Etimologia
La “pilla” nell’antichità era un contenitore in terracotta o in cemento, usato per lo più per contenere l’acqua. Troviamo la ”pilla” anche nel mondo ecclesiastico, infatti essa veniva utilizzata per trasportare l’acqua santa.
La Pilla
I Pilla
La famiglia prende il nome dalla pilla, appartenenti ad una comunità oriunda già presente nel XVII secolo, con radici be radicate in quella che ora possiamo definire la provincia pavese. Commercianti affermati comperarono innumerevoli terreni agricoli per coltivare le primizie e successivamente commerciarle, in primis nei paesi limitrofi, per passare a territori più lontani man mano cresceva la loro ricchezza. Un’ altro esempio di attività svolta da questa famiglia, era la costruzione di mattoni per l’edilizia del ‘epoca, e della famosa “pilla”, creata inizialmente con la terra cotta, per passare successivamente alle primordiali malte cementizie dell’epoca. Questo uno dei motivi per i quali troviamo radicata questa antica famiglia in zone adiacenti ai fiumi, per esempio nella bassa padana vicino al fiume Po’, dove la tipologia di terreno, per lo più argilloso, si adattava meglio alla realizzazione di questi manufatti. Pur in continua espansione, questa famiglia, si avvalse di punti strategici nel territorio lombardo piacentino, luoghi come detto prima adatti per la coltivazione e per la reperibilità dell’argilla necessaria per la costruzione della “pilla”. Le fonti storiche ci hanno permesso di evidenziare due zone in particolare dove operavano, i feudi di Gerrechiozzo, e San Protaso. Gerrechiozzo, è l’attuale Frazione Rotto di Cava Manara, in provincia di Pavia, luogo limitrofo al fiume Po,’ dove ancora noi possiamo trovare le primordiali cascine e terreni di questa antica famiglia, i quali sono ancora oggi di proprietà dei Pilla, immobili e terreni acquistati grazie al commercio delle primizie e alla costruzione della “pilla”, attività procrastinate nel tempo, come si evidenza nei documenti parrocchiali di Pilla Camillo classe 1818.
Gerrechiozzo
Storia
Gerrechiozzo, o Gerre Chiozzo (CC D992), sorse probabilmente dall’unione di due paesi (era detto infatti Gere e Chiozzo), di incerta localizzazione: infatti quello che attualmente è detto Gerrechiozzo si chiamava un tempo Rotto di Rea. Era uno dei numerosi piccoli comuni del Siccomario, infeudato fino al XVIII secolo ai Beccaria.In questo piccolo territorio trovimo dei piccoli feudi, gestiti al tempo da famiglie facoltose come i conti Pilla rappresentanti da don Giovanni Pilla Vittorio.Tra il 1707 e il 1743 il confine di Stato tra lo stato sabaudo e il Milanese austriaco passava tra Gerrechiozzo e Cava: dal 1743 anche Gerrechiozzo passava ai Savoia.Nel XIX secolo, aperta la nuova strada del ponte sul Po, attuale statale dei Giovi, su di essa si andò sviluppando il nuovo centro di Tre Re, così detto da un’osteria di tale nome, che divenne capoluogo del comune. Nel 1838 a questo comune venne aggregato quello di Mezzana Corti, ma nel 1871 fu abolito e unito a Cava Manara.
Arma o blasone dei Pilla
A testimonianza della grande importanza di questa famiglia, ancora oggi all’interno chiesa di San Protaso, frazione di fiorenzuola d’Arda (PC), nella parte destra adiacente alla navata centrale, in una piccola cappella addobbata in stile settecentesco, conservata scrupolosamente, come se il tempo si fosse fermato, possiamo ammirare lo stemma di famiglia, riprodotto in stucco dei “Conti Pilla”, sostenuto da San Mauro Abate, al quale venne anche dedicata una delle chiese più importanti di Pavia. Chiesa costruita dalla stessa famiglia Pilla.
Stemma che troviamo riportato nell’importantissimo manoscritto “Le antiche famiglie di Piacenza e i loro stemmi”
conservato scrupolosamente nell’archivio storico di Piacenza, nella sezione stemmario titoli comitali tavola XV.
I Pilla, vennero insigniti dal Duca di Piacenza Ranuccio Farnese II, con lettera patente del 1674con il titolo di “Nobili di Piacenza”, e successivamente con la concessione comitale al conte Vittorio Pilla nel 1669. Nel feudo di San Protaso troviamo ancora oggi i resti di quello che furono i possedimenti della famiglia Pilla, in particolare il castello Torrione, costruzione risalente al 1300, in possesso dei Pilla dal 1669 al 1700.
San Ptotaso
Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso <San Protaso, Fiorenzuola d′Arda
XII – XVIII (costruzione intero bene)
La fondazione della chiesa risale al XII secolo anche se il Campi la fa risalire addirittura al IV secolo. L’edificio attuale ci appare trasformato dagli interventi settecenteschi.
XX (rifacimento intero bene)
Ulteriori interventi volti a cambiare l’aspetto della chiesa sono stati realizzati recentemente nel corso del XX secolo dall’architetto Luigi Dodi. Nel 1936, quando fu costruita la nuova canonica, la chiesa si presentava con una facciata avente la parte superiore a serliana, un portale d’accesso e tre finestre quadrate poste una al disopra del portale e due collocate su ogni lato dello stesso. Il campanile non era ancora stato sopraelevato e presentava una cella campanaria con aperture a bifore e una copertura piramidale.
1939 (rifacimento navata centrale e facciata)
Nel 1939 ci fu il rialzo della navata centrale e mutò anche l’aspetto della facciata che divenne com’è tuttora. Cambiò la forma della finestra superiore e furono tamponate quelle laterali. Nella lunetta al di sopra del portale fu realizzato un affresco da Mario Schiavi (che operò anche all’interno) rappresentante la Vergine tra i Santi Gervaso e Protaso tra 1949-1950.
1947 (rifacimento zona absidale e torre)
Al 1947 risale invece il rifacimento dell’abside e il rialzo della torre che giunse ad avere tre ordini di bifore e una cuspide conica.
Descriziomne
La chiesa di SS. Gervasio e Protasio sorge in località San Protaso, isolata, con orientamento Est- Ovest, lungo la Strada Comunale, sulla quale affaccia, priva di sagrato. Confina sul lato ovest con la strada che collega l’abitato alla via Emilia. La facciata a salienti è tripartita e rinserrata agli angoli da lesene doriche, su doppio ordine, binate al centro, sormontate da un frontone triangolare interrotto. Al di sopra delle lesene del primo ordine corre una cornice modanata in aggetto. Nella parte centrale si apre l’unico portale, rettangolare, sormontato da una lunetta dipinta con la raffigurazione della Madonna del Rosario e Santi. Al di sopra del portale si apre un finestrone rettangolare, inquadrato da un arco a tutto sesto. Al centro dell’arco, al di sopra del finestrone, si trova una nicchia a forma di croce. Le parti laterali, sono decorate con archi a tutto sesto, che ospitano rispettivamente, quello di sinistra una croce, quello di destra una lapide commemorativa ai caduti della prima guerra mondiale. Le parti laterali si raccordano a quella centrale tramite rampanti curvilinei. Nei fronti laterali si aprono, nella parte alta tre finestroni rettangolari, per lato. I fronti dei bracci del transetto sono a capanna, rinserrati agli angoli da lesene doriche a tutta altezza forati al centro da un finestrone rettangolare. Sul retro l’abside semicircolare è forata ai lati da due finestroni rettangolari. Il campanile si addossa al presbiterio sul lato sinistro. A pianta quadrata, in mattoni a vista, è forato sui lati, nella parte superiore da tre ordini di bifore a tuto sesto. La cella campanaria è coperta da un tetto a guglia conica in laterizi.
Pilla e legami parentali
Esponeti dei Pilla, grazie alla loro forza e al loro potere trovarono legami matrimoniali importanti, unendosi altresi con due famiglie importantissime di quel tempo, gli Alberti, e i Nicelli. Degli Alberti troviamo ancora oggi un piccolo borgo nelle montagne dell’oltre Po’ pavese, al confine con Piacenza, un luogo dove il tempo pare si sia fermato, ”CASA PILLA”, frazione di Romagnese (PV), dove gli abitanti storici del borgo sulle loro carte di identità portano l’antico e importante cognome “ALBERTI”.
Letteratura
In questa nobile antica famiglia troviamo riferimenti storici inerenti a “Donna Giovanna di Crollalanza” prozia del famoso scrittore Araldo di Crollalanza, fautore del dizionario araldico “IL Crollalanza”.
Don Pilla Giovanni di Vittorio. Protaso 1743
Particolare attenzione và proprio a costui, il quale viene menzionato nei registri parrocchiali di Gerrechiozzo, feudo sul quale governava la potente famiglia Becaria, infatti questa famiglia, aveva possedimenti sia a Pavia che a Piacenza, sicuramente i grandi nobili Beccaria decisero di assegnare una porzione di questi terreni ad una famiglia di loro conoscenza e di massima fiducia, ecco perchè troviamo Pilla Giovanni Vittorio di Protaso, menzionato in questi scritti. Pilla Vittorio discendente della famiglia dei conti Pilla di Protaso, si stabili nel territorio di Cava, assieme ai suoi genitori.
Molti rami di questa famiglia, come ad esempio i conti Pilla Nicelli si estinsero, ma possiamo affermare che un ramo collaterale giunge a noi tramite Pilla Giovanni Vittorio 1743, e prosegue grazie ai suoi discendenti ancora oggi residenti a Cava Manara (PV).