Ci siamo spesso ritrovati a scrivere di aspetti tecnici più disparati, anche di sicurezza. Questa volta vorrei approfondire anche un lato sportivo, introducendo che ” chi percepisce compensi negli ambienti sportivi, è un professionista, lo fa per lavoro, e deve attenersi ed all’osservanza di doveri e diritti ne proprio ambito”. Detto ciò, negli incontri sportivi, vi sono dei giudici/arbitri che, dirigendo, hanno l’obbligo e la facoltà di modificare gli andamenti di una gara in corso. I fatti risalenti ad ultimi incontri tra squadre di calcio, pallanuoto, pallacanestro e pallavolo. Il rugby dovrebbe I segnare a tutti, secondo me, come ci si dovrebbe comportare fuori e dentro gli spazi di gioco. I primi dovrebbero essere proprio i professionisti della palla. Prendiamo ad esempio la differente valutazione, nel decidere la sospensione e la legittimazione di un risultato finale. Nell’incontro di calcio tra Lazio e Roma, un giocatore giallorosso è stato bersagliato da bottigliette di vetro. Nell’incontro tra Salernitana e Genoa, volava di tutto, comprese merendine. In altri incontri, sospensione temporanea solo per far dissolvere la cappa dei fumogeni. Nella pallavolo è nella pallacanestro, lancio di aste delle bandiere, accendini e altri oggetti. Nella pallanuoto addirittura seggiolini divelti e gettati in vasca. Non dimentichiamo lo scooter gettato dalle tribune a San Siro. In tutti i casi, gli incontri hanno avuto termine regolarmente. In modo diversamente assurdo, sempre per quanto mi riguarda, sono stati trattati, i cori definiti razzisti. A Udine sceneggiata milanista, con i professionisti “strapagati” del calcio, che decidono, autonomamente, di lasciare il campo di gioco, ed a dare negli spogliatoi. A norma di regolamento, il Milan avrebbe dovuto perdere l’incontro a tavolino, perché il giocatore che lascia il campo autonomamente, non può rientrare in gioco, per abbandono e deve essere espulso se si ripresenta. Tutta la squadra avrebbe dovuto seguire la stessa sorte. Quello che poi sarebbe successo nei ricorsi, non ci interessa. Mi rivolgo ora a tutti quelli che hanno giocato a calcio, o ancora praticano, su campi dilettantistici e semi prof. Avete mai pensato di lasciare il campo? Eppure ci hanno sempre insultati, tiranneggiati, derisi, additati come figli di…o dispregiativamente come….del sud. In Germania e stati del nord, ci hanno sempre chiamati “Africani del nord”. Eppure, le vittorie in campo nazionale ed internazionale, hanno messo tutti a tacere. E noi, giocavamo ancora con più intensità e cattiveria sportiva. Ora no! Ora, appena parte un coro che menziona il colore della pelle (ma guarda caso solo uno, perché nessuno si offende se lo chiami pellerossa, giallo o sudamericano), I signori del calcio si fermano. Ma non si fermano se gli dai altri titoli. Mi chiedo, allora, gli arbitri, ai quali si dà del “cornuto”, “figlio di…” e moltissimi altri epiteti, molto più che ai giocatori, perché non sospendono gli incontri. Una soluzione ci sarebbe, anticorpi: partite a porte chiuse, senza spettatori, tanto, i tifosi servono solo per le sceneggiate, mentre, le finali dei tornei importanti, vengono disputate nei paesi Arabi, quelli che pagano fior di quattrini, dove il pubblico pagante, viene deciso in base al reddito, dove gli danno una bandierina in mano e gli dicono “quella è la squadra per cui tifare”
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Cori sessisti, non ne pòossiamo più
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