte è spesso più attratta dai miei pensieri che dal mio sonno, perciò succede di leggere qualcosa, spaziando dai moderni Francesco Sole e Davide Avolio ai classici Leopardi, Pascoli e D’annunzio. Non manca certo Dante con la Commedia, spesso in cuffietta con Benigni in veste di traghettatore di versi meravigliosi. Montale è un altro poeta che cerco spesso, durante la scuola mi ha lasciato più di quanto all’ora non pensassi.
Poesia estera sì ma molto randomica.

 

Quale poesia ti caratterizza di più?

A loro modo tutte e 40 le poesie presenti nel mio libro hanno qualcosa di me. Dovendone scegliere una, direi la numero 20, l’aforisma che recita “Che poi a me basta una penna, un foglio e scappo dove voglio. Che sono sempre stato più bravo a scrivere che a dirti ti amo”.

Se invece estendessimo la risposta a poesie di altri autori, beh, la scelta ricadrebbe su “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, Giacomo Leopardi.

 

Dove possiamo trovare il libro?

Il libro è facilmente acquistabile su Amazon al link: https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0DJWTMWCD/ref=ox_sc_act_title_1?smid=A11IL2PNWYJU7H&psc=1

 

 

 

Di Manuela Montemezzani

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