NOTA BIOGRAFICA
Mirco Guietti nasce a Milano nel 1975. Informatico appassionato oltre che di Tecnologia anche di Storia e Politica, lavora per un gruppo di distribuzione editoriale nella sua provincia.
Vive nel varesotto, a Cassano Magnago, dove ha messo su famiglia. Nel corso degli anni ha praticato del volontariato nella pubblica assistenza e l’attivismo politico. E’ un uomo che ama la storia d’Italia, a cui piace leggere e viaggiare, e che cerca di non farsi sfuggire gli aspetti più significativi di luoghi e comunità. E’ anche dell’idea che studiare la Storia stessa sia un viaggio che può insegnarci la tolleranza, dato che ci mostra chiaramente che nulla rimane immutabile.
Ha iniziato a scrivere quasi per gioco e ha scoperto che gli piaceva. La sua prima opera, “Stati disuniti d’Italia”, è stata pubblicata da PortoSeguro nel 2021 e ha ricevuto una segnalazione d’onore al XXXIX Premio Firenze per la saggistica edita.
STATI DISUNITI D’ITALIA
Racconta in 14 itinerari lungo la penisola l’Italia e gli italiani, le rivalità vive e latenti che li animano, con i dovuti richiami storici, insieme a molte curiosità.
L’autore traccia un vivo affresco del paese citando una guida illustre, Alessandro Tassoni, che evocato per via del risentimento antico che divide modenesi e bolognesi accompagna idealmente il lettore suggerendo una certa ironia, e non potrebbe in molti casi essere altrimenti.
Un Veneto meno veneziano e una Puglia “serenissima”, secchie di legno rubate e pozzi dimenticati tanto da essere asfaltati da una ditta, autostrade con loghi che richiamano un’eredità storica ma fino ad un certo confine, una Toscana dove è il tutti contro tutti, le differenze che caratterizzano baresi e salentini e il sogno di un grande Salento, bresciani e bergamaschi che si detestano, un porto che vorrebbe richiamarsi ad una repubblica marinara laddove non vi è mai stato un porto e un festival del couscous nostrano sono solo alcuni degli ingredienti che caratterizzano un percorso interessante che ribalta luoghi comuni e dal quale esce un quadro unitario di un paese e di una società straordinaria che rappresenta un prezioso patrimonio culturale inalienabile da conoscere.
INTERVISTA ALL’ AUTORE :
Ci parli della copertina
La copertina è stata realizzata dall’editore. E’ un’immagine indubbiamente forte. A dirla tutta ricordo che la mia prima sensazione quando la vidi fu di perplessità: Considerato che in “Stati disuniti d’Italia” racconto di rivalità antiche e recenti ma comunque tutte nostrane, mi dissi, quel tricolore così inserito dietro un pugno poteva risultare per lo meno equivoco: se non fosse stato per il titolo, a momenti quella copertina sarebbe potuta tranquillamente appartenere a un qualche manifesto nazionalista. Nulla di più lontano, naturalmente, dal momento che io descrivo quelle liti che da sempre ci facciamo benissimo da soli. Successivamente ho riconsiderato la cosa: il tricolore bene rappresenta lo sfondo e l’aggregante per le tante storie che conferiscono un carattere unico, in un modo o nell’altro, a questo nostro spesso rissoso paese.
Come nasce questo libro?
Davanti ad una macchinetta del caffè. Nel corso di una di quelle brevi chiacchierate insieme ai colleghi che ti lasciano con la sensazione che il mondo sia migliorato di qualcosa. A me è toccato in sorte di scoprire quanto ce l’avessero tra loro bergamaschi e bresciani, che pure per chi non è di quelle parti sembrano condividere persino l’accento, oltre che ad essere degli stretti vicini. Da lì in avanti mi si è dischiusa una porta su una realtà incredibile che ha caratterizzato e caratterizza tutto il nostro paese: quella delle rivalità che animano persone, città, territori e che spesso precorrono il tifo sportivo. Quest’opera nasceva così, con l’ambizione di diventare un libro per tutti, a metà tra la letteratura di viaggio e il saggio storico, e che servisse anche un po’ come da atlante dei campanilismi in Italia. Un libro che contribuisse a farci scoprire origini ed aspetti poco noti di questi rapporti conflittuali nel corretto contesto storico, accompagnando il tutto con una buona dose di ironia che fosse in grado di legare fatti lontani nel tempo all’attualità.
La lettura nel 2024
Vorrei anzitutto evitare di aggiungermi alla lista degli estimatori dei mitologici e meravigliosi tempi che furono. In Italia si legge. Un tempo si pubblicava meno e si compravano meno libri. Nel 2024 siamo sommersi dall’offerta letteraria, tanti sono gli strumenti con cui leggere e lo stesso si può dire dei canali sui quali si possono trovare le novità di interesse. Certo, magari chi è della mia generazione può trovarsi spiazzato dai book-reader e dai Tiktoker che parlano di libri: ma fa parte della solita ruota della vita, immagino. Quello che mi sembra essere rilevante, invece, è la scarsa influenza della Cultura sulla Società contemporanea. L’ ultimo libro che mi pare abbia avuto un qualche impatto nel mondo reale è stato quello che ha portato un sacco di giovani a mettere dei lucchetti sui ponti a testimonianza del loro amore, e mobilitato un esercito di addetti municipali a “spezzare” i loro cuori. Un destino un po’ misero tutto sommato, considerato che fino a qualche tempo fa, nel bene e nel male, ci si spendeva anima e corpo tra ideologie che volevano cambiare il mondo, ciascuna a proprio modo.
Scrittori che hanno ispirato la sua voglia di mettere su carta e di pubblicare libri
Ce ne sono certamente molti. Tra quelli che ho amato di più e che mi hanno probabilmente motivato ad indagare i rapporti conflittuali che animano il nostro paese vi sono certamente Ray Bradbury e Joseph Campbell. Uno straordinario esploratore dell’animo umano con le sue altezze e fragilità il primo, uno studioso di mitologia comparata che ha descritto in lungo e in largo quella tana del Bianconiglio dove trovano le proprie origini le culture umane il secondo, che ha prodotto libri meravigliosi. C’è Alvise Zorzi, che con il suo magnifico “La Repubblica del Leone” mi ha fatto conoscere ed amare Venezia, e Luigi Anolli, che con “La mente multiculturale” spiega in modo esemplare come l’identità culturale sia un processo in evoluzione, e non uno stato.
Progetti futuri?
Ho provato a cimentarmi nella narrativa. Uscirà prossimamente un mio romanzo storico ispirato alla vita di un personaggio del Risorgimento non molto noto, ma che è stata tanto pazzesca che mi sono quasi sentito in dovere di raccontarla, insieme all’epoca che questi attraversò.
L’intelligenza artificiale per scrivere libri. Che ne pensa?
Credo che un ricorso disinvolto e massivo a queste tecnologie in ambito letterario rischi nel tempo di produrre elaborati sempre più autoreferenziali e con un minore potenziale creativo. Persino di favorire l’affermarsi di modelli distopici. Ben venga allora l’impiego dell’intelligenza artificiale anche per identificare quanto prodotto dall’AI stessa da quanto invece non lo è, e che mantiene quindi un valore intrinseco non solo in termini artistici ma persino sociali.
Lo scrittore nel 2024
Lo scrittore nel 2024 è un individuo che, se ha qualcosa di significativo da dire, trova un modo di pubblicarlo. Come da sempre, è un creativo che ancora oggi è in grado di osservare il mondo ed esserne ispirato.
Di Manuela Montemezzani