S. Basilio, ornamento e decoro della Chiesa greca, è un anello prezioso nella catena di santi che illustrano la sua famiglia. Nacque infatti da genitori santi, ebbe fratelli e sorelle santi, e fu santo pure lui. Ancora in giovane età si recò a Cesarea per i primi studi, ed in breve tempo eguagliò nella scienza i suoi stessi precettori. Assieme alla scienza cresceva in lui la virtù. Recatosi a Costantinopoli si perfezionò alla scuola del retore Lucanio, uomo dottissimo, al quale serbò sempre riconoscenza ed amore. Tra i suoi primi e più preziosi amici, noteremo San Gregorio Nazianzeno: essi si stimolavano a vicenda alla pratica della virtù e all’acquisto della scienza. I suoi ragionamenti erano così logici che costringevano l’avversario alla resa. Ritiratosi più tardi nel Ponto, fondò un monastero, di cui fu maestro per quattro anni, scrivendo di sua mano le regole per quei religiosi, assecondando così il desiderio di molti che a lui ricorrevano desiderosi di solitudine e perfezione. Morto il Vescovo di Cesarea, gli successe Eusebio, che conosciuti i meriti di Basilio, lo volle ordinare sacerdote. Il nostro Santo dopo aver aiutato il Vescovo in molti affari importanti, ritornò alla sua amata solitudine. Ma Dio lo riservava per grandi cose: venne a morte Eusebio, e Basilio fu unanimemente eletto Vescovo di Cesarea. Qui le sue virtù e la sua scienza si manifestarono in modo da attirargli l’ammirazione dei buoni e l’odio dei malvagi. Nonostante la malferma salute, ogni mattina predicava nelle due chiese di Cesarea, e cercava di istruire con la parola e con lo scritto ogni classe di persone, adoperandosi in tutte le maniere per la conversione degli eretici. Si mortificava e digiunava frequentemente, anche tra le cure del ministero pastorale. I sacerdoti erano i suoi prediletti e vigilava per assicurarsi che la loro formazione fosse completa, poichè comprendeva che il sacerdote è una lucerna posta sul monte che deve rischiarare tutti. Intanto la sua carriera mortale volgeva al termine: anche durante la sua ultima malattia molti accorrevano a lui per consiglio. Morì povero, come era vissuto, il 1 gennaio dell’anno 379 e la Chiesa lo proclamò Dottore per i suoi numerosi scritti. Il card. Schuster dice di lui: « Colosso dell’episcopato orientale, faro dell’ortodossia, patriarca e legislatore della vita monastica ». Celebre è la sua preghiera dedicata agli animali, del 370, in cui sorprendentemente emergono le tematiche moderne riguardo i diritti animali: “Signore e salvatore del mondo, noi ti preghiamo per gli animali che umilmente portano con noi il peso e il calore del giorno. Noi ti preghiamo per le creature selvagge che tu hai creato sapiebti, forti, belle; ti preghiamo per tutte le creature e supplichiamo la tua grande tenerezza di cuore perchè tu hai promesso di salvare l’uomo e gli animali e hai concesso loro il tuo amore infinito”. “O Signore, accresci in noi la fratellanza con i nostri piccoli fratelli; concedi che essi possano vivere non per noi, ma per se stessi e per Te; facci capire che essi amano, come noi, la dolcezza della vita e ti servono nel loro posto meglio di quanto facciamo noi nel nostro”.
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