Introduco augurando a tutti un buon rientro al lavoro. Il lavoro, già. Una delle basi solide delle quali si vive. La nostra costituzione dichiara esplicitamente, in modo netto e chiaro, che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Che ogni cittadino deve avere ed onorare una casa ed il lavoro. Ecc, ecc. Il lavoro. Festeggiato il 1° maggio, intorno alla metà dell’800, poi definitivo dalla fine della guerra. Giornata destinata a dibattiti e progetti per un lavoro più sicuro, sia dalla durata che dalla sicurezza. Negli ultimi anni, purtroppo, la tendenza ad utilizzare questa giornata, è, secondo me, scemata a festeggiare con concerti “solo di musica leggera”, invece di approfittare della possibilità di elargire o aumentare cifre monetarie importanti per migliorare appunto il lavoro. Cifre importanti, molto importanti. Con la scusa dei concerti gratuiti al pubblico, in pochi sanno che, queste manifestazioni, vengono pagate con i tributi versati a comuni e sponsor. Circa 600mila euro sono la parte di RAI e Telecom, che noi paghiamo sotto forma di canone. Ci sono poi le spese di pulizia, di assistenza, di sicurezza, che girano intorno ai 450mila euro, pagati dal comune organizzatore, grazie alle tasse varie (imu,ici, tari, ecc). Molti protagonisti si fanno pagare solo le spese (un artista romano, residente a Roma, per partecipare alla manifestazione di Roma, ha chiesto “solo” 2500 euro di rimborso. Mi sembra una presa per……i bottoni). I sindacati si inalberano, grazie ai soldi dei tesserati. Quelli riportati sono dati rilevati e non inventati, per le città metropolitane. Ma anche i piccoli comuni hanno spese, sproporzionate alle dimensioni. Pertanto, ribadisco che, le manifestazioni dovrebbero essere limitate ad introdurre nuovi input su sicurezza e stabilità. Il mio slogan ” Meno festa, più sicurezza”
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