Nel corso della campagna elettorale i partiti nazionali hanno molto insistito sul considerare le elezioni regionali sarde di domenica 25 febbraio un test di carattere politico generale: per soddisfare l’analisi di questo elemento allora l’analisi del voto dovrà anche transitare nel rapporto con l’esito delle elezioni politiche 2022 e non soltanto riferirsi da elezione regionale e elezione regionale.
I dati che saranno qui riferiti si rivolgono all’esito di 1822 sezioni su 1844 (le 22 rimanenti saranno esaminate dai rispettivi Tribunali di competenza) ma possono essere considerati validi per eseguire una comparazione tra cifre assolute (l’unico metodo che permette di comprendere gli scostamenti effettivi tra lista e lista, con le percentuali calcolate sul totale degli aventi diritto che nel caso assommavano a 1.447.753).
Prima di addentrarci nei numeri valgono però alcune premesse :
a) le elezioni sarde hanno fatto registrare il minimo scarto assoluto tra i candidati presidenti nella storia dell’elezione diretta;
b) la vittoria della coalizione centro-sinistra/M5S è stata dovuta all’exploit della candidatura Todde capace di raccogliere 40.301 voti in più rispetto alle liste coalizionali (il 12%). Si tratta di un dato proveniente da una situazione oggettivamente periferica che sottolinea ancora il dato riguardante il peso assunto dalla visione personalistica della politica.
I principali punti ai quali rivolgere l’attenzione sono questi:
1) la partecipazione al voto;
2) il grado di volatilità;
3) il rapporto tra candidati – Presidente e liste collegate;
4) la struttura del sistema politico sardo dopo il voto.
Andando per ordine:
a) la partecipazione al voto. Sia pure in dimensione ridotta rispetto al più recente passato prosegue la discesa nella partecipazione, almeno dal punto dell’espressione di voti validi (il dato che conta davvero). Nel 2019 i 7 candidati alla presidenza ricevettero 761.833 voti validi, nelle politiche 2022 i voti validi espressi sono stati 685.533 (con un numero inferiore di aventi diritto, per via del voto all’estero), nelle regionali 2024 i 4 candidati alla presidenza hanno avuto 728.482 voti ( meno 33.351 tra elezione regionale e elezione regionale). Per quel che riguarda le liste: 24 erano in gara nel 2019 ricevendo 714.002 voti, altrettante 24 liste sono state presenti nel 2024 ricevendo 681.915 voti ( meno 32.087).
b) il grado di volatilità e il rapporto candidature presidenziali e liste collegate. Candidati alla presidenza: nel 2019 Solinas fu eletto con 364.059 voti (percentuale sul totale degli aventi diritto: 24,75%), nel 2022 Truzzu è stato sconfitto con 327.695 suffragi (percentuale sul totale degli aventi diritto: 22,63%). L’arretramento effettivo del candidato di centro destra è dunque del 2,12%. Liste di centro destra. Verifichiamo l’andamento delle liste nazionali passando anche attraverso l’esito delle elezioni politiche 2022: Lega nel 2019 81.421 voti, politiche 2022 42.860, regionali 2024, 25.589 ( tra il 2019 meno 55.382 voti); Fratelli d’Italia nel 2019 33.716 voti , politiche 2022 161.771, regionali 2024 92.963 (tra il 2019 e il 2022 più 128.055, tra il 2022 e il 2024 meno 68.808: in percentuale sul totale degli aventi diritto da 12,04 a 6,42%); Forza Italia nel 2019 57.430 voti, nel 2022 58.849, nel 2024 43.149 ( tra il 2019 e il 2022 più 1419, tra il 2022 e il 2024 meno 15.700). Nel complesso delle liste di centro destra: nel 2019 , 370.336 voti (25,43% sul totale degli aventi diritto) nel 2022 277.822 voti (20,69% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 333.050 voti ( 23,00 sul totale degli aventi diritto). Lo scarto tra candidatura presidenziale e voti di lista è stato nel 2019 e nel 2022 favorevole al voto di lista: per 6.277 voti nel 2019 e per 5.355 nel 2024 (quindi come è già stato fatto notare non c’è stato effetto dal voto disgiunto). Nella situazione sarda è interessante valutare anche la parabola dello storico Partito Sardo d’Azione schieratosi nel 2019 e nel 2024 con il centro – destra: 2019 70.434 voti, nel 2024 36.958 ( meno 33.476).
Sul versante del centro – sinistra la cui candidatura presidenziale di Alessandra Todde è risultata vincente l’analisi deve tener conto di un dato fondamentale. Nel 2019 si verificarono due candidature separate tra Centro-Sinistra con Zedda e M5S con Desogous: Zedda ottenne 250.797 suffragi (18,41% sul totale degli aventi diritto) Desogus 85.342 (5,80% sul totale degli aventi diritto). Ricordato che nelle elezioni politiche 2022 la coalizione di centro sinistra ottenne 184.853 voti e il M5S 149.460 non si può che rilevare come risulterebbe arbitraria qualsiasi comparazione con la somma dei dati di centro-sinistra e M5S tra il 2019, 2022 e il risultato ottenuto dalla candidatura Todde nel 2024: ci limitiamo allora ad esporne i dati. La candidatura presentata dal centro-sinistra unitariamente con il M5S ha ottenuto 330.619 suffragi per una percentuale, sul totale degli aventi diritto del 22,83% (in flessione dell’1,92% rispetto all’eletto Solinas nel 2019). La candidatura Todde ha avuto un incremento rispetto alle liste di sostegno di 40.301 voti. L’analisi delle liste di dimensione nazionale tra il 2019, 2022 e 2024 ci indica questi dati: il Partito Democratico nel 2019 aveva ottenuto 96.235 suffragi ( 6,54% sul totale degli aventi diritto) saliti a 128.438 nel 2022 ( 9,56% sul totale degli aventi diritto) e tornati a 94.238 nel 2024 (si apre qui il capitolo sul proliferare delle liste d’appoggio più o meno civiche: in ogni caso 6,50% rispetto al totale degli aventi diritto con una flessione tra il 2019 e il 2022 dello 0,6%). Il Movimento 5 stelle (presentatosi al di fuori dalle coalizioni nel 2019 e nel 2022) ottenne nel 2019 69.573 voti (4,73% sul totale degli aventi diritto) nel 2022 149.460 voti ( 11,13% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 53.005 voti (pari a 3,66 sul totale degli aventi diritto con una flessione tra il 2019 e il 2024 dell’1,07%). Si può tentare un parallelo tra i voti di LeU nel 2019 e quelli di AVS nel 2022 e nel 2024: Leu nel 2019 ebbe 27.077 suffragi(1,84% sul totale degli aventi diritto) AVS nel 2022 34.858 voti ( 2,59% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 31.815 ( 2,19% sul totale degli aventi diritto con un incremento reale sul dato di Leu 2019 dello 0.35%). Nello schieramento di centro-sinistra c’è da tener conto della presenza di numerose liste di sostegno orientate a sinistra (Partito Socialista, Demos, Sinistra Futura, ecc). Nel 2019 queste liste assommarono a 94.513 voti ( 4,37% sul totale degli aventi diritto) nel 2024 i voti di queste liste sono saliti a 111.260 ( 7,76% sul totale degli aventi diritto con un incremento del 3,39% sul totale degli aventi diritto). In sostanza nello schieramento di centro-sinistra i partiti nazionali (PD, M5S e AVS) hanno sommato nel 2024 il 12,35% sul totale degli aventi diritto mentre le liste di appoggio di impronta locale hanno messo assieme il 7,76%. In totale le liste della coalizione di centro-sinistra più M5S hanno contato sul 20,11% dell’intero elettorato mentre quelle di centrodestra il 23,00. La vittoria del centro-sinistra nasce quindi, come già ricordato all’inizio, dal più 40.301 ottenuto dalla candidatura Todde.
Ricordato che nel 2019 erano presenti altre 3 candidature per complessivi 36.076 voti (2,45% sul totale degli aventi diritto) rimane da esaminare l’esito della candidatura Soru e delle liste che lo hanno appoggiato che non avendo raggiunto il 10% sul totale dei voti validi non saranno presenti nel nuovo consiglio regionale. La candidatura dell’ex-presidente della Regione ha avuto 63.021 voti ( 4,35 % sul totale degli aventi diritto). Le liste presenti nella coalizione (3 di natura locale e 2 di dimensione nazionale: più Europa alleata con Azione e Rifondazione Comunista) hanno avuto 54.509 voti ( 3,76% sul totale degli aventi diritto). Più Europa e Azione hanno avuto 10.825 voti, nelle elezioni politiche 2022 più Europa (inserita nell’alleanza di centro sinistra) aveva avuto 15.608 voti mentre Azione in alleanza con Italia Viva aveva avuto 31.571 voti (anche in questo caso sarebbe sbagliato tentare comparazioni con sommatorie arbitrarie). Rifondazione Comunista ha avuto 4.505 voti (0,31% sul totale degli aventi diritto): nel 2019 una lista di Sinistra Sarda con PRC e PdCI ebbe 4.308 voti mentre nelle politiche del 2002 Unione Popolare realizzò 10.735 suffragi.
c) la struttura del sistema politico sardo assume quindi l’assetto di un definito bipolarismo saltando l’intermediazione rappresentata dal M5S e non inserendo un terzo polo. Con tutte le cautele del caso è forse questo il dato che maggiormente può essere rapportato a dimensione nazionale: lo spazio per “terze forze” appare comunque fortemente ridotto, anche se si attende la verifica delle altre elezioni regionali precedenti le europee (Abruzzo, Basilicata) ricordando ancora una volta che il 9 giugno le elezioni per il Parlamento di Strasburgo si svolgeranno con la formula proporzionale con sbarramento al 4% e voto di preferenza e che l’election day di quel giorno comprenderà anche la Regione Piemonte e un numero di comuni superiore ai 3.000 con 25 capoluoghi.
L’esito delle regionali sarde ci indica anche che un capitolo di riflessione andrebbe aperto circa la distanza effettiva tra i due maggiori partiti che è apparsa di dimensione ben diversa rispetto ai sondaggi rovesciando i punti di partenza con il PD lievissimamente davanti a Fratelli d’Italia: ma davvero sarebbe azzardato avanzare ipotesi al riguardo.
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