BIOGRAFIA DELL’ AUTRICE
Yuleisy Cruz Lezcano nata a Cuba, vive a Marzabotto, Bologna. Lavora nella sanità pubblica, laureata in scienze biologiche e ha ottenuto una seconda laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetricia, titoli ottenuti presso l’Università di Bologna.
Ha pubblicato numerosi libri a seguito di riconoscimenti e premi in concorsi.
Si occupa di traduzioni in spagnolo, facendo conoscere poeti italiani in diverse riviste della Spagna e del Sudamerica e, in modo reciproco, facendo conoscere poeti sudamericani e spagnoli in Italia. Collabora con blogs letterari italiani, di America Latina, Spagna e con il giornale letterario del Premio Nabokov.
La sua poesia italiana è stata tradotta in francese, spagnolo, portoghese, inglese, albanese.
Il suo ultimo libro “Di un’altra voce sarà la paura” è stato selezionato per presentarlo al Salone Internazionale del Libro di Torino edizione 2024, è stato presentato nella Televisione di Stato della Repubblica di San Marino e in Tele Granducato della Toscana, sarà presentato con l’associazione Artinte di Barletta, Trani, Puglia ad agosto, sará ospite del Festival del Borgo antico di Bisceglie, Puglia e della trasmissione televisiva Street Talk di Andrea Villani, che viene trasmesse in 22 reti televisive in tutta Italia.
INTERVISTA ALL’ AUTRICE
Come nasce l’amore per poesia?
Il mio amore per la poesia nasce negli echi della mia memoria. Prima di imparare a leggere e a scrivere provavo a cantare le rime, insieme a mio padre, solo per gioco. Il linguaggio per me era una festa che mi invitava a cercare l’opulenza delle parole, a creare immagini e infinite possibilità per raccontare quello che mi si offriva amabile, per concorrere alla sorte che mi abitava, piena di colori, nel contorno che percepivo.
La poesia mi ha avvicinata all’indefinito dell’essere umano, al segno indecifrabile che lo abbraccia. Ha sostenuto, dalla mia tenera età, il mio intento di essere me stessa dentro le contraddizioni. Ha rappresentato sempre per me la lucida volontà di accostare ragione e sentimento e di indagare il mistero che accompagna l’essere umano. La poesia mi ha permesso di indagare il segno, assumendo come mia la tendenza di tanti poeti, che ho studiato successivamente.
Con il tempo, l’amore verso la poesia è cresciuto dentro di me, e da inconsapevole è diventato consapevole. Mi sono vestita dalla tendenza di Arthur Rimbaud che mi ha orientata dapprima a cercare il segno insulare con parole inventate, per abitare la mia isola. Poi sono arrivati altri segni per affrontare la lontananza dalle mie radici e rinascita, usando la sorpresa che mi preparava la memoria come ex ergo, come aneddoti intertestuali che mi abitavano di referenze, rendendomi più forte lungo i miei viaggi.
L’esattezza, suppostamente pitagorica, della risposta di come nasce il mio amore per la poesia, è in me da tempo superata. Cercare risposte per me è un dato numericamente burlato, direi che non ricordo quando ha corso un daino nel mio cielo; quando è caduta una goccia di rugiada sul mio pensiero; quando ho sentito un chiamato, che mi ha svegliata. Tutto questo è accaduto, ma non ricordo il giorno. So solo che la poesia mi ha aiutata a uscire dal guscio, a rielaborare tutti i miei traumi infantili, a sentire l’individualità della mia stessa voce, a introdurmi nel mio stesso tempo, interessata ai limiti che lo spazio impone per ripensarli nella parola orizzonte. La poesia si è rivelata in me come la parola orizzonte, l’ho trovata qui ad ogni passo, come parte della superficie viva dell’eterno. Mi aspettava dove io sono sogno.
Perché ha scelto questa tematica?
Con il mio ultimo libro “Di un’altra voce sarà la paura”, pubblicato con Leonida edizioni, ho scelto la tematica “violenza di genere” per impegnarmi socialmente nel tentativo di dare voce a chi non è riuscito a parlare, a urlare abbastanza forte, a denunciare o farsi ascoltare, riguardo alla violenza subita. Il pensiero di questo libro è iniziato a crescere dentro me a partire della situazione attuale, in cui gli episodi di violenza sembrano molto aumentati e la esasperazione della cronaca fa delle storie di violenza una sorta di romanzo a puntate, che invade perfino i programmi televisivi, le conversazioni al bar, i commenti nei social.
Di libri sulla violenza di genere ne sono stati scritti tanti, ma non è stato comunque detto tutto quello che c’è da raccontare. Tra le persone che non conoscono il fenomeno, c’è una sorta di incredulità, ma dobbiamo pensare che una donna su tre subisce almeno una forma di violenza nell’arco della sua vita. Dobbiamo pensare che questo è un fenomeno trasversale, presente in ogni luogo del mondo, sia durante le guerre, sia in tempo di pace. In questo libro riporto storie diverse e spesso emerge quanto le storie di molestie e violenza siano circondate dal silenzio.
Cosa c’è ancora da fare per risolvere un problema così importante come la violenza contro le donne?
Vorrei, affrontando questa tematica, richiamare l’attenzione della società, delle istituzioni e dei media sul tema della violenza di genere, in ogni sua forma, questo non per usare ancora le storie come spesso fa la cronaca ma per avvicinare il trauma che accompagna la violenza, i sentimenti di sentirsi svuotati, l’invisibilità. Ci sono associazioni che ben hanno percepito la necessità di ascolto e di supporto, esistono per esempio delle belle realtà di supporto; per dirne una, esiste uno sportello online di ascolto anonimo chiamato Mama Chat, ed è per questo che anche io ho voluto dare voce a queste storie, per cercare di sensibilizzare verso soluzioni che contrastino tale fenomeno. Vorrei che le cose che ancora non funzionano nel sistema giudiziario, nella rete di aiuto incominciassero a farlo. Vorrei che da queste voci nascesse la coscienza di creare misure cautelari adeguate, per prevenire con tempestività il fenomeno. Sicuramente è necessario riconoscere la violenza per aiutare la donna a uscire dalla situazione di pericolo. Riconoscere situazioni da monitorare che rendono la donna maggiormente fragile e vulnerabile, come i viaggi migratori e l’immigrazione. A questo proposito è fondamentale l’impegno dei governi e delle agenzie europee, per offrire risposte urgenti, perché il fenomeno in questi casi ha raggiunto dimensioni preoccupanti.
Comunque, come dice una delle poesie all’interno del libro “non è mai tardi per subire…” l’esperienza e la cronaca dimostrano che nessuna donna può trovarsi al sicuro e mi sento di affermare che la violenza non ha età, né cultura, né razza, né confini, né latitudini. Esistono realtà interne alle famiglie, delle quali si parla veramente poco. Ci sono, anche, donne anziane vittime di femminicidio, che spesso hanno una malattia fisica o mentale. La disabilità può essere in alcuni casi motivo di maltrattamento tra le mura domestiche. i patner ma anche i figli possono diventare i carnefici di queste donne. la violenza può essere fisica, ma soprattutto psicologica e non dimentichiamo che per le donne anziane uscire dalla violenza può essere ancora più difficile, non solo a causa della dipendenza economica, ma anche al maggiore isolamento, malattie o disabilità. Poi molte donne anziane e meno anziane, quando subiscono violenza, non riescono a individuare la violenza, a definirla per quello che è e dicono “è sempre stato così” e continuano ad essere ingabbiate dentro stereotipi che le convincono di dover resistere per il bene della famiglia. Anche se in Italia la soglia di tolleranza nei confronti delle violenze sembra essersi abbassata e si considerano violenti ed inaccettabili comportamenti che un tempo non erano definiti tali, c’è ancora tanto da fare e la cultura può aiutare moltissimo, così come l’educazione precoce nelle scuole riguardo all’affettività, alla non violenza e al riconoscimento dell’altro come una ricchezza.
Per aiutare le donne poi che hanno subito violenza, bisogna istruirsi per dare risposte adeguate e non improvvisate. Ci sono studi che risalgono al lontano 1974 quando le ricercatrici Ann Wolbert Burges e Lynda Lytle Holmstrom hanno descritto la sindrome da trauma da stupro nel loro studio pioneristico. Conoscere ci aiuta ad aiutare senza fare danni. E bisogna conoscere il triste bagaglio psicologico che accompagna gli episodi di violenza. Queste due studiose hanno rilevato nelle loro esperienze disturbi comportamentali, somatici, psicologici, che di solito si manifestano in due fasi: una fase iniziale acuta e una fase successiva, che ben ci dicono che riconoscere i disturbi dei comportamenti da trauma da stupro può aiutare nel dare risposte adeguate e di vero aiuto.
Cosa leggere per diventare una brava autrice?
Non saprei cosa consigliare, ma oltre a leggere ci vuole predisposizione e fantasia. Da bambina ho letto molto Salgari, Verne. Poi ho letto Dumas, Cervantes con Don Chisciotte. Nonostante mi piaceva leggere, leggevo con difficoltà, forse avevo una sorta di dislessia non riconosciuta e mia madre mi obbligava a leggere a voce alta rivolta ad un muro. Crescendo poi adoravo Agatha Christie, sono arrivati Proust, Valéry, Ortega, Miguel De Unamuno, Antonio Machado, María Zambrano, Luis Cernuda. Sono diventata una lettrice vorace e simpatizzante con l’affermazione degli strutturalisti che dice che in ogni lettore esiste la possibilità e il desiderio di scrivere l’opera che legge. Così ho letto Paradiso di José Lezama Lima, tanti racconti di Cortàzar, molti libri di Isabel Allende, tantissimi libri di Nietzsche. E ho recepito un messaggio: “è uguale autore chi legge che chi scrive” e questa è la meraviglia della cultura, un’opera ha un numero infinito di autori.
Come consigliate la lettura della poesia ai giovani d’oggi?
La poesia la consiglierei come una medicina, come un momento teatrale, di condivisione, come una canzone, ma la poesia è qualcosa di più misterioso di un consiglio. Si può immaginare mentre si riscostruiscono immagini e resti di pianeti persi, potremo sussurrarci in aula versi all’orecchio, ogni studente potrebbe partire dal sussurro dell’altro per creare il proprio sussurro e passarlo ad un altro orecchio, di verso in verso, creare da un verso iniziale di un poeta l’intercomunicazione della sostanza propria e di un canto corale.
Progetti futuri?
Ho ripreso la mia lingua madre, scrivendo e sognando di essere riconosciuta anche nelle mie radici e trovare nella poesia oggetti che mi conducano ad altri, per fare associazioni favolose, e trovarmi in quei mondi fatti di enormi gallerie di specchi di fronte ad altri specchi, che mi diano il dono metaforico, la capacità di nuove associazioni e il colto dell’artificio che avvicina a tutte le profondità che indago, per ritrovarmi in quella sorgente dentro il mare, dove l’acqua si differenzia dall’acqua, e ha, nonostante sia acqua, un aspetto unico.
Dove possiamo trovare il libro?
Lo potete trovare nel sito della casa editrice
https://www.editrice-leonida.com/prodotto/di-un-altra-voce-sara-la-paura/
https://www.libreriauniversitaria.it/altra-voce-sara-paura-cruz/libro/9788833742403
https://www.unilibro.it/libro/cruz-lezcano-yuleisy/di-un-altra-voce-sara-la-paura/9788833742403
Pubblicazioni:
Di un’altra voce sarà la paura, Leonida Edizioni, 2024
Doble acento para un naufragio, bilingue spagnolo/portoghese, Edições Fantasma, 2023.
L’infanzia dell’erba, Melville Edizioni, 2021.
Demamah: il signore del deserto, bilingue italiano/spagnolo, Monetti Editore, 2019.
Inventario delle cose perdute, Leonida Edizioni, 2018.
Tristano e Isotta. La storia si ripete, SwanBook Edizioni, 2018.
Fotogrammi di confine, Casa editrice Laura Capone, 2017.
Soffio di anime erranti, Prospettiva Editrice, 2017.
Frammenti di sole e nebbia sull’Appennino, Leonida Edizioni, 2016.
Credibili incertezze, Leonida Edizioni, 2016.
Due amanti noi, FusibiliaLibri, 2015.
Piccoli fermioni d’amore, Libreria Editrice Urso, 2015.
Sensi da sfogliare, Leonida Edizioni, 2014.
Tracce di semi sonori con i colori della vita, Centro Studi Tindari Patti, 2014.
Cuori Attorno a una favola, Apollo Edizioni, 2014.
Vita su un ponte di legno, Edizioni Montag, 2014.
Diario di una ipocrita, Libreria Editrice Urso, 2014.
Fra distruzione e rinascita: la vita, Leonida Edizioni, 2014.
Pensieri trasognati per un sogno, Centro Studi Tindari Patti, 2013
Di Manuela Montemezzani