Il punto di Virginia

I COLORI DI GIUGNO

Inclusività, parità e non discriminazione

Il colore è un linguaggio universale e trasmette messaggi riconoscibili e profondamente importanti per coloro che ne cercano il significato: il rosso della passione, l’arancione della vitalità e dell’anticonformismo di genere, il giallo dell’energia e la luce del sole, il verde della salute e della natura, il blu della serenità e il viola lo spirito.

Giugno è il mese del Pride celebrato ogni anno dal 1969 e rappresenta un momento fondamentale per la comunità LGBTQ+ e anche per tutti noi. Nella loro bandiera, simbolo del loro movimento, ogni colore che la compone, riflette attentamente le esperienze e le identità uniche della comunità.

Perché esiste un mese dedicato a questa celebrazione?. Perché in molte parti del mondo, ancora e soprattutto oggi, le persone LGBTQ+ continuano a subire discriminazioni, violenze e negazione dei loro diritti fondamentali. Il Pride, con le sue varie manifestazioni pubbliche di questo mese, è un momento per sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovere l’uguaglianza e l’accettazione, permettendo, a chi ancora si nasconde e lotta per la propria identità, di venire fuori per essere incluso in questa società. La disparità di genere ha radici profonde nella storia umana e si configura inizialmente con le ingiuste differenze di trattamento e parità tra uomini e donne, sempre a favore degli uomini.

La lotta per la parità dei sessi ha una lunga storia, ma la strada per ottenerla è ancora lontana e tuttora nel mondo del lavoro, dell’istruzione, della salute, assistiamo a vere e proprie disparità di discriminazione, ancora più evidente quando siamo presenti davanti a donne di colore o transgender o non binarie.

Non nascondo che sono stati fatti progressi significativi da Organizzazioni Internazionali come l’ONU che hanno promosso programmi per l’empowerment delle donne e la riduzione della disparità di genere. Certamente campagne come il #MeToo hanno aumentato la consapevolezza riguardo alla violenza sessuale e alle molestie spingendo per cambiamenti significativi nelle politiche aziendali e nelle leggi….ma la strada anche qui è ancora lunga. Analizzando le diverse proiezioni del popolo Pride nel suo voler essere veramente inclusivo nella sua evoluzione, occorre soffermarci sul concetto di identità di genere binaria e non binaria, tema delle nuove generazioni Z e Alpha.

L’identità di genere, per essere chiari, si riferisce alla percezione individuale del proprio genere, che può o non può corrispondere al sesso assegnato alla nascita. Quando noi parliamo di sistema binari o di genere, parliamo solo di due generi, maschile e femminile. Quando parliamo di persone non binarie, intendiamo identificare individui che siano una combinazione di entrambi i generi, nessuno dei due, o in modo completamente diverso.

Questo spettro di identità di genere mette in discussione le nozioni tradizionali dello stesso e promuove una comprensione più inclusiva e flessibile della diversità umana di cui da qualche anno si parla. Molte persone non binarie, specialmente giovani, raccontano di sentirsi intrappolate in categorie di genere rigide che non riflettono la loro identità e condividono insieme sfide comuni legate all’accettazione sociale e alla visibilità.

Immaginate nel mondo del lavoro quali ostacoli trovino le persone non binarie nell’ottenere e mantenere un impiego o ad esempio come si sentano escluse per il rifiuto di riconoscere i loro pronomi scelti all’interno dell’azienda e della società. Ancora diverso, continuando a navigare nello spettro variopinto del Pride, è riferirsi alla fluidità di genere, altro grande tema delle nuove generazioni.

Ma cosa significa essere genderfluid, diversamente da binario e non binario?. Essere genderfluid significa vivere il genere in modo dinamico e flessibile, senza essere vincolati da ruoli o aspettative rigide di genere. Questo può significare adottare diverse “espressioni di genere” in base al contesto, allo stato d’animo o ad altre influenze personali. E’ chiaro che le persone genderfluid allo stato attuale di questa società prettamente binaria, si trovino ad affrontare incomprensioni e discriminazioni nell’esprimere liberamente la loro identità.

La visibilità nei media, nella cultura popolare e nelle istituzioni, può aiutare a normalizzare anche l’esistenza delle persone genderfluid a combattere i pregiudizi in genere e di genere. Anche per questo resta fondamentale l’attuazione di politiche inclusive a livello istituzionale, come il riconoscimento legale dell’identità di genere non binarie, al fine di garantire il rispetto e la dignità. Non dimentichiamoci in ultimo che in questo grande ombrello colorato si è partiti fin dalla sua creazione per respingere l’avversione, il pregiudizio e la discriminazione verso le persone omosessuali. Le radici dell’omofobia sono spesso legate a norme culturali, religiose e sociali che vedono l’omosessualità come deviante o immorale. L’omofobia ha avuto e ha conseguenze devastanti sulla salute mentale e fisica delle persone LGBTQ+. In particolare se ci riferiamo ai giovani che sono più vulnerabili, riscontriamo tassi più alti di bullismo, abbandono scolastico e suicidio, rispetto ai loro coetanei eterosessuali.

L’educazione è comunque un elemento chiave che in questa società si richiede sempre di più per sensibilizzare le persone riguardo le diversità sessuali di genere. Le leggi antidiscriminatorie e le politiche inclusive sono fondamentali per proteggere i diritti delle persone LGBTQ+ o meglio i diritti anche nostri.

Oggi il movimento gay è una parte integrante del più ampio movimento dei diritti LGBQ+, ma ha ancora sfide specifiche da affrontare, come abbiamo già scritto, in merito all’omofobia e alla sua avversione ancora forte nella società di oggi.

In ultimo vorrei ancora parlare delle persone trans che sono individui la cui identità di genere non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Molti di loro affrontano sfide significative come la discriminazione, la violenza e la mancanza di accesso a cure mediche adeguate che li supportino nella loro transizione. Accanto a questi ostacoli ci sono comunque storie di resilienza, successo e accettazione. Le persone trans trovano forza e comunità nel supporto reciproco e nell’attivismo che li fa combattere contro la violenza e sollecitare politiche inclusive che riconoscano e rispettino le loro identità. Ci sono organizzazioni come la NCTE (National Center for Transgender Equality) negli Stati Uniti e TGEU (Transgender Europe) che lavorano per promuovere i diritti e il benessere delle persone trans attraverso il richiedere alla Comunità Europea supporto ed educazione formativa.

Le riflessioni sulla strada percorsa dal Pride in tutti questi anni e le sfide che noi tutti dobbiamo affrontare nel prossimo futuro sono ancora tante, anche se possiamo annoverare delle vittorie significative. La continua lotta per l’uguaglianza e l’inclusività richiede l’impegno di tutti: individui, comunità, istituzioni e governi. Solo attraverso uno sforzo collettivo possiamo sperare di costruire un mondo in cui tutte le persone sono rispettate e accettate per chi sono.

Scrivetemi a virginia.sanchesi@gmail.com o contattaci in redazione al numero 335 6466233  e saremo felici di aprire un contatto diretto o una chat fra me e voi.!!

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