Due Chiacchiere con l' Arte

Mirella Bonora , Scrittrice

 

SINOSSI
Corinna, art dealer newyorkese di successo, accetta controvoglia l’incarico dai contorni incerti che sua nonna,
capo della holding di famiglia, le affida. Tornerà a Ferrara, città che detesta, e curerà l’acquisizione di una
singolare collezione d’arte, seguendo istruzioni piuttosto enigmatiche.
A Ferrara si imbatterà nei fantasmi di un passato dolceamaro e mai risolto, combatterà nemici inaspettati e
subirà le bizzarrie del caso, che la porrà sulla strada di Daisy, brillante studentessa universitaria con lo spirito da
detective, e dei suoi amici.
Un libro misteriosamente scomparso, una storia d’amore appartenente a un’epoca passata e una serie di indizi
nascosti daranno vita a una vera e propria caccia al tesoro dai risvolti inattesi; sullo sfondo, una Ferrara
raccontata da una prospettiva insolita, quella delle ville Liberty e del quartiere novecentesco, custode e
memoria di un segreto che in qualche modo lega le due giovani.
Un’avventura che si snoda tra presente e passato e conduce inevitabilmente al cuore medievale della città, dove
segreti di famiglia attendono di essere rivelati.

L’autrice
Mirella Bonora nasce a Ferrara nel 1974 e vive da sempre nello stesso quartiere. Laureata in Scienze
dell’Educazione, coltiva sin da bambina una smodata passione per la scrittura, un vivo interesse per la storia e un
amore viscerale per la sua città. Dopo diverse esperienze di insegnamento in ambito scolastico e nel mondo
della formazione, mette in pausa la vita professionale e si dedica a tempo pieno alla famiglia e a i figli, scrivendo
di tanto in tanto articoli di costume in periodici a diffusione locale e nutrendo con la stessa dedizione libreria e
giardino, con scarsi risultati per quest’ultimo. Nel 2020, durante la pandemia, un suo racconto vince il concorso
“Città silenziose” della Casa editrice Argentodorato di Ferrara. Il passo della gatta è il suo primo romanzo.

DOMANDE ALL’ AUTRICE

Bella la copertina scelta, chi ha curato la grafica?

 

La mia casa editrice, Argentodorato di Ferrara, mette in ogni pubblicazione la cura di un prodotto artigianale, unico. La copertina è creata da un illustratore che, e questo trovo che sia eccezionale, interpreta le indicazioni dell’editore in sinergia con l’autore. Ho visto un paio di bozze, prima della copertina definitiva, ma l’idea di fondo era già quella. È originale, raffinata, esprime un po’ le atmosfere del romanzo e contiene gli elementi fondamentali della storia. La casa non è un’opera di fantasia, è un’immagine ben riconoscibile di un edificio molto noto a Ferrara, una villa in stile Liberty situata nel quartiere cittadino in cui si svolge gran parte della vicenda. È quindi un’immagine emblematica di uno dei temi del romanzo. Poi, ovviamente, spunta il musetto della gatta. Inizialmente avevamo deciso di non inserirla in copertina, dato che Il passo della gatta è un titolo dalla valenza simbolica, con più significati. Ovviamente una gatta, Morgana, è presente nella storia e riveste anche una certa importanza, ma il mio non è un romanzo incentrato sui felini e temevo anche potesse in qualche modo essere fuorviante. Invece si è mostrata una scelta vincente e accattivante.

 

Ci racconti come nasce la storia del suo libro.

L’idea, la scintilla da cui è scaturito tutto, è un semplice punto di osservazione privilegiato, sapientemente miscelato con una dose di amore per la mia città e un pizzico di fantasia. Il quartiere di cui parlo è uno dei più centrali (e trafficati) di Ferrara. Ma è anche una zona che ha una storia da raccontare. Una storia che va dal primo Novecento fino al dopoguerra. Gli edifici che hanno popolato la nuova area residenziale all’inizio del secolo scorso, quartieri eleganti, ville prestigiose, piccoli capolavori espressione della Belle Époque, in parte sono ancora lì, in parte hanno subito il travagliato passaggio e il cambio di stili architettonici nel periodo tra le due guerre, quindi troviamo evidenti tracce del razionalismo, accanto al “nuovo” del dopoguerra, perché quella zona ha subito, in conseguenza dei bombardamenti, importanti ricostruzioni. Il tutto però ha mantenuto un’armonia di fondo, una bellezza estetica e un’atmosfera particolare, che notavo, ogni mattina presto, quando la via era poco trafficata, nel periodo in cui, lavorando in un’altra città, la percorrevo per raggiungere la stazione dei treni. In qualche modo, nella mia mente ha sedimentato quell’atmosfera rarefatta, che avevo il desiderio di raccontare. La storia è quindi stata concepita a partire dallo sfondo. Essendo poi un’amante del giallo e del mistero, ho ideato una vicenda su quei toni. L’immagine che mi è balzata in testa, mentre prendevano forma i vari personaggi, è quella di una sorta di caccia al tesoro, a sfondo storico, per le vie della città. Un po’ alla Dan Brown, disse il mio editor la prima volta che lesse il manoscritto. Adoro i romanzi di Dan Brown, il paragone è assolutamente azzardato, ma l’idea è un pochino quella.

 

I fantasmi del passato come secondo lei possono interferire nella vita di ognuno di noi?

Da amante della Storia, ammetto che il passato mi affascina più del futuro. Sapere da dove veniamo mi sembra un tema molto interessante e utile per comprendere la nostra esistenza e, a volte, anche per risolvere i problemi. A livello personale, tutto ciò che abbiamo vissuto, ogni esperienza, ogni strada scelta e anche quelle lasciate, costituiscono il nostro essere. Quindi, anche se magari a volte ci piacerebbe, non è possibile andare avanti e ignorare semplicemente il passato. E qualche volta, in questo passato ci sono dei fantasmi. Non sempre e non per forza molesti. Sono pezzi sospesi, parti masse in pausa, ricordi ed esperienze che torneranno utili al momento opportuno. L’importante è avere il coraggio di affrontarli. Se parliamo invece di fantasmi… veri, cioè di anime di trapassati, diciamo che uno degli aspetti più belli dello scrivere un romanzo è che in fondo, puoi far esistere e accadere quel che ti pare, l’importante è che lo racconti in modo credibile!

Di Manuela Montemezzani

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