Attualità

Si stava meglio quando eravamo ignoranti

La tecnologia, perennemente all’avanguardia, dovrebbe far riflettere, sotto tutti i punti di vista. Il progresso incalza velocemente, anzi, talmente rapido che oggi, tutti laureati con lode, siamo più ignoranti di domani. Non abbiamo più tempo per chiedere. Non abbiamo tempo per obiettare, che il soggetto è già obsoleto. Girando per le nostre cittadine, ci si rende conto del silenzio assordante fatto dalle persone. Non si comunica più a voce ma solo tramite tecnologia. Per scambiarsi il saluto, utilizziamo le faccine, dalle quali possiamo dedurre se, il nostro contatto, è felice o triste. Ed ogni notizia è riferita con stili diversi di scrittura. Ed ogni giorno si scopre quanto sei “vecchio” o “antico” lasciando scorrere i messaggi. I bambini non giocano più. Non sognano più. Dov’è finito lo strillo di gioia per aver realizzato un punto contro gli avversari? Dove sono finite le cartelle, posizionate a pali delle porte? Dove sono le biciclette lasciate a terra, per correre a guardare un formicaio? Dove le bambole tutte in fila, a mo’ di amiche, a cui insegnare a bere il tè! I genitori, invece di dare incentivi alla fantasia dei bimbi, che immaginano cose fantastiche, alla vista di una farfalla colorata, di una scia di aereo o di un turbinio di foglie spinte dal vento, gli mettono in mano il telefonino “così non rompe”. Ricordo quando facevamo a gara nel prendere le foglie che si staccavano dagli alberi, prima che toccassero terra. E ci bastava la mano, fuori dal finestrino dell’auto, per simulare il volo di un aereo. I bambini non hanno più tempo per loro! Scuola, doposcuola, palestra, danza, basket, calcio, nuoto! Ma quando giocano? E a casa? Rientrano e sono subito davanti al PC, a provare il record del nuovo gioco elettronico! Ma che mondo stiamo preparando per loro! Intelligenza artificiale? Tutto pronto a comando. E se non funziona? Il Grande Fratello ci vuole tutti belli, sani, uguali, intelligentissimi, ma senza umanità. C’è da domandarsi, quindi, se tutti sono entusiasti del mondo virtuale, se tutti acclamano all’avvento della modernità artificiale, al futuro, dove solo le macchine lavoreranno, perché molti giovani lasciano un buon posto di lavoro e la comodità e gli agi della città frenetica, per tornare a vivere a contatto con la natura, con gli animali e con la serenità di poter respirare aria pulita. I grandi Adriano, intonando “via Gluk” e Renato, con il film “Ragazzo di campagna”, già negli anni 70 e 80, ci avvisarono. I bambini non giocano più,  lasciamoli giocare. I bambini non sognano più,  lasciamoli sognare. I bambini ci insegnano a fantasticare, proviamo a volare con loro, lasciandoci cullare sulle ali della fantasia.

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