Tra la produzione manoscritta e i libri a stampa esiste una nicchia di volumi prodotti dal 1455 (dai più ritenuto l’anno di pubblicazione del primo libro a stampa, la Bibbia cosiddetta delle 42 linee di Gutenberg) all’anno 1500 compreso chiamati “Incunaboli”, beni molto preziosi ma spesso poco noti al grande pubblico. Nel XV secolo in tutta Europa furono attive oltre cinquecento tipografie, con una produzione di circa 30.000 edizioni. Oggi ne restano, sparsi nel mondo, circa 450.000 esemplari di cui almeno 110.000 in Italia, dove furono impressi più di un terzo del totale degli incunaboli.
La Biblioteca Universitaria di Pavia ne conserva 711, e All’alba della stampa è la prima mostra dedicata interamente a loro, i primi libri moderni realizzati in serie con modalità proto-industriali.
Lo studio e l’esposizione dei nostri incunaboli sono promossi grazie al progetto nazionale PRIN2017 “L’alba dell’editoria italiana. Tecnologia, testi e libri nell’Italia centrale e settentrionale nei secoli XV e XVI”, progetto di ricerca finanziato dal MIUR al quale collaborano quattro Atenei italiani (Cattolica di Milano e Università di Bologna, LUMSA di Roma, Udine). La Biblioteca Universitaria di Pavia è stata inserita in una delle quattro unità coinvolte nel progetto, quella di Bologna, che ha come coordinatore il professor Paolo Tinti (Dipartimento di Filologia classica e Italianistica).
La mostra si snoda attraverso tre itinerari: gli incunaboli pavesi, quelli miniati e gli incunaboli bolognesi, per omaggiare l’Alma Mater Studiorum che ha scelto Pavia tra i suoi poli di ricerca. A completare l’esposizione, gli incunaboli delle “tre corone”, Dante, Petrarca e Boccaccio, cosiddetti in quanto considerati apice di purezza poetica e linguistica e modello per la lingua italiana.
Nell’itinerario pavese, dopo la descrizione bibliografica, le didascalie evidenziano le caratteristiche bibliologiche degli incunaboli stampati in città e sottolineano quanto abbiano ereditato dalla tradizione manoscritta. Ci si sofferma poi sull’importanza dei volumi in mostra e sul contesto storico e sociale in cui la scoperta rivoluzionaria della stampa si fa strada a Pavia.
Iniziali fogliacee, campi in lamina d’oro, bianchi girari e stemmi caratterizzano l’itinerario relativo agli incunaboli miniati: l’uso di personalizzare i libri con ornati dipinti passa, infatti, senza soluzione di continuità dalle carte manoscritte alle pagine impresse. Fin dall’introduzione della stampa in Italia, tipografi e librai immettono sul mercato incunaboli su carta o pergamena che le miniature mirano ad assimilare, almeno nella veste esterna, ai manoscritti. Luogo di stampa e luogo di esecuzione delle miniature non sempre coincidono. I nove incunaboli esposti esemplificano alcune tipologie decorative e scuole miniatorie del ‘400.
L’itinerario bolognese evidenzia l’importanza che la città di Bologna riveste nella storia della stampa in Italia. Nel periodo che intercorre tra l’introduzione della stampa in Europa, a opera di Johannes Gutenberg, fino alle soglie del XVI secolo, infatti, nella città felsinea si contano più di cinquanta tipografi, perlopiù di origini italiane, che diedero alle stampe oltre 500 edizioni sui più vari argomenti, dai titoli destinati a studenti e professori del fiorente polo universitario, all’editoria funzionale al mecenatismo dei Bentivoglio, signori di Bologna, alle opere impresse di ampia diffusione, destinate al pubblico di notai, professionisti e mercanti. Ogni incunabolo esposto è contraddistinto da singolari peculiarità utili a suscitare stimolanti riflessioni che raccontano il suo contesto culturale, storico e sociale.