CAPITOLO I
È un soleggiato pomeriggio di inizio primavera e, dopo le lezioni universitarie, Elisa si appresta a raggiungere le amiche in centro. Studentessa, impegnata nel volontariato e con qualche occasione di guadagno, non spreca il tempo libero rincorrendo “il bello di turno” o scambiando pettegolezzi che, come in ogni paese, circolano, lasciando un’impronta indelebile nella “vittima” e soltanto un nebbioso ricordo nelle voci di chi non ha molto cui pensare. O, forse, troppo ed ecco perché si personifica nei problemi altrui. L’età non importa, Elisa è sempre stata più matura di quella anagrafica, anche se, fisicamente, appare come una ragazza di qualche anno in meno. Che confusione: sentirsi quarant’anni e dimostrarne appena venti. E questo è il primo di una lunga serie di dubbi che ostacolano la vita della giovane protagonista. “Ostacolano”, forse, non è proprio il verbo più adatto, perché, a volte, queste domande le consentono nuovi sviluppi in un vortice in cui, lei, ancora, non incrocia il suo punto fermo.
Un aspetto comune, che la caratterizza da quando era bambina, è la sua determinazione nel sentirsi realizzata e, con il trascorrere degli anni, questo suo lato si è accentuato quasi come una forma di sopravvivenza a tutte quelle parole che la gente pronuncia, spesso, senza rendersi conto di quante male facciano.
Elisa è figlia degli anni Ottanta, ma, considerando che sia nata nel 1988, non ha potuto goderseli come ambisce ogni qualvolta ci riflette.
Ely, chiamiamola anche così, non ha mai conosciuto il sapore delle “bravate” nella piazza del paese. O, meglio, le ha conosciute solo in parte, ma non le hanno mai regalato quel brivido di soddisfazione. Lei puntava ad altre fonti cui cogliere la propria felicità.
Trent’anni esatti prima di calcare questo palcoscenico, le donne assumevano un nuovo ruolo nella società: scendevano in campo per reclamare i propri diritti di indipendenza e parità del sesso maschile. Negli ultimi anni di studi universitari, approfondendo l’ambito della comunicazione e partecipando a progetti inerenti, Elisa è diventata molto sensibile al tema “violenza di genere”, che vede spesso nel ruolo di vittima le donne. Ricordiamo, infatti, che, purtroppo, esse vengono definite come “facili prede”, perché, nel 2020, esistono ancora “uomini” che reputano il loro “Io” più indicato verso determinati ruoli rispetto a quello femminile.
La lotta è ancora in corso e potrebbe raggiungere nuovi obiettivi, fondamentali per poterci definire uno Stato in progresso.