Cultura e Musica

La morte di Alain Delon, così bello, così fragile, così violento

Il ricordo dell'attore dello scrittore Fabrizio Uberto

Per tutti noi ragazzi degli anni 80, Alain Delon ha rappresentato molto di piu’ di un semplice attore di successo. Alain era l’incarnazione dei nostri desideri, della nostra proiezione verso il successo, con le donne come nella vita. Rappresentava ll concetto stesso di riuscita, di affermazione senza se e senza ma, ne accettavamo un po’ acriticamente anche l’ aggressivita’ ed arroganza. Gli perdonavamo tutto, in nome della sua bellezza mai impersonale, della sua classe e del suo stile. Al contempo pero’ non comprendevamo che dietro quell’apparenza spietata e inappuntabile alla Borsalino, si celassero anche le sfumature di fragilita’ del “Rocco” di Visconti, la profonda solitudine del bello e maledetto de ” La prima notte di quiete”. Ma probabilmente neanche lo stesso Delon era riuscito a capire sino in fondo che quel successo, quella sua apparente ” invincibilita'” non erano che l’altra faccia della medaglia della sua profonda vulnerabilità. Dalla metà degli anni 90 infatti, da quando il suo momento di grazia aveva iniziato a declinare, Alain entro’ in rotta di collisione con quel suo essere uomo come tutti, ancora buon attore, ma non piu’ “Mito” che aveva fatto sognare una generazione di ragazzi e di ragazze. Da qui, da questa non accettazione di quell’Umano di cui anche i Vip sono dotati, scaturi’ la depressione, le malattie, in definitiva, la sua incapacità di vivere una quotidianita’ non piu’ eclatante. Caro Alain hai avuto una bella vita, forse avresti dovuto apprezzarla di piu’, anche nelle sue ombre e nei suoi chiaroscuri, esattamente come tutti noi mortali. Comunque arrivederci e grazie simpatica canaglia.

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