SINOSSI
IL CACCIATORE DI INNOCENTI
Torino, 1902. Nella città che si appresta a diventare il caposaldo della rivoluzione industriale, sparisce una bambina, quasi sotto gli occhi dei genitori. Il salotto sabaudo sprofonda nel terrore, la polizia non ha indizi. La paura che potrebbe non essere l’unica sparizione diviene una certezza. Per cercare di porre fine tutto questo, il destino mette insieme un singolare gruppo di investigatori: un giocatore d’azzardo dal passato burrascoso e dall’incerto futuro, un maresciallo di polizia duro e incorruttibile e una delle prime donne medico del secolo, studentessa di criminologia. La squadra, con i consigli investigativi di Cesare Lombroso, si farà sempre più vicina a quello che i giornali definiscono come Il Cacciatore di Innocenti, scendendo così in profondità nell’Abisso, sino a sentire sulla nuca l’alito del Male. Alessandro Sponzilli ci regala un thriller avvincente e ricco di sentimenti in una perfetta ricostruzione della Torino di inizio Novecento, prendendo spunto da un terribile episodio di cronaca nera che ha fatto da tassello importante alle leggende sulla Torino Magica.
BIOGRAFIA DELL’ AUTORE
Alessandro Sponzill
Alessandro Sponzilli vive a Torino dove è nato. Ha lavorato al Sole 24 Ore come consulente negli studi legali per prodotti digitali, e come insegnante di arti marziali. Ha insegnato difesa personale nell’Esercito. Studia Storia per hobby e scrive romanzi prevalentemente storici avventurosi e thriller. Ha pubblicato con Ananke , Piemme, gruppo Gems sotto pseudonimo e Yume Book, Leone Editore.
Attualmente in pensione insegna Karate, scrive per sé e come ghost writer.
Pubblicazioni
1997 “I Quattro Angoli della Terra” romanzo, editrice Ananke
1998 “La leggenda di Luz Manodipietra” racconti serie, Periodico I Valdostani
1998 “ Pelle di lupo” racconto, Inchiostro Rivista letteraria
1998 “La forza del vento di montagna” racconto. Segnalato al XII Concorso Lett. Courmayeur
1998 “Occhi di antica Magia” racconto segnalato al Concorso Lett. Italia Misteriosa Editrice NORD
1998 “ Il Mulino” racconto. Rivista Letteraria Inchiostro
1999 “ Doppia personalità” racconto. Inchiostro
1999 “ Rama. La città invisibile” Segnalato al Concorso Italia Misteriosa editrice Nord
2001 “Mori alla Novalesa” Romanzo. Editrice Ananke ( 2 edizioni)
2003 “ Una questione d’onore” Romanzo Editrice Ananke.
2006 “ La locanda del peccatore” Romanzo Ed. Ananke ( 3 edizioni)
2010 “Il Signore del Sole Nascente” Romanzo Piemme
2011 Premio Oestrus al Concorso Internazionale Montefiore e Città di Cattolica per Il romanzo Il Signore del Sole Nascente
2012 E-Book “L’aquila e Il Serpente” sotto lo pseudonimo Ermino Zini. romanzo finalista al Concorso IoScrittore, Gruppo GEMS ( Longanesi),
2014 Romanzo “La compagnia del vapore”- Yume Book
2016 Romanzo “La visione dell’assassino” – Yume Book
2018 Romanzo “Stella Fenicia” Yume Book
2022 Romanzo “Il Leone di Babilonia” ediz. Leone Editore
2024 Romanzo in uscita “Il Cacciatore di Innocenti” ediz. Leone editore
INTERVISTA ALL’ AUTORE
Da dove nasce la sua passione per la storia?
La storia è il grande recipiente da cui uno scrittore può attingere racconti pieni di passione, amore, avventura. Nei miei anni giovani ho giocato per così dire in casa, seguendo Salgari, Verne, Stevens. Inoltre la cinematografia di allora era satura di film peplum, di cappa e spada e western. E poi mi piaceva inventare. C’era un luogo dove noi ragazzi ci riunivamo a giocare. Abusivamente. Era un vecchio deposito mal custodito di carlinghe di aerei inglesi abbattuti. I miei amici mi chiedevano di raccontare loro delle storie. E io inventavo paesi lontani ed eroi mai esistiti. Penso che il mio vecchio “me” scrittore sia nato lì.
Quanto è importante ricordare eventi, fatti, per capire il mondo?
Secondo me capire il mondo non è indispensabile, tanto lo sappiamo che quando abbiamo la sensazione di aver compreso qualcosa spesso ci sbagliamo e abbiamo ancora molto da apprendere. Il mondo va amato al di là della comprensione. Anche attraverso l’arte, la scrittura per esempio è un modo di amare. Gli eventi vanno ricordati per cercare di evitare gli errori del passato, ma non solo, non possiamo passeggiare dinanzi agli avvenimenti storici senza soffermarsi a testa china davanti al sacrificio, alla sofferenza, all’inutilità delle guerre e riflettere su ogni azione, su ogni parola detta da uomini e donne che hanno fatto la nostra storia. Sarebbe come rivedere mia mamma scomparsa da tempo e non restare ad ascoltarla. Forse non sono necessari molti tentativi per capire, invece per amare la nostra vita sì.
Ci parli del libro.
E’ un thriller ambientato nei primi del 900 a Torino e si ispira a una vicenda di cronaca accaduta realmente. Si parla di un terribile criminale, astuto e al contempo paranoico che manifesta la sua violenza sui bambini. E naturalmente parla delle articolate indagini svolte per dargli la caccia. Fra i personaggi che animano il romanzo è in grande risalto Cesare Lombroso, famoso professore criminologo. Non voglio svelare molto, perché è ricco di colpi di scena che si intensificano via via che il racconto procede. Per i più sensibili sarà un pugno nello stomaco. Non ho voluto edulcorare le scene più violente, ma la storia è quella. Però poi c’è l’amore, l’amicizia, e tematiche come la nascita dei servizi segreti, lo sfruttamento delle donne, il socialismo, la corruzione nella polizia che s’intrecciano nelle pagine e fanno da contorno alle passioni umane. E alla fine tutto collima, anche se la Giustizia compie il suo corso servendosi di improbabili esecutori. Insomma, nel romanzo nulla è scontato.
Da dove è nato?
Il romanzo è nato dal desiderio di rispolverare una drammatica vicenda da cui prendo liberamente spunto. A Torino nel 1902, imperversò un assassino che uccise dapprima Veronica Zucca, di cinque anni, una delle figlie del proprietario del Caffè Savoia. La vittima dapprima risultò scomparsa per molti giorni e ne parlarono tutti i giornali. In città la paura era tangibile. Torino già non godeva di un’ottima reputazione venendo etichettata come la città regina della magia nera e la scomparsa della bimba alimentò voci di popolo che descrivevano il rapitore con sembianze mostruose, mezzo uomo e mezzo caprone. D’altra parte chi avrebbe mai rapito una bambina se non Satana in persona? Poi dopo mesi di arresti vani e indagini senza tracce, scomparve Teresina Demarca (qualcuno disse Demaria), con le stesse modalità. Però fu ritrovata negli Infernotti, ferita in più parti del corpo ma miracolosamente viva. Dopo ben due anni l’assassino fu arrestato e, dopo aver rischiato il linciaggio, condotto in carcere. Si pensa che le vittime furono ben più di due, ma non se ne conosce il vero numero. Era ben noto che nei quartieri poveri le denunce di scomparsa erano pochissime. Quando spariva un figlio, maschio o femmina era indifferente, si pensava a una fuga e le famiglie non denunciavano.
Perché scriverlo in quel periodo storico?
Innanzi tutto per preservare l’autenticità della storia. In più devo dire che studiando il primo Novecento…è la prima volta che mi allontano molto dalle epoche in cui normalmente ambiento i miei romanzi…ho scoperto che era affascinante. A Torino ho ricreato le nottate nebbiose, i vicoli bui illuminati dalle luci dei flebili lampioni, i salotti pieni di eleganza e vini pregiati, gli scatti delle lame di coltello. Insomma, ho capito che potevo dare al lettore un’alternativa valida e reale alle solite atmosfere della Londra o della Parigi di fine ottocento, senza spostarsi da casa. Torino è bellissima, ma si presta a tante magiche fantasticherie. Fateci un salto d’inverno, passata la mezzanotte, fra i vicoli della zona romana e, dopo aver letto il romanzo, ditemi se almeno una volta non rabbrividite.
I protagonisti, come hanno preso vita?
Credo di aver creato una bella squadra di investigatori. Talmente dissimili tra loro che il solo respirare nella stessa stanza creerà un attrito percepibile. Ho avuto qualche difficoltà con l’assassino, ideare il suo carattere e il suo modo di esprimere il Male mi ha messo un po’ alle corde. Ma avendo portato su carta tanti cattivi alla fine mi è servito e ha vinto la creatività. I due diciamo così, detective, sono dotati di un’umanità complessa ma empatica. Sono fallibili, con vizi e virtù, coraggioso e devoto alla Legge uno, guascone e avventuriero l’altro, si confronteranno sino all’inevitabile colpo di scena. Poi, come dicevo, Cesare Lombroso mette sul tavolo le sue competenze investigative con intelligenza e fascino. Posso sperare che il lettore ne possa sentire la mancanza a fine romanzo? Speriamo.
Quanto è importante la precisione in un romanzo come il suo?
Per quanto riguarda la precisione io la ricerco in maniera quasi maniacale in tutti i miei romanzi. Tuttavia non tutte le notizie si possono trovare con una certa dovizia. Spesso devo ricorrere a ragionamenti o intuizioni. Mi è già successo che qualche lettore discutesse scrivendomi che qualche particolare non tornava, ma per fortuna nella massa di informazioni stiamo parlando di sparuti casi, alla fine di vere e proprie piccolezze. I lettori sanno che non si può andare indietro di secoli ed essere matematicamente precisi, quindi con intelligenza sorvolano sui “colpi d’arte” o sule libertà narrative che mi prendo, giustificandole sempre a fine romanzo. Per esempio una vecchia via della città magari presentava, secondo le foto dell’epoca, caratteristiche leggermente diverse da come posso descriverle in un romanzo, ma si tratta solo di piccolezze che il lettore accetta. Ogni tanto però capita di trovare quello che misura i pioli della scala prima di cambiare la lampadina.
Che preparazione ci vuole per poterlo scrivere?
La preparazione è fondamentale. Io fletto i muscoli quando l’idea della trama preme per farsi narrare. Mi preparo molto sui testi. Per esempio, per questo romanzo, fra tanti volumi che hanno positivamente invaso la mia scrivania vi sono quelli dell’antropologo Massimo Centini, docente universitario che conosce profondamente Lombroso e molti dei fatti di cronaca a cavallo fra i due secoli. In questo romanzo mi sono avvalso di buone conoscenze nella Polizia di Stato, con amici investigatori abbiamo fatto delle ricerche sui metodi indagatori di quel periodo (non ce ne sono tanti) e li abbiamo comparati con quelli odierni. Poi una bella mano ormai la fornisce internet, sapendo dove pescare però. E infine annotare, sottolineare, ricercare. Ora, dopo tanti anni sono diventato io stesso un buon cacciatore di notizie.
Progetti futuri
Guardi, non ne parlo mai, ma non perché me la tiro, semplicemente perché non ho mai le idee chiare su quello che pubblicherò o scriverò nei prossimi anni o mesi. Ho alcuni testi già più o meno in cottura ma non saprei, magari vengo fulminato sulla via di Torino da una visione e mi attacco al PC.
Dove possiamo trovare il libro?
Lo si può prenotare nelle librerie indipendenti, oppure in tutte le altre importanti catene, o sulle varie piattaforme. Ma della capillarità della distribuzione non mi preoccupo. Se il lettore non mi trova in una libreria, sono certo che mi troverà da un’altra parte. Grazie.
Di Manuela Montemezzani