Pavia, 8 febbraio
Nella sala, al primo piano dello storico cinema “Politeama”, il documentario “Mino Milani inedito”, nato dal progetto “Amici di Mino Milani” e dalla famiglia.
La mostra, il libro, il film. Quarantacinque minuti intimi, introspettivi, poetici, con l’occhio della telecamera che entra a piccoli passi nello studio dello scrittore e giornalista pavese, e prende per mano lo spettatore, conducendolo proprio lì, dove Mino era solito accogliere chiunque, per una chiacchiera edificante e profonda.
Non è possibile offrire una recensione completa, poiché in altre date e in altre città abbraccerà molte persone, amici, bambini, adolescenti e adulti che sono cresciuti e che hanno sognato con le sue narrazioni, prima come fumetti, ne “Il Corriere dei Piccoli”.
La testata nazionale lo attendeva, però era necessario il trasferimento a Milano: no, Pavia era la sua Pavia e Mino, mai si rimproverò, scelse prima l’amore, poi, la professione, anche se le narrazioni, che la sua mente gli dettava, rinchiuso ore e ore nel suo ufficio o nello studio, oggi archivio, di casa, rappresentavano la voce della sua sensibilità. Egli stesso afferma che, sin da bambino, era molto attento alle parole e ai gesti degli adulti.
Una delle citazioni sul personaggio, cowboy, non eroe inarrivabile, quanto individuo con qualche difetto:
“Nel 1958 Giovanni Mosca, direttore del Corriere dei Piccoli mi telefonò e mi disse: mi deve fare dei racconti a puntate sul West. Ho pensato al nome. Doveva leggersi come si scriveva: Tommy River.”