Due Chiacchiere con l' Arte

Dario Tonani , SCRITTORE

 

SINOSSI DELL’OPERA

 

IL TRENTUNESIMO GIORNO

di Dario Tonani

Oscar Fantastica, Mondadori, 2023, Pagg. 276

 

Da un mese piogge torrenziali flagellano senza sosta ogni angolo del pianeta. Il globo, dalla Groenlandia alla Nuova Zelanda, è avvolto in un plumbeo sudario di nuvole, in balia di eventi climatici estremi, improvvisi, devastanti. Il trentunesimo giorno il cielo si apre e dalle ultime nubi, assieme al sole, si affacciano stormi di sagome fluttuanti. Sono cadaveri! Migliaia, milioni di corpi che si fanno beffe della gravità rispondendo solo al vento e alle correnti d’alta quota. Da dove arrivano? Come ci sono finiti lassù? E perché qualcuno di loro esplode? Terrore e superstizione dilagano, la comunità scientifica brancola nel buio e anche la religione traballa. Bisogna tirarli giù. Al più presto. Con ogni mezzo. A costo di tornare al rito tribale della caccia con arco e frecce. Prima che il mondo vada letteralmente in pezzi. È tempo di nuovi eroi. E che umili spazzini del cielo – gli Zavorranti – uniscano le loro forze e le mettano al servizio di un concetto del tutto inedito di bene comune: per i morti, per i sopravvissuti, per l’aria che respiriamo, per la sostenibilità ambientale di un futuro che si annuncia carico d’incognite. Nel frattempo, per sentirsi più sicura, la gente comincia ad ancorarsi al suolo usando catene e robuste corde di nylon. E con lo sguardo all’insù sopravvive di meschini espedienti, in attesa che oltre a scarpe spaiate e ciocche di capelli, dal cielo piova un rotolo di banconote, un prezioso gioiello, le chiavi di una nuova vita… In questo scenario da incubo si muovono Evelyne e Alvaro. Lei, ex trapezista-bambina di un piccolo circo itinerante, andato completamente distrutto sotto un nubifragio; lui un uomo provato dalla vita alla ricerca di una seconda possibilità. In fuga da un passato di soprusi e violenza, unendo le loro due solitudini, troveranno in un misterioso biglietto caduto dal cielo il senso della loro nuova esistenza. Un viaggio on the road li porterà, attraverso un’Italia in ginocchio e in preda alla follia, fino ai piedi delle Alpi per unirsi a un nucleo di Zavorranti che pattuglia i cieli di confine.

“Dal più noto scrittore italiano di fantascienza, un’eco-distopia su un mondo post-apocalittico, un romanzo di grande respiro che dà voce alle inquietudini del nostro tempo” (Mondadori).

 

 

BIOGRAFIA DELL’ AUTORE

DARIO TONANI

 

Milanese, una laurea alla Bocconi, Dario Tonani è giornalista professionista. Ha pubblicato, in Italia e all’estero, una dozzina di romanzi e oltre centoventi racconti su antologie, quotidiani nazionali e sulle principali testate di genere italiane (Wired, Urania, Giallo Mondadori, Segretissimo, Millemondi, Robot). In Urania sono usciti i romanzi Infect@ (2007), di cui sono stati opzionati i diritti cinematografici, L’algoritmo bianco (2009) e Toxic@ (2011), ma la sua opera più nota e premiata è il Ciclo di Mondo9, i cui capitoli iniziali sono apparsi per Millemondi in Cronache di Mondo9 (2015). Sia in Giappone sia in Russia, Mondo9 è entrato nella “Top 10” dei migliori titoli di science fiction dell’anno. Nel 2018, Tonani è stato il primo scrittore italiano di fantascienza a essere pubblicato con un romanzo inedito – Naila di Mondo9 – nella prestigiosa collana Oscar Fantastica di Mondadori. Nel 2022, per i 70 anni di Urania, sono usciti il terzo capitolo del ciclo, Mya di Mondo9, e la ristampa di Cronache di Mondo9, per la collana celebrativa allegata a “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport”. Nel giugno 2023, sempre per Oscar Fantastica, è stato pubblicato il romanzo Il trentunesimo giorno, un’eco-distopia sul cambiamento climatico e gli eventi meteorologici estremi. A partire da dicembre 2024, Tonani insegnerà Scrittura creativa incentrata sulla fantascienza alla Scuola Holden di Torino. Premio Europa come miglior scrittore di fantascienza continentale 2017. www.dariotonani.it

 

 

INTERVISTA A DARIO TONANI

 Ci parli di lei e delle sue passioni.

Passioni? La scrittura innanzitutto, e in seconda battuta tutto ciò che l’alimenta, a cominciare dalla lettura, dalle fiction tv e dal cinema, che da qualche anno seguo ancora più da vicino data la scelta di mio figlio di dedicarsi a questo modo in qualità di regista. E poi sono un nerd fatto e finito, amo circondarmi di oggetti che in qualche modo mi riportino nei mondi che creo: colleziono Betty Boop e antiquariato nautico. Ma anche penne e stilografiche…

 Come è nata in lei la voglia di scrivere?

Dalla lettura, come credo per gran parte degli autori; dalla voglia di mettersi in gioco e provare a intrattenersi (e intrattenere gli altri) con qualcosa di personale che mi potesse dare di più che non la semplice ammirazione per il lavoro altrui.

 Perché scrivere thriller e fantascienza, spesso ibridati?

In realtà, in passato ho scritto anche horror e fantasy declinando i miei mondi fantastici con registri molto diversi. La fantascienza è stata un passaggio importante, perché ben più di altri generi mi ha dato la possibilità di contaminare, ibridare, saltare la staccionata. Il passo ora è cercare di esplorare territori attigui, il thriller in primis.

 Come si arriva a pubblicare con una grande casa editrice come Mondadori?

Il mio primo vero romanzo l’ho pubblicato con Urania, partecipando all’omonimo premio. Da lì è iniziato un percorso molto coinvolgente e per certi versi inatteso. Mi sono ritrovato, dalla sera alla mattina, con altri due contratti firmati: per il sequel del primo libro e per uno nuovo che sono stato invitato a scrivere. Oggi, tra prime e nuove edizioni, i titoli con Mondadori sono diventati nove, senza contare i racconti.

 Cosa sottovaluta oggi lo scrittore?

Gli autori sono troppo diversi per dare una risposta che valga per tutti. Ma noto che pochi di quanti sono alle prime esperienze hanno ben chiaro il concetto di “gavetta”, di umiltà, di professionalità come percorso di crescita lungo e spesso doloroso. Molti, troppi, vogliono tutto e subito, bruciare le tappe, arrivare alla grande casa editrice senza sforzi, e questo li porta spessissimo a nutrire sfiducia e sconforto verso i propri mezzi ma anche – quando non soprattutto – nei confronti del mondo editoriale.

 Ci parli di come nasce un romanzo che ibridi fantascienza, thriller e mistery?

Non esistono ricette universalmente valide. Fantascienza, thriller e crime story stanno bene insieme, hanno una lunga tradizione di compenetrazioni reciproche, e una via molto battuta oggi è quella della distopia, se non altro come setting.

 Che ricerche vanno fatte per creare un buon libro?

Qualsiasi ricerca deve orientarsi principalmente sulla coerenza del costrutto narrativo e dei personaggi che si muovono al suo interno. Non bisogna chiedere miracoli alla sospensione dell’incredulità; ciò significa che un autore deve muoversi come un funambolo e permettere al lettore, da qualunque prospettiva lo osservi, di vedere il filo sul quale cammina. E questo senza mai suscitare in lui l’impressione che lo scrittore si stia muovendo sospeso a mezz’aria, in maniera del tutto inaccettabile per chiunque legga.

 Progetti futuri?

Non parlo mai dei miei work in progress, sorry.

 Perché comprare questo libro.

Perché “Il trentunesimo giorno” andrebbe letto? Perché il cambiamento climatico è un problema ineludibile, e gli eventi meteorologici estremi sono catastrofi del nostro presente. Oserei dire quasi del nostro quotidiano. Perché è un romanzo che ci induce a riflettere su noi stessi di fronte a un’eco-distopia collettiva, globale, definitiva. E lo fa intrattenendoci con le peripezie di una coppia di personaggi autentici, due sopravvissuti che non sono disposti a mollare. Non c’è un MacGyver che pretende di salvare il mondo con un’intuizione e una forcina per i capelli, ci sono due di noi, che all’inizio non sanno nulla di ciò che sta succedendo, ma sono travolti da tutto. Ma poi, piano piano… Lasciami definire la storia con tre sole parole: perdita, sopravvivenza, riscatto. Grazie della chiacchierata, stay tuned.

 

Di Manuela Montemezzani

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