È entrato nel vivo il programma della 45a edizione del Rossini Opera Festival che si svolge a Pesaro, città natale del compositore.
Il Festival, che si sta svolgendo nell’anno in cui Pesaro è Capitale italiana della cultura, proporrà dal 7 al 23 agosto 2024 ben cinque opere per un totale di trenta spettacoli. Ha inaugurato il Festival una nuova produzione di Bianca e Falliero, diretta da Roberto Abbado e messa in scena da Jean-Louis Grinda. L’opera mancava al ROF dal lontano 2005. La star soprano anglo-australiana Jessica Pratt ha conquistato, con la sua classe e resistenza al lungo lavoro di scena imposto dall’opera, il pubblico del rinnovato Auditorium Scavolini, che ha molto apprezzato anche Aya Wakizono (Falliero en travesti). Nell’ovazione generale, che aveva anche il senso del giusto incoraggiamento al susseguirsi degli spettacoli dal 7 agosto in poi, e del grande sforzo organizzativo e impresariale della messinscena di ben cinque opere, si è avvertita un’ombra di perplessità per l’interpretazione registica di Grinda, che ha un poco forzato rispetto a libretto e drammaturgia con un’ambientazione ibrida e in parte criptica di chiave novecentesca. Poco male, è il mio avviso: quando ci sono tali grazie artistiche, anche una regia sospetta non rileva poi tanto. È la forza della grande arte, che, in una Prima, consente anche una presa di ulteriori misure, e vedremo nelle ulteriori repliche se il regista prenderà atto delle asperità avvertite e preciserà meglio il suo pensiero con sfumature semiologiche adattate… Si dimostrano, ancora una volta: 1. L’opportunità delle regie innovative, che creano originalità operando prevalentemente in sfumature di trama basate sull’aspetto video, quello libero dalla lettera di spartito e libretto; 2. L’esigenza però di garantire un coordinamento drammaturgico tra le innovazioni e la “lettera” dei testi, prevenendo così le disfunzioni eventuali o, dall’altra parte, inutili gravami per le regie. Va anche detto peraltro che, se non si discute un poco, se non si sperimenta, la vita dell’organismo prezioso e intrinsecamente mutageno dell’opera lirica non viene valorizzato appieno… La tentazione all’automatismo di ripetizione melomane è il correlato di una esperienza reiterata e ragionevole che trovi spazio nei cartelloni e loro interpretazioni, ma io sono convinto che agli albori del terzo millennio e dopo 1, 2, 3 secoli di successo tradizionale, la vera vita dell’opera lirica debba venire legata al rischio dell’evoluzione calcolata. Dove deve avvenire, però, quest’evoluzione? Dove può: nella “funzione video” (scenografie – che oggi sono moltissimo proiezioni -, costumi, luci, geometrie coreografiche, physique du role…). E come garantire la lettera della parola e della musica? Con un presidio specifico interfaccia tra direzioni artistiche dei teatri e regie, il cosiddetto “dramaturg”, che è anche difensore della parte tradizionalista del pubblico dell’opera, così importante ancor’oggi.
E così, è partito alla grande sui temi della qualità di voci e musica e sul dibattito registico, il grande 45° Rossini Opera Festival. Seguirà un’altra nuova produzione, Ermione, affidata alla bacchetta di Michele Mariotti e alla regia di Johannes Erath, titolo che non veniva eseguito al Festival dal 2008. Due saranno le riprese: L’equivoco stravagante ideato per il ROF 2019 da Moshe Leiser e Patrice Caurier, diretto da Michele Spotti, e Il barbiere di Siviglia di Pier Luigi Pizzi, creato per il ROF 2018 e stavolta diretto da Lorenzo Passerini. Chiusura con la celebrazione del 40o anniversario della prima esecuzione in tempi moderni del Viaggio a Reims, che sarà presentato in forma di concerto con la direzione di Diego Matheuz.
Nel corso del secondo dei ROF Talks, tenuto il 7 agosto nella Sala della Repubblica del Teatro Rossini, è stato poi annunciato il programma del Rossini Opera Festival 2025. Giacomo Mariotti, responsabile di Stampa e Comunicazione della Fondazione Rossini, documenta la 46a edizione della manifestazione, che si terrà dal 10 al 22 agosto 2025 e presenterà tre titoli operistici, con due nuove produzioni ed una ripresa. Inaugurerà il Festival il 10 agosto una nuova produzione di Zelmira, diretta da Giacomo Sagripanti, che torna a Pesaro dopo il Moïse et Pharaon del 2021. La messinscena sarà affidata all’estro del regista spagnolo Calixto Bieito, al suo debutto pesarese. La seconda nuova produzione, in scena dal 12 agosto, sarà L’Italiana in Algeri, diretta da Dmitry Korchak, già sul podio al ROF nella Cambiale di matrimonio del 2020, e ideata dall’ottima Rosetta Cucchi, che a Pesaro ha firmato in passato Adina (2018) e Otello (2022). Sempre l’anno prossimo sarà invece ripreso, dall’11 agosto, Il Turco in Italia di Davide Livermore, molto apprezzato al ROF del 2016, affidato alla direzione di Diego Ceretta, al debutto operistico a Pesaro. Quanto al programma concertistico, accanto ai Concerti di Belcanto e ai Concerti lirico-sinfonici (uno dei quali proporrà tre Cantate rossiniane in nuova edizione critica), sarà proposta la Messa per Rossini, scritta in occasione del primo anniversario della sua morte.