Dopo la digressione della settimana scorsa, torniamo a parlare di rimedi “antichi” mutuati alla moderna medicina naturale, dedicandoci ad una pianta molto nota ma le cui incredibili proprietà non cessano mai di stupire: sto parlando della Betulla. “Cantata” per la sua bellezza da letterati quali Chateaubriand e George Sand, la Betulla è diffusa sul nostro pianeta da oltre 30 milioni di anni, e può raggiungere i 25 metri di altezza; la sua eleganza è legata al fatto che sia caratterizzata da un tronco piuttosto sottile da cui si diparte una splendida chioma formata da foglie ed inflorescenze, dette amenti, assai delicate. Una prima, interessante, distinzione da fare è tra le due principali varietà di questa pianta, la Betula Alba o Verrucosa e la Betula Pubescens, simili ma decisamente diverse dal punto di vista dell’utilizzo in medicina naturale. La varietà Alba, detta anche Verrucosa o Pendula, rappresenta quella più utilizzata nella farmacopea e nella “chimica” antiche: giá nel XII secolo santa Ildegarda, la celeberrima monaca erborista di cui ho avuto modo di raccontarvi in precedenza, ne citava le proprietà cicatrizzanti e i conciatori medievali sfruttava le proprietà drenanti della linfa di Betulla per trattare le pelli. Su questo particolare uso è interessante porre l’attenzione in quanto la funzione di drenaggio esercitata della linfa della pianta in questione è stata assolutamente dimostrata ed i preparati a base di tale sostanza oggi vengono efficacemente utilizzati come diuretico, sia in caso di reumatismi e problematiche connesse ad un ristagno di acidi urici, sia in caso di sovrappeso o cellulite.
La Betula Alba sotto forma di macerato glicerico è inoltre un ottimo drenante generale dall’organismo, utile anche in caso di processi infettivi ed esercita una valida azione contro i radicali liberi.
La variante Pubescens, di più recente utilizzo rispetto alla Betula Alba, presenta anch’essa proprietà drenanti generali ma può svolgere anche una buona attività tonica in caso di demineralizzazione dell’organismo, intervenendo nel contempo sul transito intestinale in caso di disbiosi. Utile anche per regolare il colesterolo ematico, il macerato glicerico di Betula Pubescens, sembrerebbe inoltre favorire la funzionalità tiroidea senza interferire con l’assunzione di farmaci specifici.
Insomma, due varietà di una stessa eccezionale pianta, simili ma in grado di svolgere azioni complementari ma diverse tra loro; come sempre la Natura non smette di stupirci!
Naturalmente a giovedì prossimo.
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La Betulla, alla scoperta dei rimedi “antichi”
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